Esteri

L’ultimo annuncio di Trump è sempre il penultimo

Il tycoon prende tempo. In Russia non credono alla sua linea dura

di Ernesto Ferrante -


È tipico dei fans chiedere al beniamino di turno, sul finire della sua esibizione musicale, un ultimo pezzo. Altrettanto usuale, per non dire scontato, è che il brano di chiusura sia quasi sempre il penultimo, se non addirittura il terzultimo o quartultimo, con buona pace di chi, in preda ad un incontrollabile invasamento, aveva creduto per qualche momento di essere sul punto di assistere a qualcosa di definitivo.

La frenata di Trump delude i guerrafondai

Deve essere stata la stessa sensazione che hanno provato il segretario generale della Nato, Mark Rutte, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e l’alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, quando hanno desiderato ardentemente che, cedendo alle loro supplichevoli richieste, il capo della Casa Bianca Donald Trump intonasse una versione rivisitata di “The Final Countdown” degli Europe, dichiarando guerra alla Russia di Putin.

Sul più bello, però, gli è stato comunicato che quello trumpiano era solo un “penultimatum”, sia per le sanzioni che per i missili. Per le prime, è stato subito specificato che si tratta di una misura estrema da adottare eventualmente allo scadere dei 50 giorni senza riuscire a trovare una soluzione per mettere fine al conflitto russo-ucraino.

Anche l’accordo con la Nato per inviare all’Ucraina armi non solo difensive ma offensive, come i missili Tomahawk, con i quali Kiev potrebbe colpire Mosca e San Pietroburgo, è rimasto nel cassetto. David Ignatius sul Washington Post, citando una fonte, ha spiegato che Trump ha valutato e discusso questa possibilità fino a venerdì scorso. Poi tale tipologia di missili è rimasta fuori dalla lista degli armamenti da inviare agli ucraini.

Non mi fido quasi di nessuno”. Così il presidente Usa ha risposto, in un’intervista telefonica alla Bbc, alla domanda se si fidasse ancora del capo del Cremlino Vladimir Putin. Sono “deluso” da Putin, “ma non ho chiuso con lui”, ha detto il tycoon.

Sconfessato anche il Financial Times, in prima fila tra i media di grido che sembrano tifare per l’escalation. Trump “non stava incoraggiando ulteriori uccisioni” quando ha chiesto a Zelensky se le forze ucraine potessero colpire il territorio russo in caso di fornitura d’armi a lungo raggio. Lo ha chiarito la portavoce della Bianca Karoline Leavitt, sottolineando che il presidente “stava semplicemente ponendo una domanda” e accusando il FT di aver “completamente stravolto il contesto” nel riportare la conversazione.

Kallas mastica amaro

Doppia delusione per Kaja Kallas. Oltre alla non rottura definitiva tra Stati Uniti e Federazione russa, ha dovuto registrare uno stop in casa propria. “Mi rattrista che non siamo riusciti oggi a raggiungere un accordo” sul diciottesimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia per la guerra in Ucraina e “ora la palla è nel campo della Slovacchia”, ha affermato l’Alta Rappresentante dell’Ue a Bruxelles, al termine del Consiglio Affari Esteri. Per Kallas, un’intesa “deve essere raggiunta” perché le trattative proseguono “da due mesi”.

I malumori nella destra americana

Le acque nell’amministrazione americana sono tutt’altro che serene. “Questa non è la guerra al terrorismo, questa è una guerra vecchio stille nell’insanguinata Europa e ci stanno trascinando dentro”, ha tuonato Steve Bannon nel suo podcast “War Room”, dando voce alla rabbia del mondo “Maga” rispetto a quello che viene percepito come un tradimento della politica dell’America First da parte del suo stesso creatore, Donald Trump.

“Stiamo armando persone su cui non abbiamo nessun controllo”, ha proseguito l’ex stratega presidenziale, secondo il quale la “principale priorità” di Volodymyr Zelensky è trascinare sempre più Trump e gli Usa nel conflitto. Sulla stessa lunghezza d’onda Marjorie Taylor Greene, la deputata dell’estrema destra repubblicana.

Sarcastico il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel corso di una conferenza stampa: “Abbiamo già sentito di tutto: 24 ore, 100 giorni…ora vogliamo capire cosa muove davvero il presidente degli Stati Uniti”. Il capo della diplomazia russa ha accusato l’Unione Europea e la Nato di esercitare “una pressione indecente” su Washington per sostenere militarmente Zelensky.


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