Politica

L’ULTIMO MACIGNO DI SOUMAHORO

di Eleonora Ciaffoloni -


 

Non eletto, poi eletto. Autoespulso, poi – quasi – espulso. La carriera da parlamentare di Aboubakar Soumahoro ha avuto un inizio a dir poco frizzantino. Eppure, l’ex leader dei braccianti, dopo la fumata bianca del plurinominale, aveva varcato la soglia di Montecitorio con tutti i più buoni auspici sotto il segno dei Verdi e di Sinistra Italiana, da cui ora rischia la definitiva espulsione. Eppure, la sua storia presentava tutti i crismi per concludersi con un lieto fine.

L’INDESIDERATO

Soumahoro era stato candidato, per le elezioni politiche del 25 settembre, nel collegio uninominale di Modena dalla coalizione composta da Pd, +Europa, Sinistra Italiana/Verdi. Fin dalla prime voci della sua candidatura, il Pd modenese e parte del Pd dell’Emilia-Romagna, avevano iniziato a porre i primi dubbi su quel collegio cittadino: già dall’estate erano emersi alcuni “elementi di criticità e di opacità” a proposito di Soumahoro, con queste problematiche che, ha ricordato il segretario provinciale del Pd di Modena Roberto Solomita, erano state portate all’attenzione del Pd. Le evidenze erano state segnalate da alcuni rappresentanti dei sindacati confederali, tanto da chiedere al partito nel periodo pre-elezioni: “Gira questa roba qui. Siamo sicuri?”. I dubbi erano stati accolti dalla coalizione, tranne – specifica Solomita – da Sinistra Italiana e Verdi. In ogni caso, il silenzio ha avuto la meglio e al voto del 25 settembre si era arrivati senza troppi ostacoli sulla strada. La scelta della candidatura, appoggiata dagli alleati Verdi e Sinistra Italiana era stata confermata, ma dal Pd sembravano già essere state prese le distanze. Nel giorno dei risultati però l’uninominale – forse con il sollievo di qualcuno – non ha sorriso a Soumahoro, a cui è venuto in aiuto il plurinominale, grazie al quale il nuovo deputato alla Camera ha potuto fare il suo ingresso in Parlamento con tanto di stivali e di esplicita soddisfazione in volto. Così, tra i banchi dell’opposizione a fianco di Nicola Fratoianni e di Angelo Bonelli, era iniziata l’avventura da onorevole del politico amico dei braccianti. Ma a neanche due mesi dall’insediamento, la sua posizione torna a traballare e tutti gli amici vicini si cominciano ad allontanare: la Procura di Latina, che stava indagando a seguito di alcune denunce per mancati pagamenti e condizioni di lavoro disumane, fa scoppiare il caso della cooperativa Karibu e delle altre attività gestite dalla compagna e alla suocera del deputato. Soumahoro non è coinvolto – o almeno lo è ma solo sentimentalmente ed emotivamente – nella vicenda e si è dichiarato sempre estraneo ai fatti, rilasciando anche dichiarazioni incoerenti con la posizione delle familiari indagate. È l’inizio – anzi, il seguito – dell’esclusione: se all’inizio il Pd aveva presentato i primi dubbi sul suo conto, ora anche dal suo gruppo arrivano i grugniti. Così Soumahoro mette le mani avanti e alla fine di novembre si autosospende dall’alleanza, senza farsi mancare una scena di pianto dai tratti tragicomici sui social. “Rispettiamo questa scelta che, seppur non dovuta, mostra il massimo rispetto che Aboubakar Soumahoro ha delle istituzioni e del valore dell’impegno politico per promuovere le ragioni delle battaglie in difesa degli ultimi che abbiamo sempre condiviso” avevano dai vertici. E se Bonelli aveva dichiarato che la candidatura non era stata un errore, anche Fratoianni aveva spiegato che all’epoca della conferma della candidatura “non c’era nessun profilo di illecito nei suoi confronti”.

L’ULTIMO ATTO

Eppure, il leader di Sinistra Italiana non si era detto convinto delle sue spiegazioni e successivamente, i dirigenti locali del partito avevano annunciato di aver avvertito delle voci sul deputato, sottolineando che il segretario “era stato informato di tutto per tempo”. Fratoianni, di fronte alle accuse contro Soumahoro, aveva inizialmente mantenuto la linea di estraneità: “Mi aveva detto che aveva tutte le possibilità di giustificare ogni spesa. Ovviamente, io non faccio il mestiere del controllo fiscale e quindi, se qualcuno mi dice che un accusato è in grado dimostrare la correttezza nell’utilizzo dei fondi, ovviamente mi fido di quello che mi viene detto” aveva dichiarato. Ma più passa il tempo e più la difesa comincia a sgretolarsi: l’ultimo tentativo di rattoppo era stato fatto lo scorso 25 novembre quando il leader di SI insieme a Bonelli alla Camera avevano dichiarato in diretta: “Soumahoro ci ha esposto il suo punto di vista e ha annunciato l’intenzione di rispondere punto su punto e nel merito alle contestazioni giornalistiche ribadendo la sua assoluta estraneità alle vicende. Naturalmente sarà lui a farlo, nelle forme e nei tempi che riterrà più opportune”. Eppure, ad oggi, quelle risposte non sembrano essere arrivate. Il tempo dell’onorevole con gli stivali sembra essere scaduto anche con l’alleanza. Infatti, secondo le ultime indiscrezioni, Sinistra Italiana e Verdi sarebbero pronti ad espellere definitivamente l’onorevole. La sua carriera politica ovviamente non finirebbe e non sarebbe espulso dal parlamento: Soumahoro, nuovamente indesiderato, potrebbe passare al gruppo misto della Camera dei Deputati. Tuttavia, l’onorevole paura di essere messo da parte non ne ha. Di fronte alla possibilità paventata dell’espulsione risponde: “Prenderò atto delle decisioni del gruppo parlamentare che mi ha eletto da indipendente, e accetterò ciò che in cuor loro reputeranno opportuno fare. Da parte mia c’è massima serenità d’animo”. Ora manca solo il verdetto.


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