Politica

L’ultimo ostacolo del Meloni I

di Giovanni Vasso -


Silvio Berlusconi arriva a Roma e la giornata diventa un lungo, interminabile, susseguirsi di vertici, incontri, summit. Con un solo obiettivo: compilare la lista dei ministri del governo di centrodestra da presentare al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il tempo stringe, la prima seduta del parlamento è in programma per domani e Giorgia Meloni, che ha già avvisato tutti di voler comporre una squadra di qualità, non vuole lasciarsi cogliere impreparata.

La bagarre è apertissima. Già perché, secondo gli spifferi che attraversano in queste ore Roma più forti e impetuosi di quanto faccia la Bora a Trieste, il Cav avrebbe formalizzato la richiesta per quattro dicasteri, avanzando anche l’identikit dei papabili signori ministri. Per Licia Ronzulli, che sarebbe stata al centro di un braccio di ferro tra il leader di Forza Italia e la Meloni, si parla dell’ipotesi del ministero del Turismo. Un’opzione di compromesso, dal momento che la senatrice azzurra era accostata ai dicasteri della Salute o, in subordine, dell’Istruzione, che spingerebbe Berlusconi a rilanciare Antonio Tajani non più agli Esteri ma al dicastero dello Sviluppo economico. Inoltre, l’ex premier avrebbe riservato a Forza Italia la casella della Giustizia. Sisto, che ha scherzato affidandosi alla provvidenza, resta in pole position.

Se FI ambisce al Mise, la Lega potrebbe sperare nel Ministero dell’Economia. Giancarlo Giorgetti, che non correrebbe più per la presidenza della Camera, potrebbe ritrovarsi alla guida di uno dei dicasteri chiave. Un politico, per quanto rispettato come Giorgetti, al posto di un tecnico all’Economia dovrà tuttavia superare l’esame, severo, delle associazioni economiche. Tra queste c’è Unimpresa che, per bocca del segretario generale Raffaele Lauro, ha stabilito che “servono ministri competenti nei dicasteri chiave” e che “l’attenzione, in primis, delle famiglie e delle imprese, nonché degli osservatori politici ed economici, nazionali, europei e internazionali, sarà altissima e intransigente: un’eventuale smentita di queste lodevoli premesse condannerà l’esecutivo e la legislatura ad una rapida ed irreversibile agonia”.

Un’altra casella che invece potrebbe andare a un tecnico potrebbe essere quella del Ministero del Lavoro. Si fanno diversi nomi, tra cui quello della presidente dell’ordine nazionale dei consulenti del lavoro Marina Calderone. A via Veneto, lei (o chi andrebbe al suo posto) troverà una pila di faldoni e dossier scottantissimi: dal reddito di cittadinanza, che il centrodestra ha promesso di limitare moltissimo se non di abolire mentre da ambienti economici arrivano appelli a mantenere misure di sostegno al reddito, fino al salario minimo.
Ma mentre prosegue il risiko delle nomine al governo per i tecnici i sondaggi ricordano a Meloni e al centrodestra i desiderata dei loro elettori. Secondo una rilevazione Radar-Swg, il 64% di chi ha sostenuto la coalizione vorrebbe pochi, pochissimi, ministri tecnici. La giornata di ieri è stata decisiva per la composizione della squadra di governo che dovrà essere sottoposta al Presidente Mattarella non appena questi affiderà a Giorgia Meloni il mandato esplorativo. Per questo si sono susseguiti gli incontri tra i partiti e le componenti delle coalizione. Nella tarda mattinata si è tenuto un appuntamento politico a via della Scrofa, nella sede storica che fu del Msi e di Alleanza Nazionale e oggi è di Fdi, a cui hanno preso parte i centristi Lupi, De Poli e Cesa, insieme a Calderoli. Nel pomeriggio, s’è tenuto a villa Grande a Roma un rendez-vous tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, al termine del quale il leader della Lega ha auspicato “un vertice con Meloni” e con il Cav ribadendo che la Lega non ha avanzato veti né pretese. L’ex ministro degli Interni, che al Viminale non tornerà, sta ritagliando per sé un ruolo di pontiere e, contestualmente, rilancia la centralità sua e della Lega nella composizione della compagine di governo. Salvini, dopo il summit di Villa Grande, ha riferito di essere “in costante contatto con gli alleati”, e ha fatto sapere che la Lega “non ha pretese né preclusioni, lavora per un’intesa soddisfacente nel centrodestra e conferma di avere le idee chiare sulla propria squadra e sui dossier più urgenti”. Insomma, secondo i leghisti, “la coalizione dev’essere all’altezza delle emergenze del Paese e delle aspettative degli elettori”.


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