Esteri

L’Ungheria accusa: Ilaria Salis non è un’eroina

di Lino Sasso -

Sostegno a Ilaria Salis


L’Ungheria conferma di non aver intenzione di fare passi indietro sulla linea finora adottata per il caso di Ilaria Salis. A pochi giorni dalla sentenza con cui il tribunale di Budapest ha negato gli arresti domiciliari all’insegnante italiana, portata nuovamente in aula in catene, il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, affida a un post su X un messaggio in cui dichiara che “Ilaria Salis non è un’eroina. Lei e i suoi ‘compagni’ sono venuti in Ungheria e hanno commesso aggressioni barbare e premeditate contro cittadini ungheresi: questi sono i fatti. Tutto il resto è una mera invenzione politica, e noi difenderemo la reputazione e l’integrità della nostra magistratura, non importa quanto forte la sinistra gridi al lupo”. Sullo stesso canale social è stato pubblicato anche un video con le immagini dell’aggressione per la quale è accusata Ilaria Salis. Kovacs non manca poi di scagliarsi contro il padre della giovane che a suo dire avrebbe “lanciato accuse gravi e infondate o ha rilanciato altre accuse infondate che non possono rimanere senza una risposta. E’ stato lui a trasformare il caso della figlia in una questione politica e ora appare sorpreso che vengano date risposte politiche a queste accuse totalmente infondate”. Lo stesso governo di Budapest conferma dunque come questo sia diventato un caso politico, il che evidentemente non aiuta le sorti di Ilaria per la quale era stata anche paventata la possibilità di una candidatura alle europee nelle lista del Pd, ipotesi poi tramontata. Nell’evidenziare che l’accusa rivolta alla giovane italiana “è estremamente grave e comporta condanne severe nel sistema legale ungherese”, Zoltan Kovacs rivendica il fatto di “difendere la reputazione e l’integrità, così come l’indipendenza delle nostre istituzioni, in questo caso la magistratura”. Si tratta di un duro colpo che sembra confermare l’inopportunità di politicizzare la questione come era stato più volte chiesto anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.


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