Politica

M5S, no al terzo mandato e ai big salta la poltrona

Dopo il lungo tira e molla con Grillo, Conte sposa la linea del ritorno alle origini, che segna la rottura definitiva dell’ipotetica alleanza col Pd e conferma la regola dei due mandati come massimo limite parlamentare. Molti i big che restano senza poltrona.

di Adolfo Spezzaferro -

©Gianluca Pascutti


Conte si adegua alla linea Grillo, da Fico a Taverna saltano nomi illustri ora si punta su Appendino e Raggi, resta il giallo sul rientro di Di Battista.

Nessuna deroga al secondo mandato: il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ubbidisce al fondatore e garante Beppe Grillo. Il presidente della Camera Roberto Fico, la vice vicaria di Conte Paola Taverna, i ministri Fabiana Dadone e Federico D’Incà e molti altri big storici come gli ex ministri Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro dunque non saranno candidati dai 5 Stelle. Il Movimento ha deciso che non ci saranno “scappatoie” alla regola del tetto dei due mandati. Una decisione obbligata, quella di Conte – peraltro alle prese con un ultimatum di Grillo, che lo avrebbe lasciato da solo con il M5S in caso contrario – che se fa salvare la faccia agli occhi della base “militante” grillina, decreta la sconfitta dell’ex avvocato del popolo. Lui che doveva essere il federatore, doveva traghettare il M5S nell’alleanza con il Pd e ora si ritrova nei panni scomodissimi del capopopolo che riporta il M5S alle origini (nell’estremo tentativo di salvarlo). Ora, in ottica elezioni, si liberano diversi posti per i contiani che scalpitano per essere rieletti (al netto del taglio dei parlamentari). L’ex premier si è piegato al volere di Grillo – “è stato irremovibile, mi spiace”, ha riferito ai suoi – e ha mandato a casa 50 parlamentari. Conte non manca di rivolgere un accorato pensiero ai big che lasciano il posto libero: “Lasciando il seggio non potranno più fregiarsi del titolo formale di onorevoli. Ma per noi, per la parte sana del Paese, saranno più che onorevoli. Stanno compiendo una rivoluzione che nessuna forza politica ha mai avuto il coraggio neppure di pensare. Stanno dicendo che per fare politica non serve necessariamente una poltrona. Stanno dicendo che la politica è dappertutto”. Ancora, “il patrimonio di competenze ed esperienze” maturato grazie agli eletti che hanno già svolto due mandati “non andrà disperso”, assicura Conte in un post su Facebook. “Continueranno a portare avanti, insieme a noi, le battaglie del Movimento. Abbiamo bisogno della loro esperienza, della loro competenza, della loro inguaribile passione”, aggiunge il leader M5s.

Tra i nomi illustri dei 5 Stelle, dovrebbe saltare anche quello di Virginia Raggi. L’ex sindaca di Roma infatti, siede in Campidoglio – forte di tre mandati alle spalle – per correre alle elezioni politiche dovrebbe lasciare il suo posto. Ma rischia comunque di restare fuori dalle prossime politiche. A meno che non ci saranno “deroghe”, visto quanto è cara a Grillo. La sua ex collega sindaca di Torino, Chiara Appendino, invece sarà candidata senza problemi.E la base M5S, cosa ne pensa dell’applicazione della regola dei due mandati? È divisa. Oltre duemila, in poco più di mezz’ora, i commenti al post in cui Conte conferma che la norma di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non si tocca. Tra gli scontenti, spiccano i commenti contro Grillo, per molti follower di Conte l’artefice di quello che in tanti etichettano come un “suicidio politico”. “Una squadra che manda via i suoi campioni è un po’ come quello che per far dispetto alla moglie si è tagliato il pipino”, fa presente un utente social. Un altro sentenzia: “Altra mossa sbagliata di Grillo, soprattutto in questo periodo storico”. Ancora, “Grillo out. Sarebbe ora che andasse via anche lui… sta facendo più danni che benefici”. Insomma,le parole che ricorrono di più sono “errore”, “suicidio”, “delusione”. In molti, poi, chiedono perché non sia stata interpellata la base. Il motivo è semplce: Grillo in persona ha detto di no.Intanto si apre un’altra partita. “Ora non si deroga su nulla, a partire dal principio di territorialità”, scrivono nel gruppo i parlamentari M5S. Significa che i candidati come in passato dovranno essere residenti nelle zone in cui saranno in lista. Quindi nessuna candidatura multipla o in collegi blindati.

A rischiare soprattutto i pochi big rimasti al Nord e al Centro, come Stefano Patuanelli (Friuli Venezia Giulia) o i vice Riccardo Ricciardi (Toscana) e Alessandra Todde (candidata alle Europee in Sardegna). Resta infine il mistero di Alessandro Di Battista: il Che Guevara di Roma Nord tornerà nel M5S, ora che è di nuovo un po’ più suo?


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