Esteri

Macron provoca Mosca e spaventa gli alleati Nato

di Martina Melli -


Lunedì il Presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di non escludere l’invio di truppe occidentali in Ucraina sostenendo che la sconfitta della Russia è necessaria per garantire “la sicurezza collettiva dell’Europa”. Macron si è fatto interprete, a detta sua, di una nuova intensità nella determinazione occidentale ad aiutare l’Ucraina, dopo più di due anni di guerra ad ampio raggio nel Paese.
“Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere la guerra”, ha detto ai giornalisti. “Oggi non c’è consenso per inviare in modo ufficiale truppe sul terreno. Ma in termini di opzioni, nulla può essere escluso”, ha detto il presidente francese, senza fornire dettagli su quali Paesi stiano effettivamente prendendo in considerazione una mossa del genere.
Un’affermazione quella di Macron, che ha scosso profondamente le nazioni del Patto Atlantico (Usa in primis) e ha provocato la quasi immediata risposta del Cremlino che ha assicurato, come, in un tale malaugurato scenario di coinvolgimento, un conflitto tra Russia e Nato sarebbe inevitabile.
“In tal caso, non sarebbe probabile, ma inevitabile. Questo è il modo in cui lo valutiamo”, ha detto ieri ai giornalisti Dmitry Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin.
I Paesi europei sono anche preoccupati che un possibile ritorno alla Casa Bianca dell’ex presidente Donald Trump possa comportare la riduzione del sostegno di Washington all’Ucraina e quindi un indebolimento del patto di difesa dell’America con l’Europa.
Il commento di Macron è stato smentito da diversi leader della Ue, primo fra tutti, il segretario generale Nato Jens Stoltenberg che ha dichiarato: “Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina. Lo abbiamo fatto dal 2014 e lo abbiamo intensificato dopo l’invasione su vasta scala. Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno ucraino, non c’è nemmeno alcuna richiesta da parte dell’Ucraina per un piano simile”.
Stessa reazione il primo ministro svedese Ulf Kristersson, che ha preso altamente le distanze dalle parole di Macron.
Nel tentativo di smorzare lo sconquasso generale, il nuovo giovanissimo premier francese, Gabriel Attal, è intervenuto a sua volta per spiegare le parole del capo dello Stato: “Non si può escludere nulla in una guerra che si svolge nel cuore dell’Europa e alle porte dell’Unione Europea” ma, ha sottolineato, non c’è “alcun consenso” su qualsivoglia dispiegamento “ufficiale” di truppe di terra.
Anche il portavoce Ue per la politica estera, Peter Stano, ha messo le mani avanti per evidenziare come Bruxelles sia estranea ai fatti: “Siamo a conoscenza delle dichiarazioni pubbliche di alcuni Stati membri secondo cui si potrebbe considerare l’invio di truppe di terra in Ucraina. Questo non è stato discusso a livello Ue. Le politiche Ue nelle conclusioni del Consiglio europeo parlano molto chiaramente. L’Ue è impegnata a sostenere l’Ucraina e farà tutto il possibile. Quanto alla forma e al modo dei contributi nazionali sono una prerogativa della sovranità e della competenza di ciascuno Stato membro”.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha sposato la linea americana garantendo che “nessun soldato” sarà inviato in Ucraina da Paesi europei o della Nato: “Ciò che è stato deciso tra noi fin dall’inizio continua ad essere valido per il futuro, non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della Nato sul suolo ucraino”.
L’Italia non è stata da meno. In una nota di Palazzo Chigi e nelle dichiarazioni del ministro Tajani è stato chiarito come, malgrado “il pieno impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina nella lotta a difesa della propria sovranità e integrità territoriale”, questo sostegno “non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato”.
Nella stessa conferenza durante il vertice di Parigi, Macron ha anche comunicato alla stampa la volontà del governo francese di abbandonare la propria opposizione di lunga data all’acquisto di forniture di artiglieria di emergenza per l’Ucraina da Paesi terzi all’esterno dell’Ue. Questo perché gli aiuti statunitensi sono bloccati dalle lotte intestine del Congresso e perché i produttori di armi europei non sono in grado di aumentare la produzione abbastanza velocemente da coprire il divario.


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