Esteri

PRIMA PAGINA – Macron torna all’attacco ma Mosca avanza

di Ernesto Ferrante -


Fedor Michajlovic Dostoevskij definì la chiacchiera il “meditato travasamento di un vuoto in un vuoto più grande”. Una descrizione geniale dell’inutile spreco di parole avulse dalla realtà dei fatti, che calza a pennello per riassumere in maniera sintetica ma efficace quanto sta accadendo dentro e fuori il campo di battaglia ucraino. A Parigi e Washington piovono minacce presidenziali, nel Donetsk bombe russe. Mosca avanza. Dopo la conquista di Avdeveeka, la più grande roccaforte dell’esercito ucraino, il fronte nemico si sta sfaldando.
Il ministero della Difesa russo ha annunciato di aver preso il controllo di altri due villaggi: Berdychi e Ocheretyne. Appena poche ore prima, la stessa sorte era toccata a Novokalinovo e Keramik. La notizia arriva mentre Kiev è in attesa dell’arrivo della maggior parte degli aiuti militari americani che di recente sono stati approvati dal Congresso. Lo scorso fine settimana, il comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrsky, aveva annunciato dei ritiri per proteggere “la vita dei nostri difensori”. Pesanti scontri si registrano nelle zone di Pokrovsk e Kurakhove. L’obiettivo dei russi è liberare il territorio della Repubblica Popolare di Donetsk ancora sotto il controllo degli ucraini.
Pesante per il morale e l’incolumità dei soldati di Zelensky, è stato l’annientamento per mano russa dei carri armati Abrams M1A1 (MBT). La loro vulnerabilità agli attacchi condotti in maniera sempre più sistematica con i droni “Lancet”, ha fatto scalpore. Una disfatta militare ed economica, se si considera che l’MBT, il cui costo varia tra i 5 e i 9 milioni di dollari, viene messo fuori uso da un drone da 30mila dollari.
Il New York Times ha scritto che la guerra con gli aeromobili senza pilota ha “iniziato a prendere un tributo mortale su uno dei simboli più potenti della potenza militare americana”.
Secondo il NYT, “a questo punto si può tranquillamente affermare che l’invio di un numero limitato di m1A1 Abrams, tra l’altro nelle versioni più vecchie, senza corazze potenziate e senza sistemi di guerra elettronica o di protezione anti-droni, in Ucraina, sia stato un errore, se non un clamoroso errore”.
L’offensiva della Russia prosegue a vari livelli. Telegram ha neutralizzato i bot ucraini che raccoglievano dati sulla posizione delle forze avversarie. Il chatbot Evorog, dove si potevano inviare le coordinate delle attrezzature e dei militari russi, è stato bloccato. I software di SBU, GUR e Stop Russian War non funzionano, e anche il bot che avvisa del volo degli “Shahed” è disabilitato.
Nel frattempo, altrove si continua a parlare e scrivere. Il dipartimento di Stato Usa ha accusato i russi di aver utilizzato un agente chimico, la cloropicrina, contro l’esercito ucraino, in violazione della Convenzione sulle armi chimiche. Sarebbero stati usati, inoltre, gas lacrimogeni dello stesso tipo di quelli in dotazione alla polizia antisommossa, come “strumento di guerriglia”.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha scelto, invece, la strada dell’avvertimento dalle pagine di The Economist. In caso di sfondamento del fronte, l’invio di truppe di terra occidentali non è da escludere. È il secondo avvertimento del capo dell’Eliseo, dopo quello contenuto nel suo dichiararsi a favore di un dibattito sulla necessità di avere “una difesa europea che comprenda anche armi nucleari”.
Pochissimi sviluppi concreti sembra destinata ad avere anche la conferenza di pace sull’Ucraina prevista per il 15 e 16 giugno a Burgenstock, in Svizzera, senza la Russia. Il commento del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, la dice lunga: “Non capiamo che tipo di pietra miliare sia questa conferenza di pace. Che genere di conferenza seria con aspettative serie, di che tipo di risultati si possa parlare senza una partecipazione russa. È assolutamente impossibile”.
Qualcuno farebbe bene a ricordarsi del significato della parola guerra.


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