Macron vuole riconoscere la Palestina? L’ex ambasciatore italiano Domenico Vecchioni smonta la decisione
Lo storico e già ambasciatore italiano Domenico Vecchioni interviene con una riflessione critica e approfondita sulla recente intenzione annunciata da Emmanuel Macron: riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. Una scelta che, secondo Vecchioni, non ha fondamento giuridico e rischia di avere conseguenze politiche molto gravi.
Tre elementi per definire uno Stato
«All’università, alla prima lezione di diritto costituzionale insegnavano (e spero che lo facciano ancora oggi) che gli elementi costitutivi dello Stato sono tre:
- il Popolo (una comunità legata dalla cittadinanza e residente sul territorio dello Stato),
- il Territorio (l’ambito spaziale in cui lo Stato esercita la sua sovranità),
- la Sovranità (il potere effettivo e autonomo di governare).»
Per Vecchioni, nessuno di questi elementi è chiaramente definito nella realtà palestinese attuale, che resta divisa tra la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, e la Cisgiordania, sotto l’evanescente controllo dell’ANP.
“Quale Stato?”: la domanda chiave
«Ora Macron, il peggior presidente che la Francia abbia mai avuto, dice che riconoscerà lo “Stato Palestinese”. Ma quale Stato, con quali confini, con quale popolazione, con quale sovranità effettiva?»
La domanda dell’ambasciatore evidenzia un vuoto giuridico: non esistendo una entità statale coesa, sovrana e riconosciuta internamente, il riconoscimento diventa un atto esclusivamente politico, privo di basi oggettive nel diritto internazionale.
Il rischio: legittimare Hamas e delegittimare Israele
Vecchioni non usa mezzi termini: riconoscere oggi lo Stato Palestinese significa attribuire legittimità internazionale ad Hamas, che ha come obiettivo dichiarato l’annientamento di Israele. Un gesto che, afferma, indebolisce il diritto d’Israele a esistere e rafforza l’onda anti-israeliana e antisemita che si alimenta attraverso la propaganda proveniente da Gaza.
«Riconoscere la “Palestina libera, dal fiume al mare” vuol dire disconoscere lo Stato di Israele, perché per i palestinesi quella formula esclude qualsiasi presenza ebraica nella regione.»
Una scelta che divide l’Europa
Un altro punto critico è l’impatto sulla politica estera comune dell’Unione Europea. La decisione unilaterale di Macron rompe il fronte europeo, facendo apparire la UE sempre più disunita nelle scelte diplomatiche.
«Ognuno per sé, insomma, e Hamas per tutti.»
Informazione filtrata e propaganda unilaterale
Vecchioni sottolinea anche un grave problema di informazione filtrata: a Gaza, tutte le notizie, comprese quelle sulle vittime civili, provengono dal “Ministero della Sanità” gestito da Hamas, senza possibilità di verifica indipendente.
«I media europei accettano senza verifica tutto ciò che proviene da Hamas, contribuendo così, inconsapevolmente o meno, alla sua narrazione.»
La soluzione dei “due Stati” è già morta?
Secondo Vecchioni, il riconoscimento della Palestina in queste condizioni non avvicina il dialogo, ma lo rende ancora più difficile. La formula “due popoli, due Stati” non è più accettata nemmeno da Hamas, che oggi sogna una Palestina islamica e “judenfrei”, sostenuta anche da certi appoggi internazionali.
Macron e l’effetto annuncio
Infine, l’ambasciatore si chiede perché Macron abbia annunciato ora una decisione che verrà formalizzata solo a settembre, durante l’Assemblea Generale dell’ONU.
«Per aumentare l’audience? Per soddisfare il suo esacerbato narcisismo? Forse sono troppo malizioso…»
La riflessione di Domenico Vecchioni ci invita a guardare con lucidità e profondità una scelta apparentemente “giusta” o “simbolica”, ma che potrebbe alimentare il conflitto anziché ridurlo.
Riconoscere uno “Stato” senza sovranità, senza unità territoriale e governativa, rischia di essere solo una concessione alla propaganda, più che un passo concreto verso la pace.
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