Attualità

Made in Italy, a rischio 430 milioni di export online

di Alessio Gallicola -


Le sanzioni alla Russia rischiano di costare all’Italia 430 milioni di mancate esportazioni online. La fosca previsione per l’economia del Paese arriva dalla ricerca dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui “il 2021 è stato un anno eccezionale per le esportazioni Made in Italy, ma le previsioni iniziali per il 2022 si stanno rivelando troppo ottimistiche anche a causa delle ripercussioni della guerra in atto tra Russia e Ucraina”.
L’allarme scatta con l’analisi dello scenario più pessimistico, cioè con un’eventuale totale interruzione delle esportazioni digitali verso Mosca. L’export digitale italiano di beni di consumo diretto (tramite un proprio sito, marketplace o siti di vendite private), oppure tramite retailer online, è cresciuto del 15% nel 2021, toccando un valore di 15,5 miliardi di euro, ed ha raggiunto un peso pari al 9% dell’export complessivo in Italia. E’ evidente che un simile dato sarebbe clamorosamente abbattuto nell’eventualità che le sanzioni nei confronti della Russia dovessero proseguire per molto tempo.
Analizzando i vari settori merceologici, il fashion si conferma il più importante, con un valore di 8,6 miliardi (+20% sul 2020), pari al 56% del mercato complessivo delle esportazioni online, superando i valori pre-Covid. Immediatamente a ridosso il food and beverage, con un export online di 2,2 miliardi di euro (14% del totale), in crescita del 10% ma in rallentamento dopo l’exploit del 2020 (+46%). Il terzo comparto è l’arredamento, con 1,2 miliardi di euro (+12%), pari al 7% del totale dell’export online.
Per quanto riguarda il canale di vendita alle imprese (B2b), l’export digitale vale 146 miliardi (28,3% delle esportazioni totali italiane). In questo caso il mancato export digitale verso la Russia ammonterebbe a circa 2,1 miliardi di euro. I settori che soffrirebbero di più sono l’abbigliamento (oltre il 40% in meno), la meccanica (20%), l’automotive (8%) e il food & beverage (5%).


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