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Made in Italy, alla meccanica il primato dell’export

di Alessio Gallicola -


Il vero made in Italy? È la meccanica. A sorpresa, l’ultimo report dell’Ufficio Studi di Anima Confindustria modifica sostanzialmente lo scenario relativo alle esportazioni dal nostro Paese, con il settore meccanico che occupa la prima posizione in splendida solitudine con il 17.7% dell’export complessivo, una percentuale più che doppia rispetto al settore alimentare, da tutti ritenuto l’autentico traino, che occupa solo il quinto posto, preceduto anche dal tessile, dai mezzi di trasporto e dagli oggetti e strutture in metallo.

In particolare, il report di Confindustria rilancia la buona notizia che nel 2021 le esportazioni italiane nel settore della meccanica dovrebbero raggiungere i 29,6 miliardi di euro, un risultato in crescita del 15,1% rispetto all’anno precedente e di poco inferiore ai 30,1 miliardi del 2019, l’ultimo anno prima del Covid.

Nel dettaglio, se si restringe lo sguardo al primo semestre, l’incremento su base annua è del 26,9%, con un fatturato totale di 15,6 miliardi e un saldo commerciale superiore agli 8,3 miliardi di euro.

L’Europa e l’Asia i continenti che hanno guidato la ripresa dell’export italiano. In termini di ricavi, il Paese più ricettivo per l’export della meccanica italiana è la Germania (1,53 miliardi nel primo semestre, +24,2% su anno), seguita dalla Francia. Gli Stati Uniti (1,38 miliardi) sono al terzo posto.

Da segnalare il balzo della Cina che, bloccata nel 2020 prima del lockdown europeo, registra nel primo semestre 910,2 milioni di euro, con una crescita del +85,0%. Aumenta l’export anche verso Regno Unito (787,7 milioni di euro, +50,1%), Spagna (+29,8%) e Polonia (+41,3%). E i risultati sarebbero stati ancor più positivi se le nostre imprese non avessero dovuto fare i conti con la crisi delle materie prime e il rincaro dei costi energetici determinati dalla crisi Covid.

“Mantenere questo ritmo di crescita – dice Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria – richiederà un maggiore impegno da parte dei governi europei, per contrastare i blocchi della catena logistica e le possibili speculazioni sui materiali. Non appena sarà possibile avere una frequenza di relazioni più costante e intensa, siamo certi che gli scambi commerciali con i Paesi extra-europei, come la Cina, potranno essere ulteriormente migliorati. Nel frattempo ci dobbiamo concentrare sul mercato europeo, che ha aumentato di oltre il 25% la richiesta dei nostri prodotti, e sugli Stati Uniti”.


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