Politica

Madunina d’Italia

di Domenico Pecile -

ATTILIO FONTANA PRESIDENTE REGIONE LOMBARDIA CON GLI ASSESSORI DELLA NUOVA GIUNTA


Dopo la guida del governo da parte del premier Giorgia Meloni, dopo la marcia trionfale in Lazio (oltre il 33 per cento dei consensi) e in Lombardia (25,2 per cento) per Fratelli d’Italia i veri esami cominciano adesso. E iniziano cioè con la necessità di tradurre il consenso elettorale nella capacità di strutturarlo, andando oltre il boom congiunturale del voto. La Giunta regionale della Lombardia, indicata ieri dal presidente, sarà il primo, vero banco di prova della capacità amministrativa e del radicamento sui territori del nuovo centro destra a trazione meloniana. Mercoledì prossimo si terrà la prima seduta della 12esima legislatura della regione Lombardia. Nella nuova compagine dell’esecutivo lombardo del riconfermato Attilio Fontana – la cui formazione ha riservato più di qualche sorpresa – Fratelli d’Italia va all’incasso e potrà contare su ben sette assessori sui 16 complessivi, oltre alla vicepresidenza dell’esecutivo. La Lega ne avrà 5, 2 Forza Italia e altri due al presidente Fontana.
Gli assessori del premier Meloni sono Marco Alparone (vicepresidente) al Bilancio e Finanze. Romano La Russa (fratello di Ignazio) alla Sicurezza e Protezione civile, Barbara Mazzali al Turismo, Marketing territoriale e Moda (al posto della fedelissima della Santanchè, Paola Burbarelli), Paolo Franco alla Casa, Francesco Caruso alla Cultura, Alessandro Beduschi all’Agricoltura e Sovranità alimentare, Franco Lucente ai Trasporti e Mobilità sostenibile. Gli assessori leghisti sono Claudia Maria Terzi, confermata alle Infrastrutture e Opere pubbliche, Guido Guidesi allo Sviluppo economico, Massino Sertori alla Montagna, Enti locali, l’ex presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi all’università e Innovazione e Elena Lucchini alla Famiglia e Solidarietà sociale. I forzisti sono Simona Tironi all’Istruzione e Gianluca Comazzi al Territorio. La lista Fontana ha Guido Bertolaso alla Sanità (la cui riconferma è un dato politico imprescindibile dopo aver sostituito la Moratti che a sua volta aveva sostituito in corsa Giulio Gallera, primo dei non eletti rientrato dopo la promozione del suo collega Comazzi), Giorgio Maione all’Ambiente.
“Una giunta” tra riconferme e new entry “rappresentativa dei territori – commentato il governatore – con assessori che hanno vinto le loro battaglie elettorali proprio sul territorio. Adesso possiamo iniziare questa nuova avventura”. Che poi, quasi a fugare le tensioni per una trattativa che non né stata semplice, ha aggiunto: “I cinque partiti che rappresentano questa coalizione si confronteranno sempre”. Il colpo di scena più eclatante ha riguardato la nomina di Francesca Caruso avvocata di Varese, che prende il posto di Stefano Bruno Galli nella poltrona della Cultura, dopo che per giorni e giorni il papabile dato per sicuro era stato il professore di filosofia, Stefano Zecchi, che aveva avuto la stessa delega durante la Giunta di Letizia Moratti al Comune di Mila bo Su Zecchi ci sarebbe stato anche al Comune di Milano. Su Zecchi ci sarebbe stato anche l’ostracismo di Fdi. E nel tritacarne dei veti incrociati e del machiavellico Cencelli è finito anche un altro nome illustre, quello del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, candidato capolista di “Noi moderati”. Il quale ha accusato la capogruppo forzista al Senato, Lucia Ronzulli, di essere stata la regista della sua esclusione. “Non ho chiesto di fare l’assessore – è stato il suo commento, ma sono stato lusingato dalla proposta di Berlusconi. Non comprendo pertanto il veto della Ronzulli. La convergenza sul mio nome avrebbe dato, pure contro la mia volontà, anche a Forza Italia un ruolo decisivo nella scelta. Mi pare perciò inverosimile che a porre un veto così sgradevole sul mio nome sia stata una persona sulla quale ho mostrato sempre indulgenza e non si capisce in difesa di quale candidabile non spettando l’assessorato alla Cultura a Forza Italia, anche in seguito alla sua posizione”. Sgarbi ha infine auspicato che Berlusconi riprenda in mano il partito.
E mentre la maggioranza canta vittoria (“La Giunta ha profili di comprovata esperienza e cime tenza in ogni casella”, è il commento del coordinatore regionale leghista Fabrizio Cecchetti) la minoranza boccia in toti il nuovo esecutivo. Per il capogruppo del Pd, Majorino, è una giunta “decisa a Roma, molto maschile e che vola basso. La sfideremo rispetto ai grandi temi”, mentre la Moratti annuncia un’opposizione costruttiva contro una giunta debole che manca di coraggio e slancio.

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