Cronaca

Martina Gentile, figlia dell’amante di Messina Denaro, faceva la postina dei pizzini

di Angelo Vitale -


I carabinieri del Ros hanno arrestato all’alba di oggi Martina Gentile, la figlia di Laura Bonafede, la donna considerata l’amante del boss Matteo Messina Denaro. La giovane è accusata di “favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, aggravati dalle modalità mafiose”. Di lei il boss mafioso, quando era latitante, diceva: “E’ come se fosse mia figlia, ha molto di me perché l’ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile”. “L’operazione – fa sapere il Ros – costituisce la prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha permesso di catturare a Palermo l’allora latitante Matteo Messina Denaro”. Lo scorso 13 aprile era stata arrestata anche Laura Bonafede, madre di Martina Gentile, per la stessa accusa.

Tra i fatti accertati, la consegna di pizzini del boss che Martina Gentile avrebbe svolto a Palermo portando con sé nel passeggino la figlia (che ha ora 3 anni, ndr). E’ quanto emerge dall’inchiesta che all’alba di oggi ha portato all’arresto della giovane donna, figlia di Laura Bonafede, la maestra amica del boss arrestato lo scorso 16 gennaio e morto di recente per un tumore. E’ stata, si legge nell’ordinanza che ha definito la misura cautelare a suo carico “”uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione ingegnato” da Messina Denaro “grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara”.

Dopo l’arresto della Gentile, i carabinieri del Ros hanno avviato una perquisizione nello studio di un ex assessore di Campobello di Mazara in provincia di Trapani in cui sarebbero avvenuti gli scambi dei pizzini consegnati dalla giovane. Lo scambio dei pizzini del boss, all’epoca latitante, sarebbe avvenuto tra Martina Gentile e Lorena Lanceri, una presunta fiancheggiatrice del boss arrestata nei mesi scorsi. Lo studio di architettura appartiene all’ex assessore all’urbanistica di Campobello di Mazara, Stefano Tramonte, in cui le due donne lavoravano, che risulta indagato.

La Procura della Repubblica aveva chiesto per Martina Gentile l’arresto in carcere, ma il giudice delle indagini preliminari ha deciso per i domiciliari.

“A me vedi che non è mancato l’amore e l’affetto di una figlia, pur non essendo mia figlia, è cresciuta con me, per tanti anni siamo stati assieme tutti i giorni, ha dato un senso alla mia vita solitaria, ha molto di me, forse anche troppo. Ha il mio carattere perché gliel’ho insegnato io, però lei era predisposta”. Così scriveva il 25 gennaio del 2022 Messina Denaro alla sorella Rosalia. Il riferimento era proprio a Martina Gentile. “Oggi è una persona matura – proseguiva la lettera -, non ci vediamo più perché il destino ha voluto così, ma è rimasta molto attaccata a me, quando può mi scrive. Credo di essere stato fortunato ad averla avuta e ne sono orgoglioso di come è cresciuta anche per merito mio, so che un giorno la conoscerai, si chiama ‘Cromatina’ (il suo soprannome ndr)”.

L’ordinanza di oggi svela anche un particolare delle indagini a carico di Martina Gentile. Le sue impronte sono state trovate dai carabinieri del Ros nel covo del capomafia arrestato il 16 gennaio del 2023. “Gli accertamenti tecnici svolti dal Ris dei Carabinieri – si legge nella misura – hanno evidenziato la presenza di due impronte papillari riconducibili a Martina Gentile su un dvd che custodiva il latitante e che conteneva la registrazione di un film”. Per il gip Alfredo Montalto “si tratta di un ulteriore elemento di prova perfettamente coerente con il quadro fin qui rassegnato e dunque significativo di un rapporto tra la giovane donna e il latitante che si arricchiva anche di un’assistenza concreta alle esigenze di quest’ultimo, anche sotto forma di ausilio alla coltivazione di hobby o più semplicemente di assistenza volta a rendere meno gravoso lo stato di clandestinità”.

Un’accusa precisa: “è stata protagonista di incontri de visu con Messina Denaro” e “ha svolto la funzione di “postina”, ricevendo e recapitando pizzini e oggetti vari da e al latitante, svolgendo le funzioni di raccordo tra quest’ultimo e l’altro “tramite” utilizzando come copertura lo studio dell’assessore all’urbanistica di Campobello di Mazara.

E ancora: “ha avuto il medesimo grado di consapevolezza che può essere riconosciuto alla madre e non solo perché condivideva con quest’ultima tutti i segreti codici linguistici utilizzati per la rete logistica di supporto, ma perché dalla sua missiva e dalle sue condotte, traspariva nitidamente una vera e propria venerazione per ciò che Messina Denaro è stato fino al 16 gennaio 2023 un pericoloso e sanguinario capo mafia”. Nutriva per Messina Denaro “un affetto filiale”.

E conosceva “tutti i meccanismi di controspionaggio del boss”, “può vantare un tale patrimonio di conoscenze”, scrive il gip, ” e sulla sua rete di coperture, tanto da porla strategicamente al centro, accanto alla madre, del suo sistema di assistenza e protezione del latitante e, in tal modo, in grado di condizionarlo, inquinarlo o comunque renderlo ancora oscuro nelle molte parti ancora non svelate”.


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