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MAFIA FILES

di Rita Cavallaro -


Aumentano le vittime della mafia, con un considerevole incremento delle associazioni e degli enti che finiscono nel mirino della criminalità organizzata. È quanto emerge dalla relazione annuale 2022 elaborata dal Commissario per il Coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti, presentata al ministero dell’Interno. Vittime che, sempre più spesso, chiedono aiuto allo Stato, il quale, grazie all’apposito Fondo costituito ormai da molti anni, concede risarcimenti non soltanto per le violenze subìte, ma anche un supporto economico per le spese legali che, pure la parte civile, affronta in un processo contro i proprio aguzzini.

 

LE STRAGI DEL ’92

 

Dal primo gennaio al 31 dicembre 2022, sono state 728 le istanze di accesso al Fondo di rotazione, presentate dalle vittime dei reati di tipo mafioso. Un numero in forte aumento, dopo il calo fisiologico del periodo della pandemia, che con i suoi lockdown ha stretto le maglie e limitato il movimento di capi e affiliati. Tanto che, rispetto alle 814 domande presentate nel 2019 e riferibili all’anno precedente, nel 2020 le richieste al Fondo si erano dimezzate, attestandosi a 410, e nel 2021 ne erano arrivate 575, per tornare quasi ai livelli pre pandemici con le 728 domande inoltrate nel 2022, non appena le restrizioni del Covid-19 sono state del tutto abolite. 2022 che è stato anche un anno simbolo per il Commissario e il Comitato, visto che è stato celebrato il trentennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Il 23 maggio l’attentato in cui Cosa nostra fece saltare in aria con 400 chili di tritolo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, sull’autostrada all’altezza di Capaci. E quasi due mesi dopo, il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino fu ucciso da un’autobomba con 50 chili di tritolo. esplosa sotto casa della madre. “In occasione del 30° anniversario delle stragi in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e le donne e gli uomini a loro vicini, il Comitato di solidarietà ha ritenuto di dedicare una seduta interamente alla concessione dei benefici economici ai familiari delle vittime di quelle stragi, come segno concreto di vicinanza dello Stato e delle Istituzioni”, scrive nella relazione il Commissario, prefetto Felice Colombrino. “Lo Stato ha voluto così mostrare la propria vicinanza ai familiari delle vittime”, continua il documento del Comitato, “che si sono battute per la legalità e che con coraggio e continuo dolore chiedono giustizia. La loro testimonianza deve essere un riferimento per le generazioni future”. Risarcimento alle vittime della violenza stragista, ma aiuto anche agli enti e alle associazioni, che possono accedere al Fondo per il solo rimborso delle spese legali di costituzione di parte civile in un giudizio contro rei di mafia. Nello scorso anno sono state 321, il 44 per cento del totale, le persone giuridiche che hanno chiesto l’ausilio dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. I privati che si sono visti riconoscere l’indennizzo economico, invece, sono stati 407. Un trend in controtendenza, perché negli anni precedenti le istanze delle persone fisiche hanno sempre superato quelle delle associazioni. Ora la forbice si è ampiamente assottigliata, raggiungendo quasi una proporzione equivalente, soprattutto alla luce del fatto che la mafia ha cambiato volto, riducendo più possibile le azioni violente contro le persone, al fine di non attirare l’attenzione degli investigatori su un’attività criminale di tipo economico, tesa a infiltrarsi nelle aziende per riciclare i proventi illeciti o impossessarsi delle imprese strozzate dalla crisi.

SICILIA MAGLIA NERA

Sotto il profilo della distribuzione territoriale, le istanze provengono quasi esclusivamente dalle quattro regioni meridionali, tradizionalmente più esposte ai fenomeni mafiosi. Il 93 per cento delle domande, infatti, è stato presentato da soggetti residenti in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, mentre per il rimanente 7 per cento spicca il Lazio con 46 istanze. Seguono, con uno scarto rilevante, l’Emilia Romagna, con 5 istanze, il Trentino Alto Adige, con 2, la Toscana, il Piemonte e il Molise con una sola domanda. Un incremento esorbitante delle richieste d’aiuto delle vittime della mafia allo Stato è stato registrato proprio in Sicilia, che ha visto un boom del 75 per cento delle istanze, con 546 richieste nel 2022 rispetto alle 195 dell’anno precedente. Segue la Campania, con 76 domande in aumento del 10,5 per cento, e il Lazio, con 46 richieste di accesso al Fondo, 15 in più del 2021 (+6,3 per cento). Curiosamente in controtendenza, o forse drammaticamente, la Calabria, da dove nel 2022 sono partite solo 20 istanze, 6 in meno del 2021, con un decremento del 2,8 per cento. Se da un lato il dato può essere letto in senso positivo, ovvero come la dimostrazione che nella regione fortino della ’ndrangheta i reati mafiosi contro le vittime sono diminuiti, dall’altro quei numeri possono anche essere l’indizio di una maggiore penetrazione delle ’ndrine nel tessuto sociale. D’altronde la crisi pandemica e il caro vita hanno avuto un effetto devastante in quei territori, dove il lavoro non c’è e lo Stato sembra così lontano, tanto da spingere sempre più persone a rivolgersi ai clan. Considerando la situazione a livello provinciale, il podio è quasi tutto della Sicilia, la regione dove il fenomeno mafioso è estremamente radicato: Palermo si conferma la provincia da cui proviene il maggior numero di domande (408), seguita da Catania, con 49, e da Caltanissetta, al quarto posto con 40. Medaglia di bronzo a Caserta, che con un aumento di 26 domande rispetto all’anno precedente si attesta a 41. Seguono metropoli come Roma, con 40 richieste, e Napoli, con 27. Il Comitato ha esaminato 1.109 posizioni. Di queste, 761 sono state accolte all’accesso al Fondo di rotazione, per un importo complessivo di 41.818.614 di euro, pari al 385 per cento in più rispetto al 2021, il cui erogato è stato di 10.848.876.

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