Editoriale

MANCANO SOLO LE CAVALLETTE

di Adolfo Spezzaferro -

Tommaso Cerno


Mancano solo le cavallette. Dopo la pestilenza, quella che oggi si chiama pandemia, una guerra medievale combattuta per ragioni di macroeconomia e spacciata per una difesa dei territori, la povertà, quella che un tempo si chiamava carestia, si somma alla siccità. La mancanza d’acqua che segna il momento in cui la politica deve decidere se ha ancora a cuore il futuro dei suoi cittadini. Perché è vero che il nostro compito è definire un modello per il pianeta. Ma viene da solo che per poterlo fare bisogna sopravvivere nel proprio spazio, nel proprio territorio, nel proprio sistema di governo. Oggi invece gran parte degli italiani, così come ampie parti dei cittadini di altri Paesi d’Europa che noi sbagliando consideriamo avanzati, come la Francia e la Germania, hanno capito che negli ultimi 10 anni la strada segnata del nostro futuro, promessa, cantata in tutte le lingue del nostro continente, si è rivelata molto più accidentata, in alcuni momenti anche sterrata, di come ci era stata proposta. Guardate cosa sta succedendo in Ucraina, in questa guerra orribile che dura ormai da più di un anno sono morte migliaia di persone, e ora Kiev si trova in quello stato di svantaggio che era prevedibile, salvo l’intervento diretto dell’Occidente sul campo di battaglia. Le nostre promesse, il nostro impegno, non bastano. Noi siamo ormai da molti anni l’Occidente delle parole. E non teniamo conto della realtà. La realtà dice da millenni che quando fai una guerra, se vuoi vincerla, devi combattere. E invece noi pensiamo sempre in chiave economica. Noi pensiamo di difendere la democrazia con i bonifici e invece rischiamo di trovarci con il popolo che non ci capisce più e il campo di battaglia che assegna la vittoria ai nostri nemici. Guardiamo la situazione finanziaria dell’Occidente. I tassi che salgono, l’inflazione alle stelle, milioni di persone povere, eppure ci ripetono che tutto è sotto controllo. Mentre basta girare per le città italiane e gettare gli occhi al bordo delle strade per capire che noi siamo tornati indietro di decenni, e che il danno arrecato al tessuto sociale italiano dalle politiche che ci portano a dover fare qualunque cosa senza avere i soldi per fare l’essenziale, ci metteranno presto di fronte a una rivolta culturale molto ampia, che chiederà conto al potere demografico di quali sono state le ragioni delle sue scelte e di cosa ci possiamo davvero aspettare da queste decisioni. Non siamo di fatto in grado di gestire nessuna delle emergenze che invochiamo. Da quella dei migranti, che da vent’anni ci vede spendere miliardi per un modello di integrazione che non esiste, fino agli scandali moderni del Parlamento Europeo, che ci mostrano come la nostra democrazia in tempi di nuovi grandi ricchi e milioni e milioni di poveri si sia trasformato in un grande movimento di lobby. La cosa più lontana dalla democrazia come il secolo scorso ci aveva indicato. Non lamentatevi se la gente non va a votare. Sono troppe le bugie e pochi i fatti.

Torna alle notizie in home