“Mani pulite” di Sala, Tancredi si dimette: il patto corruttivo
I Pm attaccano per l’accordo sullo stadio e il quartiere San Siro
Il terremoto dell’urbanistica a Milano ha le “mani pulite” di Sala, le dimissioni di Tancredi sul quale pende la richiesta dei domiciliari e il sospetto del patto corruttivo su San Siro. Eccole “le mani pulite” e aggiunge che “io ci sono”, le parole pronunciate in un’aula gremita e sospesa tra tensione istituzionale e disagio politico, dal sindaco Beppe Sala in apertura di intervento in Consiglio comunale.
Le “Mani Pulite” di Sala e la sua “sofferenza personale”
Trenta minuti esatti, senza interruzioni, con la voce ferma e un accento dichiarato di «sofferenza personale». Parole misurate, rivolte ai consiglieri ma pensate per la città, nel tentativo di arginare la piena mediatica e la bufera giudiziaria che ha travolto Palazzo Marino. “Tutto ciò che ho compiuto nel mio mestiere di sindaco si è sempre basato sull’interesse dei cittadini. Nessuna azione a mio vantaggio personale”, dichiara Sala, evitando attacchi alla magistratura che lo ha indagato e invocando la coesione della maggioranza: “Se c’è, io vado avanti. Coraggiosamente”.
Il tempo, però, non è galantuomo per tutti. Pochi minuti dopo che Sala ha concluso il suo discorso, l’assessore all’Urbanistica e alla Rigenerazione Giancarlo Tancredi prendeva la parola per rassegnare le dimissioni. “Chiudo in modo infelice, ma la mia coscienza è pulita”, afferma, visibilmente commosso. Fino a prima della riforma Nordio le dimissioni avrebbe dovuto darle da casa e non nell’aula consiliare. A due giorni dall’interrogatorio di garanzia, Tancredi sceglie di uscire di scena. Come l’ha del resto sollecitato il sindaco.
Ma lo fa lanciando più di un messaggio. “Sono deluso dalla posizione di alcune forze di maggioranza, che si sono limitate a chiedere le mie dimissioni senza attendere alcuna pronuncia di condanna. Con buona pace del principio di garantismo”. E ancora: “Sarà interessante vedere, ora che l’assessore caduto in disgrazia è fuori gioco, come cambierà l’urbanistica a Milano. Sempre che abbia un senso questa definizione”. Applausi, strette di mano di ex colleghi e consiglieri di maggioranza, abbracci. Poi il silenzio. Quello pesante, che prelude a nuovi scenari. Intanto l’inchiesta prosegue e nelle carte dei Pm prende forma l’accusa di un “patto corruttivo” per controllare il futuro dello Stadio Meazza e dell’intero quartiere di San Siro.
Al centro delle indagini, Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio del Comune di Milano, e il costruttore Federico Pella, della società di progettazione J+S. Secondo i magistrati, tra i due esisteva un “dialogo continuo e intenso”, una collaborazione sotterranea per piegare a interessi privati la pianificazione pubblica. Marinoni, figura chiave della vicenda, viene descritto nell’ordinanza come uno “spregiudicato faccendiere, incline alla corruzione”, nominato proprio da Tancredi e dal sindaco Sala. Sarebbe riuscito, secondo l’accusa, a trasformare la Commissione Paesaggio nel fulcro delle “patologie della gestione urbanistica” milanese. Un sistema definito di “corruzione sistemica e ambientale”, capace di disgregare ogni controllo sull’uso del territorio e di ridurre l’urbanistica cittadina a “merce da saccheggiare”.
L’interlocuzione tra politica e architettura
La fase processuale dovrà certificare o meno quell’ “avidità crescente” definita dai Pm per un progetto speculativo di ampio respiro che ruotava intorno a San Siro, ma che si estendeva a più ambiti della rigenerazione urbana meneghina. Tra gli indizi le chat tra l’architetto Stefano Boeri e il sindaco Sala. Conversazioni in cui i due si scambiano opinioni, consigli e riflessioni sui temi urbanistici più sensibili per Milano. Nulla di penalmente rilevante, ma sufficiente a delineare un clima di stretta interlocuzione tra politica e architettura d’autore, in un momento in cui la neutralità delle decisioni pubbliche è sotto i riflettori.
I provvedimenti richiesti dalla Procura – quattro arresti domiciliari (tra cui lo stesso Tancredi) e due in carcere – scuotono dalle fondamenta l’architettura decisionale di Palazzo Marino, rimettendo in discussione il ruolo dei tecnici, la trasparenza delle decisioni, la tenuta stessa del modello Milano. Ora si apre il capitolo delle sostituzioni. Dopo l’addio di Tancredi, come già accaduto con l’ex assessore alla Casa Guido Bardelli (per opportunità politica dopo chat imbarazzanti), parte il toto-assessori. Il sindaco punterà su un tecnico o su un politico, indicato dal Pd? “Servono segnali di innovazione e cambiamento”, spiega la segretaria Elly Schlein, ribadendo la fiducia a Sala. Ma il tempo stringe e le partite aperte vanno dal Piano di governo del territorio agli interventi nei quartieri popolari, passando per il destino dello stadio e dei grandi progetti immobiliari. La “questione morale” dell’urbanistica milanese è appena cominciata. Ma promette di lasciare il segno.
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