Economia

Manovra: esame Bruxelles

di Giovanni Vasso -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


Domani è il giorno dei giorni. La manovra economica approda a Bruxelles e dal giudizio delle istituzioni comunitarie dipenderà un pezzo del futuro, non solo dell’Italia, ma anche del governo Meloni. Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, intervistato domenica a Raitre, ha tenuto riservata ogni anticipazione di giudizio sulla legge di bilancio ma, comunque, ha tenuto a sottolineare che la Commissione ha apprezzato la scelta “di andare nella direzione della prudenza dei conti pubblici”. Fatto che, per Gentiloni, è “importante”. Così come strategico e decisivo, per lo stesso Gentiloni, e dunque per la Commissione, è l’invito “ampio” sui “pagamenti elettronici e la fatturazione elettronica”. Si tratta, ha spiegato Gentiloni di “un impegno già preso dal governo italiano con il Pnrr e non possiamo contraddire impegni presi dopo pochi mesi”.
Sotto esame, Giorgia Meloni rilancia e difende (anzi) le misure contenute nella finanziaria. Nella seconda puntata social della rubrica dedicata ai suoi “appunti”, la premier estrae dal cilindro della manovra il coniglio di decontribuzione Sud, estesa a tutto il 2023, e delle risorse ritrovate e investite a favore del Mezzogiorno. “Noi vogliamo renderla strutturale”, ha spiegato Meloni a proposito della misura a favore delle assunzioni di personale meridionale, che ha aggiunto: “il governo presenterà un emendamento alla manovra per estendere a tutto il 2023 i crediti d’imposta per le aziende che assumono al Sud, per le Zes e le aree terremotate”. La presidente è felice di rivendicare di aver “individuato le risorse” perché “non era facile ma ci siamo riusciti”.
Sul punto, è intervenuta l’ex ministro per il Sud Mara Carfagna. Secondo cui “il governo ha evidentemente ascoltato le nostre sollecitazioni e l’allarme lanciato dal mondo imprenditoriale” decidendo così di “correre ai ripari”. Per Carfagna: “Meglio tardi che mai. Si rimedia a un vuoto grave nella manovra”. Resta scettico, invece, il leader M5s Giuseppe Conte: “Non si può dire alle persone di andare a lavorare se non ci sono misure per la crescita e se addirittura il lavoro contribuisci a distruggerlo come nel caso del Superbonus che ha creato 900mila posti di lavoro, secondo il Censis”. Conte ha poi aggiunto: “Se non si rinforzano le misure e gli incentivi al Sud non si crea lavoro. Ora il governo sta comprendendo di aver fallito su questo e riuscità a far passare emendamenti per le Zes”.
Giorgia Meloni, nel suo video social, ha voluto replicare alle accuse anche sul tema della flat tax. “Si è detto che le misure per le partite Iva discriminano i lavoratori dipendenti: questo è falso. Un lavoratore dipendente ha due terzi dei contributi a carico del datore di lavoro, un lavoratore autonomo si paga i contributi interamente. A parità di remunerazione, con la flat tax portata a 85 mila euro la partita iva pagherà un po’ di più senza avere una serie di diritti che i lavoratori dipendenti hanno”. E dunque, sul tema dei contanti, la premier ha difeso le scelte assunte in manovra: “L’Europa ha deciso di fissare il tetto ai pagamenti in contante a 10mila euro, il doppio di quanto è stato previsto dal governo italiano. Allora vorrei chiedere a chi ci ha detto che vogliamo favorire gli evasori, nell’Unione europea vogliono favorire gli evasori? Non credo, probabilmente abbiamo ragione noi quando sosteniamo che bisogna consentire alle persone di utilizzare il denaro contante e che questo non ha nulla a che fare con la lotta all’evasione”. Insomma, Meloni si sente tranquilla in vista dell’esame di economia comunitaria che la attende in queste ore. E’ tranquilla, la premier, anche se, quello di domani, sarà un appuntamento decisivo per l’iter della manovra. Non ci devono essere intoppi se si vuole approvare la legge entro il 31 dicembre, evitando così il rischio dell’esercizio provvisorio. Ecco, questa è la priorità, ben al di là del dibattito su pos e contanti che, sui social Beppe Grillo, ha definito “svilente”.


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