Tutti pazzi per la manovrina. Che non piace granché. Giorgetti ha fatto un investimento fortissimo sul taglio del deficit e qui ha puntato tutto il capitale politico, nonché gran parte di quello economico, delle scelte dell’esecutivo. Col risultato di scontentare (più o meno) tutti. Persino i grandi alleati, a partire da Confindustria e finendo alla Cisl, che sul rapporto con il governo Meloni ci avevano (e ci hanno) investito, a loro volta, moltissimo. A rompere il ghiaccio, in mattinata, è stato il Centro Studi di viale dell’Astronomia. Che, sulla manovra, ha pronunciato la sentenza: “La manovra per il 2026 di circa 18 miliardi sarà quasi a saldo zero e, secondo il Governo, non avrà impatto sul Pil. Gli interventi saranno focalizzati su taglio aliquote Irpef, sanità, investimenti, politiche per la famiglia”. Un giudizio che fotografa la realtà. E che non pare molto entusiasmante. La grande questione, più importante anche della questione degli affitti brevi e della cedolare secca che ha fatto sbottare l’Aigo insieme all’aumento della tassa di soggiorno (un altro esempio di come le cose iniziano sempre sotto i migliori auspici per poi finire sempre nel trasformarsi in un salasso che paga Pantalone), è legata al tema delle pensioni. In serata la notizia che rimpicciolisce, ancora di più, i già striminziti margini degli aumenti per le minime. Sì, saranno concessi venti euro al mese in più (pari a 260 euro l’anno) ma solo per i pensionati over 70. Il che restringe la platea consentendo un risparmio importante all’Inps. Ma il busillis resta quello dell’aumento dell’età pensionabile. E, soprattutto, della sparizione di Quota 103 e di Opzione Donna dai 137 articoli della manovrina. Roba che ai sindacati non piace per niente. La delusione Cisl è lampante: “Non ci piace l’idea dell’allungamento dell’età pensionabile, avevamo espresso un parere assolutamente negativo, perché ci sembra che sia una misura che è percepita molto male dalle persone”, ha dichiarato a SkyTg24 la segretaria Daniela Fumarola. Che ha aggiunto: “Nel documento hanno edulcorato questa misura di un mese – ha detto – noi auspichiamo che questo possa essere escluso. Auspichiamo che entri quota 103, che Opzione donna venga considerata”. Critiche arrivano anche dalla Uil: “Sulle pensioni non è stato fatto nulla, si è peggiorato la situazione, non sono date risposte alle rivendicazioni che noi sosteniamo da tempo”, ha tuonato il segretario generale Pierpaolo Bombardieri: “Ne cito una per tutte, Opzione Donna. Noi parliamo di pensioni solo quando c’è la manovra, invece dovremmo parlarne durante l’anno, per arrivare a una riforma che faccia giustizia dello scempio fatto dalla riforma Fornero”. Ecco, fa specie che sia proprio un governo a trazione centrodestra, con un ministro leghista, ad attirarsi critiche del genere. La Uil, che ha abbandonato la linea dello scontro ideologico, però apprezza la scelta di destinare due miliardi “ai temi della contrattazione e della detassazione degli aumenti contrattuali, non solo per la cifra in sé ma perché riconosce il fatto che il contratto possa essere strumento di democrazia economica in questo Paese”.
Ma il cahier de dolèances della manovrina finito sul tavolo del ministro Giorgetti c’è pure la vicenda legata alle accise sul gasolio. Un altro cavallo di battaglia del centrodestra. Il tema del riordino delle accise non è veramente una novità. Ma ciò non impedisce ai consumatori e agli autotrasportatori di esprimere tutto il loro disappunto. Secondo il Codacons, da gennaio, fare il pieno costerà 2,5 euro in più solo di tasse. L’accisa difatti salirà di 4,05 centesimi di euro col risultato di imporre ai 16,6 milioni di automobilisti che guidano vetture a gasolio, un esborso maggiore annuo pari a poco meno di 60 euro. “La decisione di aumentare le accise sul diesel lascia più di una perplessità, l’impressione è che onestamente il governo abba deciso di fare cassa sulla pelle dei cittadini e delle imprese”, tuona Enrico Folgori, presidente Feoli. Un’accusa pesante per il governo. Che ha investito tutto il capitale politico ed economico accumulato per una manovra, anzi una manovrina, che fa felici solo i ragionieri di Bruxelles e gli analisti delle agenzie di rating.