Cultura & Spettacolo

Maria Antonietta da perdere la testa

di Nicola Santini -


Premesso che in pochi hanno inquadrato la storia esatta della decapitata regina di Francia, arrivata bimbetta da un’Austria austera e misurata verso una Francia sborona e godereccia dove però la gente comune faceva la fame . E che nessuno ha saputo rappresentarla al cinema o in tv. E che al sottoscritto Maria Antonietta sta molto simpatica. Reputo che la storia sia stata ingiusta con lei e peggio della storia chi l’ha sempre raccontata. Tutto ciò premesso, la serie targata Sky merita, anche se, onestamente, non regala nulla di nuovo. E non stupisce come all’epoca seppe fare Sofia Coppola.
Cosa succede è chiaro che lo sappiamo. La figlia quattordicenne dell’imperatrice d’Austria, nata Asburgo Lorena, arciduchessa, è interpretata da Emilia Schule che la rende magnifica. Bella così, Maria Antonietta non lo era. Basta guardare i quadri che la ritraggono. Arriva in Francia in un ambiente che più distante da lei non poteva essere. La vita di corte non c’entra nulla con lei. Ed è vista come una straniera. Cosa che effettivamente è. Il matrimonio è combinato, quindi sa già di andare in sposa a un uomo che manco conosce. E che di lei se ne frega abbastanza. Delle donne in generale. Tant’è che a differenza del nonno notoriamente allegrotto, su Luigi XVI non ci sono evidenze di amanti o favorite. Su Maria Antonietta, tra gossip e calunnia, un paio di giri di walzer con il conte Ferzen sono stati sempre blaterati nelle portinerie più romantiche.
Il matrimonio garantisce la stabilità tra i due regni. Lei odia l’etichetta e la reputa esagerata. La sua mentalità è più avanguardista ma non meno rigorosa di quella del futuro marito. Ognuno dei due è consapevole del proprio ruolo. Tutto questo emerge chiaramente, è ben raccontato e inquadrato in modo tale da far entrare correttamente lo spettatore del mood dell’epoca. Talvolta si sente quella morsa al collo, poco placebata dalla bellezza artistica di ogni angolo della reggia e dei giardini, che a un certo punto sono vissuti come una prigione.
I consigli di Maria Teresa si sentono e sembrano soffiare nelle orecchie della protagonista a ogni passo: “non avrai alcun amico e non potrai fidarti di nessuno”. Il che non impedisce alla ragazza di buttarsi nella piscina dei piranha mossa più dalla curiosa ingenuità che dallo spirito di trasgressione.
Curiose le figure che le ruotano attorno. A partire dal marito che non se la fila e che dovrà imparare a sedurre, per poi conquistare definitivamente. Da un Luigi XV dissoluto e convivente con una prostituta, tale Madame du Barry, che basta aver guardato Lady Oscar per mettere a fuoco in termini di troiaggine. Sarà lei, (nella serie, e qua scatta il falsone storico) a insegnarle le arti della seduzione, cosa che in Austria non aveva fatto in tempo ad apprendere. Ci sono poi le figlie di Papà Roi, Victoire e Adelaide, classiche zitelle acide sempre pronte a giudicare e creare scompiglio. E la Principessa di Lamballe (Jasmine Blackborow di Tenebre e ossa) italiana gentile e impacciata che le offre subito il proprio aiuto e un’amicizia di cui si scriverà a lungo. Il fratello del Delfino, il conte di Provence, rosicone alla maniera di Harry con William. Senza dimenticare la rigidissima e stronza Gran Maestra che non permette ad Antoinette nemmeno di portare il proprio carlino a Corte.
Lo scenario è quello di un Paese sputtanato la sua misoginia e falsità, però senza toccarla troppo forte. Qui potevano spingersi di più. L’energia è tutta concentrata sulla psicologia e sul look dei personaggi e delle scene. La comicità e l’irriverenza che la serie vorrebbe trasmettere non sempre riesce e arriva allo spettatore, perché si ritrova incagliata, perché un po’ arenata nello storytelling visivo, che fa da prigione. E questo, pur rendendo onore alle sensazioni di Maria Antonietta all’epoca, poi però visto su schermo fa pensare che qualcosa manchi all’appello.
Finiamo così per asfissiare nelle sabbie nobili di una narrazione che a un certo punto non si sa esattamente dove vorrebbe portarci se non dove hanno già osato altri.
Della vera Maria Antonietta non si capisce bene l’intento di voler mostrare il carattere rivoluzionario e indipendente che invece è sempre stato cosa nota.
Si fosse premuto di più il tasto sul suo femminismo d’avanguardia, avremmo avuto un’eroina anziché solo una martire. Però merita comunque. Ed è godibile.

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