Esteri

La Marina di Israele pronta ad agire contro la Flotilla diretta a Gaza. Meloni: “Si fermi ora”

La marina israeliana pronta a prendere il controllo delle imbarcazioni

di Lino Sasso -


La tensione cresce nel Mediterraneo orientale attorno alla missione della Flotilla, composta da 51 imbarcazioni dirette verso la Striscia di Gaza con l’obiettivo dichiarato di rompere il blocco navale di Israele in vigore dal 2007. Fonti militari israeliane, citate dall’emittente televisiva Kan, confermano che la Marina di Israele si prepara a un’operazione di forza per impedire alle navi di raggiungere le coste dell’enclave palestinese controllata da Hamas.

La mossa di Israele: pronte le forze speciali Shayetet 13

Secondo quanto trapela, nell’azione sarà coinvolta anche la 13ª Flottiglia (Shayetet 13), il reparto di incursori della Marina israeliana specializzato in operazioni complesse. L’ipotesi più probabile, riferiscono le stesse fonti, è che le centinaia di attivisti a bordo vengano concentrate su grandi unità navali israeliane e successivamente condotte al porto di Ashdod, dove saranno sottoposti a interrogatori e quindi espulsi dal Paese. La presenza di oltre 50 imbarcazioni, spiegano i militari, rende impossibile il traino in sicurezza di tutte le unità. Alcune di esse, quindi, potrebbero essere affondate in mare nel corso dell’operazione. Israele ribadisce che non intende consentire alla Flotilla di rompere il blocco e dirigersi a Gaza, per non creare un precedente che indebolirebbe la sua strategia di contenimento di Hamas.

Il timing: la Flotilla attesa a 150 miglia da Gaza nella notte

Lo Stato maggiore della Difesa italiana ha diffuso un aggiornamento operativo: salvo variazioni di rotta o di velocità, intorno alle 02:00 italiane del 1° ottobre, la Flotilla raggiungerà il limite delle 150 miglia nautiche dalle coste della Striscia di Gaza, una distanza che rappresenta una soglia cruciale, perché potrebbe anticipare l’intervento delle forze navali di Israele. Qui il tracker.

Meloni: “La Flotilla si fermi, rischia di diventare un pretesto di guerra”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta con toni netti, invitando gli organizzatori della missione a sospendere la navigazione e ad accettare le proposte alternative formulate per la consegna degli aiuti umanitari. “Ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo”, ha dichiarato la premier. Meloni ha richiamato anche il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal presidente statunitense Donald Trump, definendolo “una speranza fragile che molti sarebbero felici di far saltare”. In questo quadro, ha avvertito, la sfida della Flotilla al blocco navale di Israele nel tentativo di raggiungere Gaza rischia di diventare il detonatore di una nuova escalation.

Il rischio escalation

Gli attivisti a bordo della Flotilla, sfidando Israele, insistono però nel rivendicare il diritto di portare direttamente gli aiuti a Gaza, senza filtri, ma per Tel Aviv ciò costituirebbe una violazione della sicurezza nazionale. Nelle prossime ore si deciderà il destino della missione e il livello della reazione israeliana. Con la Flotilla ormai prossima alla zona d’intervento e le parole di avvertimento della premier italiana Giorgia Meloni, il Mediterraneo orientale si prepara a un passaggio delicatissimo che potrebbe avere conseguenze non solo regionali, ma anche sul fragile equilibrio dei negoziati di pace.


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