Politica

MASSIMO CACCIARI: “Nè strategia nè tattica un partito senza idee

di Edoardo Sirignano -

MASSIMO CACCIARI POLITICO


“Per cambiare bisogna avere delle idee, proporre qualcosa. Nel Pd, che si avvicina al congresso, si pensa solo allo 0,1 per cento di Bersani, Schlein, Bonaccini o chicchessia”. Così Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia.
I dem si avvicinano al congresso. Come si stanno muovendo gli spiranti successori di Letta?
Non capisco cos’altro possano fare. Stiamo parlando di un gruppo politico, che non riesce a definire alcuna linea, né strategica, né tattica. Vedi i rapporti con i 5 Stelle da un lato e con Renzi e Calenda dall’altro. L’unica via di sopravvivenza può essere una sola: incamerare tutto e il contrario di tutto. È evidente.
Cosa ne pensa della vociferata adesione di Luigi Di Maio al Pd?
Fatti suoi. Non mi interessa più di tanto.
Inglobare chiunque, però, può essere un danno per la vera sinistra?
Qual è quella vera?
Non esiste, a suo parere, un soggetto in grado di tutelare i ceti meno abbienti?
Non c’è più né in Italia, né in Europa. La tendenza, degli ultimi venti anni è anti-welfare. Si tratta di un processo che va avanti dal secondo dopoguerra. Da una generazione a questa parte, è in atto una reazione complessiva che ha travolto un’intera area. Vale per il nostro Paese, come per la Francia, la Spagna e l’Inghilterra. Possiamo tranquillamente parlare di catastrofe generale delle sinistre europee. Queste non essendo riuscite, in nessun modo, a elaborare una propria politica interna, fiscale, sociale ed estera, che non fosse subordinata a Nato e Stati Uniti, sono sparite. Lo dicono i fatti.
Cosa si aspetta da Bonaccini e Schlein? Possono dare la svolta?
Per cambiare le cose bisogna avere delle idee, dei contenuti. Non riesco a capire come possa cambiare Bonaccini.
Il candidato designato, intanto, dice di poter riportare il Pd su un determinato binario?
È ridicolo. Parla a vanvera. Vale per il governatore dell’Emila come per Schlein e altri.
Esiste un profilo che può aggregare questo mondo?
Assolutamente no!
In quale luogo cercare?
Non lo so.
Articolo 1, però, dice di rappresentare la parte più progressista di un’area?
Non parliamo di ridicolaggine. Cosa vuol dire questa sigla? Stiamo parlando dello 0,1 per cento. Il vero problema è che le persone si attendono delle risposte, che purtroppo tardano ad arrivare.
A cosa fa riferimento?
Inflazione oltre il 10 per cento, salari fermi da venticinque anni, polarizzazione sociale, un’Italia sempre più povera e fragile. Questi sono gli aspetti su cui cercare di lavorare e trovare delle convergenze. Non andare dietro a chi dice avere di una percentuale, pur chiamandosi Bersani, Bonaccini, Schlein o chicchessia.
Possiamo dire che non c’è un’adeguata maturità in tal senso?
Non c’entra la maturità. È una crisi identitaria di tutto il centrosinistra tradizionale europeo, quello che dava vita ai compromessi storici, alle grandi coalizioni in Germania, quello che ha condotto la Spagna in tutto il periodo post-franchista. Sono tutte culture politiche travolte in parte da cause obiettive, come la rivoluzione tecnologica, la nuova geopolitica e dall’altra da incapacità totale di un’intera classe dirigente.
Non ritiene che oggi si tenda troppo ad andare dietro agli Stati Uniti?
Il centrosinistra europeo non è mai stato così succube delle politiche americane. Basta ricordare Craxi a Sigonella, i sospetti nei confronti dei dirigenti americani sul caso Moro, l’Ostpolitik di Brandt. Pur essendo stati sempre dentro la Nato, avendo portato avanti una politica filo-occidentale, non ho mai visto forze politiche sdraiate completamente su interessi filo-statunitensi. Prima c’era un’influenza, lo sanno tutti, ma c’erano anche dei margini di autonomia, dei limiti. L’Europa aveva una linea politica chiara. Adesso, invece, osservo un’incapacità totale nel proporre qualcosa. Basta osservare la trattativa sulla guerra in Ucraina, dove il continente si è appiattito su determinate posizioni. Le sembra decente?
Rispetto al conflitto tra Kiev e Mosca, esiste una diversità di vedute tra le varie forze in campo?
Non c’è alcuna differenza. Dal punto di vista delle politiche estere, perché dovrei votare il Partito Democratico e non Giorgia Meloni…


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