Maternità, una mamma su cinque è straniera. E tre su dieci scelgono il cesareo
Natalità, il panorama della maternità continua la sua evoluzione: circa il 20,1% delle madri sono di cittadinanza non italiana, l’età media della madre è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere. Lo evidenzia il Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dal ministero della Salute con le analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto dell’anno 2023.
La sanità pubblica regge: il 90,1% dei parti nel 2023 è avvenuto negli istituti di cura pubblici ed equiparati, il 9,8% nelle case di cura e solo lo 0,13% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.). E sei mamme su dieci scelgono le strutture più esperte: il 61,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui.
Nel 2023, circa il 20,1% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (29,6%) e dell’Unione Europea (17,9%). Le madri di origine asiatica e sud americana costituiscono rispettivamente il 21,0% e l’8,3% delle madri straniere. L’età media della madre è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere.
Quasi la metà delle mamme, il 42,4% ha una scolarità medio alta, il 22,0% medio bassa ed il 35,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere, prevale una scolarità medio bassa (41,2%).
Il 60,1% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 23,7% sono casalinghe e il 14,2% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2023 è per il 50,1% quella di casalinga a fronte del 67,9% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.
La donna, al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 94,84% dei casi ha accanto il padre del bambino, nel 4,26% un familiare e nello 0,90% un’altra persona di fiducia. E persiste una quota significativa dei parti cesarei: è il 30,3% dei casi, l’evidenza di un ricorso eccessivo alla via chirurgica per una maternità senza particolari problemi. Per i neonati, sono stati rilevati 919 nati morti e registrati 4.507 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
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