Attualità

Mattarella: “Non dimenticare la verità non può fare paura”

di Edoardo Sirignano -

SERGIO MATTARELLA


Mattarella sostiene che non bisogna mai aver paura della verità, ma l’Italia ricorda meno. Questa è la verità quando ogni anno ricorre il “Giorno del Ricordo”, la ricorrenza istituita per commemorare le vittime delle “Foibe”, quelle grandi caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli che tutti conosciamo per i massacri subiti dai cittadini italiani tra il 1943 e il 1947 da parte dei partigiani jugoslavi. Di fronte a un evento così buio non dovrebbero esserci bandiere, colori o qualsiasi tipo di distinzione. Nonostante ciò, c’è una parte di Paese che preferisce dimenticare, girarsi dall’altra parte.

Il Quirinale

Non lo dice uno qualunque, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Ribadendo lo stupore e la condanna – sostiene nel suo intervento al Quirinale – per inammissibili tentativi di negazionismo e di giustificazionismo, segnalo che il rischio più grave di fronte alle tragedie dell’umanità non è il confronto delle idee, anche tra quelle estreme, ma l’indifferenza che genera rimozione e oblio”. Pur essendo, negli ultimi anni, superata parte della cosiddetta cortina dell’indifferenza e persino, di ostilità che, per troppi, anni ha avvolto le vicende legate alle violenze contro le popolazioni vittime della repressione comunista, esiste ancora chi preferisce, intenzionalmente o meno, sminuire quei fatti. Il problema, però, che la storia non si può cancellare, né ammette diverse rivisitazioni.

La vera unità

Ecco perché l’appello all’unità rivolto dal Capo dello Stato è più che attuale, soprattutto quando al prendere il sopravvento è un mondo che facilmente passa al capitolo successivo e usa la parola “marginalizzazione” per accantonare. “Le sofferenze subite dai nostri esuli dalle popolazioni di confine – è l’invito di Mattarella – non sono, non possono essere motivo di divisione all’interno della nostra comunità nazionale. Al contrario deve esserci unità nel ricordo, nella solidarietà, nel sostegno”.
Il riferimento probabilmente è a quella destra, a volte troppo estrema, che si è focalizzata esclusivamente sul sentimento anticomunista o a quella sinistra, che invece ha fatto passare “massacri” quasi come la battaglia politica di una parte. Bisogna, quindi, con ogni mezzo, evitare di far passare tesi che tuttora possano rievocare quell’irredentismo, ancora presente in alcune aree del Paese. Non basta, però, la sola compattezza su determinati temi.

PALAZZO CHIGI

Serve innanzitutto impegno, la parola magica utilizzata dalla premier Giorgia Meloni, ormai sempre meno attivista sovranista e più donna delle istituzioni.

Queste ultime, infatti, non possono trattare l’argomento qualche giorno all’anno e poi lasciare tutto al caso. Il 10 febbraio non deve e non può essere più una ricorrenza qualunque, come di questi tempi può essere considerato San Valentino, la festa degli innamorati. Occorre, piuttosto, che assumi un significato più profondo, che incarni il nostro spirito nazionale. Ecco perché Palazzo Chigi istituisce un apposito comitato, che ha come fine quello di mettere chi ha la possibilità di testimoniare quanto accaduto: “I nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia – sottolinea il presidente del Consiglio – sono italiani due volte e custodiscono nel loro cuore la nostra bandiera. Quel tricolore che molti di loro portarono con sé. L’Italia non dimentica”. Dello stesso parere il presidente del Senato Ignazio La Russa, che mette l’accento su quella legge che nel 2004 ha permesso la nascita della Giornata del ricordo. “Ero capogruppo di Alleanza Nazionale – ricorda l’inquilino di Palazzo Madama – quando è stata istituita, insieme a Menia. Una normativa che oggi comincia a dare i propri frutti. A distanza di anni, considero quel momento uno dei momenti fondanti della nostra Nazione”. C’è chi, pertanto, esorta chi di dovere a portare l’argomento a Sanremo, come nel caso di Matteo Salvini o chi invece ritiene che sia una materia da affrontare nelle scuole primarie. Un vero cambio di mentalità, d’altronde, lo si può avere solo se si interviene nell’età basilare dell’apprendimento, superando testi di parte, che troppo spesso fanno vedere ciò che vogliono. Questo, d’altronde, come spiega il ministro della Cultura Adolfo Sangiuliano, è l’unico modo per fare in modo che determinati eventi non possano neanche più essere pensati.

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