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Mbappé va al Real e inguaia Macron

di Giovanni Vasso -


Dall’Eliseo alla Casa Blanca: Kylian Mbappé se ne va al Real Madrid e inguaia Emmanuel Macron. L’attaccante ha deciso di lasciare il Paris Saint Germain giusto un anno dopo aver strappato, grazie alla mediazione del presidente francese, un contratto ricchissimo, carico di clausole ultramilionarie. Roba mai vista persino alla corte del munifico Al-Thani, un uomo capace di spendere qualcosa come due miliardi di euro sul mercato pallonaro per non vincere l’unico titolo che davvero conta, la Champions League. Un tradimento nel tradimento: Mbappé se ne va a parametro zero da Florentino Perez, che così sublima l’arte in cui leader indiscusso è stato per anni l’ex ad del Milan ora al Monza Adriano Galliani. Guadagnerà, secondo Espn Sports, 15 milioni netti all’anno per cinque anni più un premio alla firma da 150 milioni che sarà rateizzato per ciascuna stagione.

Come da inveterata prassi mediatico-pallonara, Mbappé, dopo sette anni al Psg conditi da 256 gol in poco più di 300 presenze, ha sciorinato sui social una sua foto da bambino con addosso una giacca del Real. Ha parlato del “club dei suoi sogni” e della felicità di essere arrivato lì dove chiunque abbia mai tirato qualche calcio a una palla di pezza ha sognato di andare. Da parte sua, il Madrid lo ha aspettato. Senza restare con le mani in mano dal momento che, nel fine settimana appena trascorso, i Blancos di don Carletto Ancelotti hanno alzato al cielo la decimoquinta Champions della loro lunga e prestigiosa storia.

Ma che c’entra Macron con la storia finita tra il Psg e la sua stella più luminosa? Innanzitutto c’è la questione di un paio d’anni fa. Quando il Real fece una corte spietata a Mbappé che fu sul punto di firmare l’accordo con la Casa Blanca. Fino a quando si intromise, nella trattativa, proprio il presidente francese. Che, fungendo da mediatore tra il campione e la proprietà qatariota del club dell’Ile de France, riuscì a strappare un rinnovo stellare tra i mugugni dei media e delle istituzioni del calcio iberico. Cento milioni alla firma, cento milioni di ingaggio. “Ho scelto da francese”, tuonò a maggio ’22 Mbappé mentre il presidente del Psg Al Khelaifi giurò e spergiurò che il calciatore non aveva scelto di restare “per soldi” e che il conflitto con la Spagna (“Quel rinnovo è stato un insulto al calcio“, tuonò il presidente della Liga Tebas) fosse tutto legato ai timori, da parte della Liga, che il campionato francese potesse divenire più prestigioso del torneo spagnolo. “E’ una faccenda privata, da francese, vista l’importanza che ho nel Paese – dichiarò all’epoca Mbappé -. Il lato sentimentale ha preso il sopravvento ed è cambiato anche il progetto sportivo, sono cambiate tante cose”. Fu il calciatore a confermare i colloqui con Macron: “Sì, abbiamo parlato spesso, lui mi ha dato dei consigli. Quando si è un personaggio pubblico di rilevanza nazionale si hanno diritti e doveri. Bisogna prendersi le responsabilità di quello che si è, come giocatore e come uomo”. Scaduto quel contratto, finito anche il tempo delle responsabilità e del patriottismo. In fondo è solo pallone. Proprio a Macron, in visita al ritiro della nazionale francese riunitasi in vista degli Europei di Germania, ha comunicato che l’accordo col Real era cosa fatta. “A quando l’annuncio?”, gli ha sussurrato monsieur le président. “Ce soir, ce soir”, gli ha ripetuto ieri sera Mbappé anticipando, di qualche ora, la nota stampa del Real.

Per Macron è un colpo perché fu proprio lui a volersi intromettere nelle questioni pallonare. Al calcio, il Presidente, ha legato parte importante della sua comunicazione pubblica. Ricordate, l’esultanza scomposta alla vittoria dei Blues ai mondiali in Russia nel 2018? Due anni fa, l’intromissione nel caso Mbappé gli servì per rafforzare il consenso in vista delle presidenziali che lo confermarono alla guida del Paese. Ma adesso il colpo arriva alla vigilia del voto europeo. Certo, non sarà il passaggio di un’icona nazionale come Mbappé, già più volte invitato all’Eliseo in veste formale, a condizionare gli umori dell’elettorato francese. Ma potrebbe contribuire al gioco elettorale, del resto, in vista delle urne, vale tutto. Questa volta, però, al presidente Macron è girata male. Del resto si sa, il pallone è rotondo e gira e va dove vuole lui. Anche al Real Madrid, se gli va.


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