Salute

MEDICINA: E SE LA RICETTA GIUSTA FOSSE “CURARE I SANI”

di Redazione -


Una possibile soluzione anche per tenere sotto controllo le pandemie come il Covid-19

 

Un grande sogno, non far guarire i malati, ma impedire che i sani si ammalino.  Detto con uno slogan: “Curare i sani”. È fantastico pensare ad un mondo senza malattie perché si potrà impedire ai sani di ammalarsi, e nessuno avrà più bisogno di ospedali. Vediamola da un altro lato. Un’industria di farmaci che produce farmaci per i malati con la concorrenza di altre ditte, il mercato è molto stretto e la competizione è pericolosa; il fallimento è dietro l’angolo. Curando i sani il mercato si dilata a dismisura. È un sogno incredibile da entrambi i lati lo si guardi. E venendo a vaccini e virus! Poteva mancare? Ne stiamo facendo indigestione, ma vogliamo proporre l’argomento condito in un altro modo. Tratto dal libro “I virus2” di un noto medico: Tutti avete sentito parlare della proteina spike, ed è verso quella proteina che si spera coi vaccini, vengano prodotti gli anticorpi protettivi, perché un vaccino che non protegge, indipendentemente dalla tecnica con cui si vuole stimolare la produzione di questi anticorpi, non è un vaccino. Chi produce questi vaccini non da alcuna garanzia di protezione, difatti non viene escluso un contagio successivo nonostante il vaccino. Ve lo ricordate quando si facevano i test per vedere se il vaccino aveva attecchito e se non aveva attecchito, si ripeteva la vaccinazione.

“Le positività a Covid-19 che si stanno riscontrando in alcuni vaccinati,erano prevedibili e preannunciate. Non è mai stato dichiarato, né dagli enti regolatori quali l’Agenzia europea del farmaco Ema o l’Agenzia italiana nel farmaco Aifa, né dai vari esperti, che il vaccino proteggesse dall’infezione: il vaccino protegge dalla gravità della malattia, dall’andamento patologico dell’infezione, ma non dalla possibilità che il virus possa infettare”, afferma ad un’agenzia di stampa  Maria  Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Il tempo necessario per dare origine alla formazione di una adeguata risposta anticorpale potrebbe essere diverso in base alle proteine anticorpali che il virus presenta, che potrebbero essere anche plurime. Per quanto riguarda il virus dell’influenza A e B, questi presentano in superficie 2 glicoproteine, una emoagglutinina (contrassegnata con la lettera H) e una neuraminidasi (contrassegnata con la lettera N). Quando nel virus compaiono dei nuovi antigeni, si manifesta il fenomeno “antigenic Shift” o spostamento antigenico e se un virus noto, come quello dell’influenza, si presenta con un corredo antigenico tutto nuovo, come è accaduto per il coronavirus attuale, ogni persona potrà essere contaminata da questo nuovo tipo di influenza,  che potrà propagarsi senza limiti arrivando ad assumere le caratteristiche di pandemia. Se però alcuni antigeni del virus sono già noti all’organismo da contatti con virus precedenti che avevano in dotazione anche quell’antigene, un precedente vaccino può parzialmente reagire anche col virus nuovo, ed è per questo motivo che si dice che un vaccino può essere utile, anche se parzialmente, nei confronti di altri virus in cui  sia presente almeno uno degli antigeni di superficie precedentemente incontrati, che poi sono sempre proteine. O in casi estremi il vaccino potrebbe anche non essere utile.

 

Se si trattasse di un virus creato in laboratorio, questo potrebbe essere dotato di proteine particolari, magari anche di tipo prionico e non sarebbe male ricordarsi cosa sono i prioni e di come agiscono pur non avendo né DNA né RNA e di quel fenomeno che è noto e conosciuto come “isomeria conformazionale” di cui non si scrive per non confondere le idee, ma si segnala che alcuni vaccinati hanno sviluppato malattie simili alle malattie prioniche.

Il vaccino deve mettere in moto quella che è la cosiddetta memoria immunologica, senza però determinare danni all’organismo, di modo che, qualora si ripresentasse il virus, quello del vaccino, l’organismo potrebbe produrre immediatamente gli anticorpi specifici ed efficaci, per distruggerlo immediatamente, in quanto gli anticorpi aspecifici che ci difendono quando il virus ci aggredisce, potrebbero soccombere e l’organismo potrebbe sviluppare una malattia grave, o morire prima che l’organismo possa produrre gli anticorpi specifici, quelli per cui il vaccino ha già fatto sviluppare la memoria immunologica che quindi fa produrre immediatamente gli anticorpi specifici, quelli tagliati su misura per quel virus. Perfetto! Ma solo nel caso in cui il virus non muta.  E la caratteristica peculiare di questo virus è che muta in continuazione, mentre il virus influenzale muta una volta all’anno per cui se ogni anno ti vaccini, per l’influenza, dovresti scamparla, se l’anno prima hai già “fatto” il vecchio vaccino, anche se la pratica ha mostrato che non è proprio così. Tornando alla memoria immunologica, tutto dipende dall’individuazione delle proteine antigeniche e dal numero diqueste e dalla capacità dell’organismo di produrre altre proteine, le proteine anticorpo, in grado di disgregare o annullare queste proteine-veleno, ovvero se la proteina viene riconosciuta, ma se nell’organismo non esiste un’altra proteina da contrapporle come anticorpo in grado di disgregarla bloccarla o annichilirla, nessuna memoria immunologica potrà servire. A quel punto l’unica soluzione sarà di proporre di introdurre  non un vaccino esterno, ma anticorpi specifici preformati, perché in quel caso l’organismo non è in grado di autoprodursi quegli anticorpi nonostante il vaccino, e quindi si dovrà ricorrere a questa terapia come la cura che utilizza plasma estratto da “guariti” che contiene già gli anticorpi, o cercare di controbattere le lesioni generate con tutte le altre cure di cui si parla, poco, come l’interferone come fanno a Cuba o con l’ozono come hanno fatto con successo a Udine. Nel caso poi di modifiche o mutazioni degli antigeni virali, ricadremo nel caso esemplificato dell’influenza, in cui ogni anno si deve praticare una vaccinazione differente, con reinfezioni possibili da virus mutati. Nel caso del coronavirus le cui mutazioni sono frequentissime, ci si dovrebbe vaccinare con nuovi vaccini, anche più volte lungo nell’anno solare, costringendo da una parte l’industria del farmaco ad adeguarsi alla continua produzione di vaccini diversi, per cui potrebbe anche non essere in grado di farlo, e, dall’altra, ad un inseguimento vaccinale perpetuo, prospettiva terribile per i pazienti e l’umanità tutta, mentre diventa una occasione straordinaria per l’industria farmaceutica, perché renderebbe la razza umana schiava di quei vaccini che quindi dovrebbero essere utilizzati sino all’estinzione dell’essere umano o sino ad una modifica epigenetica dell’essere umano, con comparsa di una nuova immunità diretta verso le infezioni virali, fatto molto utopico, ma anche questo possibile.  Con questo virus che continua a produrre mutazioni, che producono altre mutazioni favorite anche dalle vaccinazioni, che collaborano a ingenerare mutazioni ulteriori, si potrebbe assistere ad una escalation che offre una immagine da sogno, a seconda del virus che si presenta, dovremo vaccinarci per restare sani, per cui potremo mantenere in salute oltre sette miliardi di persone impedendo loro di ammalarsi con una semplice punturina alla settimana, magari da ripetere, dal farmacista, in stazione, dal medico curante. Insomma, ci si potrà vaccinare dappertutto e così ad ogni vaccino un ”timbrino” sul passaporto vaccinale e, a passaporto pieno, un buono per una flebo di ricostituenti come premio. Sarà questo il nostro futuro?

 Antonella Sperati

 


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