Mediterraneo, un mare malato
L’aumento delle temperature favorisce la tropicalizzazione del mare, con la scomparsa delle specie tradizionali
Alle prese con l’emergenza delle città in bollino rosso, dei primi morti “di caldo”, dei blackout e dei condizionatori “a palla” ci siamo dimenticati delle disagiatissime condizioni di quel Mediterraneo fino a qualche settimana fa in primissimo piano perché ponte dell’Italia e dell’Europa verso l’Africa.
Un mare malato
Lo scorso mese di giugno ha segnato un nuovo record negativo: la temperatura media superficiale del Mar Mediterraneo ha raggiunto i 24,3°C, il valore più alto degli ultimi dieci anni per questo mese, con un incremento di 1°C rispetto alla media 2015-2024.
Nel Mar Tirreno si sono toccati i 25,1°C e nell’Adriatico i 24,1°C. Il riscaldamento del Mediterraneo procede a una velocità dal 20% al 50% più rapida rispetto alla media globale e nell’ultimo decennio la velocità di aumento si è addirittura raddoppiata.
Le denunce sul Mediterraneo
Greenpeace e Legambiente denunciano che il Mediterraneo è diventato un vero e proprio
“hotspot climatico”, con effetti devastanti su biodiversità, pesca, turismo e salute umana. Le specie autoctone sono in sofferenza, mentre si espandono organismi termofili e specie aliene invasive. Le gorgonie, ad esempio, mostrano segni di necrosi e mortalità fino al 94% delle colonie in alcune aree protette.
L’aumento delle temperature favorisce la tropicalizzazione del mare, con la scomparsa di specie tradizionali e l’arrivo di pesci tropicali che alterano gli equilibri ecologici. Aumenta l’impatto sulle grandi specie pelagiche come il tonno rosso, che entrano stagionalmente nel Mediterraneo per la deposizione delle uova.
Senza contare che le temperature possono avere un impatto sui cicli riproduttivi. Tra gli effetti indiretti legati all’aumento delle temperature, la favorevole diffusione di specie termofile sia native che soprattutto aliene: barracuda, pesce palla o pesce scorpione.
“E’ crisi climatica”
“Non è caldo. È crisi climatica”: Legambiente sottolinea l’urgenza di politiche concrete per la protezione degli ecosistemi marini e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
“L’immagine che offre il Mediterraneo non è affatto rassicurante” scriveva del nostro mare Predrag Matvejević. Nulla ci autorizza a far passare sotto silenzio le sue condizioni.
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