Politica

Melomnibus: l’utimo Cdm tra taxi, caro voli e deroghe

di Eleonora Ciaffoloni -


Nel tardo pomeriggio di ieri la premier Giorgia Meloni e i suoi ministri si sono riuniti per l’approvazione del Decreti Asset e investimenti, o meglio definito un decreto “Omnibus”.

Un nome esplicativo, visto che i provvedimenti al suo interno sono molteplici, dalla riforma dei taxi, fino al caro voli, in un Cdm in cui si dovrà decidere sul tetto stipendi per i manager della società incaricata alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, sulle intercettazioni all’interno delle normative per la giustizia, e sull’inasprimento delle sanzioni per i piromani. Tutti temi importanti che, da un lato, vedono acceso l’interesse strategico per i grandi investimenti e, dall’altro, prendono in considerazione molte delle difficoltà che sono state registrate in questa calda estate.
Dei 24 articoli previsti nei lavori dell’esecutivo, i più discussi – o meglio, i più criticati rispettivamente dalle opposizioni e dalle associazioni di categoria – sono stati quelli sulla “rottura” del tetto degli stipendi e quelli sul riordino del settore dei taxi.

Capitolo trasporti

Per tutta l’estate, ma anche nei mesi precedenti, erano state molte le critiche e soprattutto le lamentele che erano arrivate da cittadini e da turisti nei confronti del servizio taxi: dalla mancanza di vetture, dalla lentezza del servizio, dalle attese e dall’impossibilità di poter pagare con il pos. Difatti, fanno sapere, l’aumento si impone “per fronteggiare uno straordinario incremento della domanda legato a grandi eventi o a flussi di presenze turistiche superiori alla media stagionale”.
E così con questo decreto il governo mette le mani su questo capitolo per aumentare fino al 20% le licenze per i Comuni capoluogo di Regione, le città metropolitane e i Comuni sede di aeroporto internazionale, attraverso un concorso internazionale che prevede obbligatoriamente l’uso di veicoli non inquinanti. I Comuni potranno poi rilasciare, in via sperimentale, a titolo gratuito o a pagamento, licenze di taxi aggiuntive temporanee per non più di 12 mesi e prorogabili sino a un massimo di 24 mesi. Incentivi che non soddisfano la categoria, con i sindacati e con i lavoratori del settore che temono poi, in caso di carenza di domanda, di rimanere con poco – o senza – lavoro e quindi di doversi ritrovare a “combattere” con i colleghi per i viaggi.
A far discutere in questa calda estate, anche i rincari che hanno colpito il settore del turismo e, in particolare, il caro voli: nel decreto le misure in tal senso riguardano le pratiche commerciali scorrette relative ai prezzi praticati sulle tratte nazionali per le isole (i biglietti che hanno riscontrato i maggiori rincari). Difatti è previsto un tetto massimo al prezzo del biglietto (non oltre il 200% del prezzo medio) e anche il divieto dell’utilizzo dell’algoritmo nei casi emergenziali (come è stato il periodo di guasti causa incendio in Sicilia) o di massa di turisti in arrivo e in partenza. Per le associazioni le nuove norme sono “punitive” e arrivate senza un “preventivo confronto”.

Tetti e stretti

Altro nodo che doveva essere sciolto in Consiglio dei ministri era quello della cancellazione del limite dei 240mila euro all’anno dei manager e membri del Cda della società che gestisce la costruzione dello Stretto di Messina, che aveva creato non poche polemiche da parte delle opposizioni.
La deroga, in questo caso, prevede la non applicazione di alcuni commi del decreto legislativo introdotto nel 2016 dal Governo Renzi con il quale si stabiliva un limite di 240 mila euro delle retribuzioni per gli amministratori pubblici, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti. Deroga che fonti del governo definiscono la norma “necessaria per dare la possibilità alla società di dotarsi di personale con professionalità ingegneristiche, legali ed economiche adeguate a realizzare l’opera. Eppure, viste le polemiche arrivate dalle opposizioni che criticavano il governo per “pensare al guadagno e non alle infrastrutture”, era arrivata la proposta di non far valere il tetto per gli amministratori, ma solo per i tecnici, e quindi per quei professionisti predisposti alla riuscita del ponte, come anche “proposto” da deroga.


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