Esteri

Meloni a Kiev: gelo su Berlusconi

di Domenico Pecile -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, VOLODYMYR ZELENSKY PRESIDENTE DELL'UCARINA


“Non tentenniamo”, sono state le prime parole durante la conferenza stampa al termine dell’incontro con Zelensky, al termine del suo viaggio. Due parole per ribadire l’incondizionato appoggio all’Ucraina. Una trasferta irta di ostacoli, anche dentro la sua maggioranza, quella della Meloni. Un viaggio che è coinciso quasi sicuramente con la giornata più difficile, dal punto di vista degli equilibri internazionali, da quando è cominciata la guerra. Tutti i principali protagonisti, Russia, Cina e America, sono infatti scesi in campo ieri per marcare le rispettive posizioni. Putin ha tuonato contro l’Occidente con nuove minacce e ha accusato di ingratitudine l’Italia in riferimento alla pandemia (“La Russia sa essere amica e mantenere la parola data”), il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang si è detto “molto preoccupato” perché il conflitto “sta andando fuori controllo” e Biden a Varsavia ha ribadito il totale, incondizionato appoggio all’Ucraina. Venti di grande incertezza, di paura internazionale, di tatticismi, di annunciati ricorsi a maggiori armamenti, che però non hanno fatto recedere il premier Gorgia Meloni dal ribadire il rinnovato, totale appoggio a Zelensky (sicuramente non graditissimo a Salvini e Berlusconi, quest’ultimo attaccato duramente ieri dallo stessi Zelensky) che potrebbe essere riassunto in queste parole: “L’Italia continuerà a garantire supporto, ogni genere di supporto militare, politico, finanziario e strutture per aiutare la resistenza”. Dove per strutture, come ha avuto modo di riferire in serata al presidente ucraino, la Meloni intende “aiuti sul piano finanziario per un piano civile di ricostruzione” anche perché “le nostre imprese sono pronte”. Sì, l’Italia vuole contribuire a un “Piano di ricostruzione”, perché “il simbolo di un palazzo distrutto che viene ricostruito è un simbolo di speranza”. Ma il premier durante le tappe del suo viaggio ha avuto anche parole dure nei confronti di Putin, accusandolo di avere messo in atto la solita propaganda: “Speravo in parole diverse, mi aspettavo un passo avanti: quello che abbiamo sentito questa mattina è stata la propaganda che già conoscevamo ma i fatti sono diversi. Ha detto che lavora per la diplomazia, per evitare il conflitto, ma la verità è che c’è qualcuno che è l’invasore e qualcuno che si sta difendendo, e il paradosso è che chi è vittima di questa aggressione sta comunque cercando di presentare un piano di pace”. Poco prima, il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, aveva affermato che “l’Ucraina accoglierebbe con favore il sostegno attivo da Roma per l’attuazione della formula di pace del presidente Zelensky e il progresso dell’Integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea e nella Nato”. Non soltanto parole di promessa, quelle della Meloni, perché durante il suo indugiare tra le macerie di Irpin si è spinta oltre e ha annunciato che appena incontrato il presidente ucraino gli avrebbe chiesto “cosa possiamo fare di più per dare una mano”. Parole ribadite anche al sindaco di Bucha: “L’Italia era con voi fin dall’inizio e lo sarà fino alla fine. Avete tutto il nostro supporto”. Il premier aveva ricevuto dalle autorità di Bucha una medaglia realizzata con i proiettili, raffigurante l’albero della vita, e ha letto con interesse ad alta voce l’incisione “Città non conquistata”. Ma il clou del viaggio è stato il faccia a faccia con il presidente ucraino. Al termine del quale il premier ha promesso: “racconterò tutto agli italiani perché non ci si può girare dall’altra parte”. E, dunque, “chi sostiene l’Ucraina – anche militarmente – sostiene la pace. E ricorderò anche che chi è stato oggetto dell’aggressione paradossalmente presenterà un piano di pace in dieci punti”. Tornando sulla guerra, la Meloni afferma che stando agli aggressori sarebbe dovuta durare pochi giorni. “Ma le cose non sono andate così perché – spiega – è stata sottovalutata l’eroica reazione del popolo aggredito”. Questo perché le nazioni “si fondano sui sacrifici che si compiono assieme. E questo ci insegna l’Ucraina”. Ci insegna cioè, “cosa significa, come è accaduto durante il nostro Risorgimento” sentirsi una vera nazione, perché “l’amore per il proprio Paese nasce spontaneamente, le nazioni si fondano sui sacrifici. E questo vi insegna oggi l’Ucraina”. Infine, un affondo che sa di puntualizzazione nei confronti dei mugugni di Berlusconi e degli “strani” silenzi di Salvini. “Ognuno – manda a dire – deve fare la sua parte. Certo, tutti vogliono la pace. Ma quale pace? Nessuna pace ingiusta per l’Ucraina. Una vittoria della Russia non sarebbe una pace, ma la conferma di una invasione”. E ancora: “Chi adesso sostiene l’Ucraina sostiene la pace”. Un discorso netto, incontrovertibile, la cui portata emotiva – riferiscono i suoi collaboratori – è stata sicuramente amplificata nel corso del suo viaggio nei luoghi degli eccidi che l’hanno visibilmente scossa. Anche per questo, a margine dell’incontro con Zelensky, ha rimarcato che la Commissione esteri della Camera dei deputati ha dato l’ok al riconoscimento del genocidio.

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