Attualità

Meloni d’Oriente: Italia ruolo chiave nel Corridoio India-Medio Oriente-Europa

di Ernesto Ferrante -


Gli affanni dell’Europa. I problemi di Francia e Germania. E Meloni si propone
Nel Corridoio India-Medio Oriente-Europa l’Italia si candida a un ruolo chiave.

“Continuiamo a essere convinti che il G20 sia un forum multilaterale strategico nella misura in cui consente di dialogare con i paesi emergenti e del sud globale”. Sono un inno al pragmatismo le parole pronunciate dal presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, nel corso della Conferenza stampa di rito a conclusione del vertice di Nuova Delhi. Sfruttando gli affanni di un’Europa che sta scontando le incertezze di Francia e Germania, Meloni sta provando a ritagliarsi uno spazio nella scena internazionale, nonostante i limiti derivanti dal posizionamento in un campo atlantico che sta soffrendo l’emergere di nuovi centri di sviluppo globale. Se parlare di “autonomia strategica” appare azzardato, non è errato prendere nota di un’astuta tattica “di equilibrio di interessi” di berlusconiana memoria. Un ritorno per certi versi al passato che appare come una significativa novità dopo anni di governi tecnici o politico-tecnocratici privi non solo di slanci concreti, ma anche di visioni di insieme in grado di rinverdire almeno in parte la robusta tradizione italiana di saper essere “ponte” tra i mondi.

L’accordo per il progetto di corridoio economico tra India, Medio Oriente ed Europa che prevede un impegno collettivo a mobilitare risorse per 600 miliardi di dollari per sostenere le nazioni a basso e medio reddito nella costruzione di infrastrutture sostenibili, ha visto il contributo di Roma. Il manifesto valoriale meloniano è tutto riassunto in questa dichiarazione a caldo: “Quando abbiamo lanciato il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (Pgii) un anno fa, ci siamo impegnati a costruire infrastrutture migliori per un futuro migliore in nazioni a basso e medio reddito. Noi ci siamo impegnati a collaborare con queste nazioni con un approccio egualitario non predatorio, per creare nuove opportunità e prosperità”. La leader di Fdi ha assicurato che il “Belpaese” è pronto a giocare un ruolo decisivo, “anche perché le compagnie italiane hanno un’esperienza unica nei settori marittimo e ferroviario” che ne garantisce l’affidabilità nel costruire ponti fra il Mediterraneo e l’Indo-pacifico, anche nel campo delle connessioni energetiche e digitali attraverso l’Africa e il Golfo arabico. La presidente del Consiglio è stata destinataria di parole di elogio da parte del premier indiano Narendra Modi. Giorgia Meloni ha dato il benvenuto all’Unione Africana quale membro permanente del G20 e detto a chiare lettere che l’Italia aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, “rifiutando un approccio assertivo o paternalistico, per sostenere la sicurezza energetica delle Nazioni africane e mediterranee e rafforzare le esportazioni di energia verde”. Ribadito il lavoro certosino e non privo di difficoltà, in gran parte dovute ai paletti di Washington, per dare vita ad un ampio Piano di cooperazione e sviluppo che porta il nome di Enrico Mattei. Tentativi di cuciture e mediazioni sono già in atto anche con Pechino per uscire dalla Nuova Via della Seta, su imposizione statunitense, senza perdere la possibilità di sviluppare il partenariato strategico. E’ stata la stessa premier a raccontare dell’ incontro indiano con il primo ministro cinese Li Qiang: “Con il premier cinese si è parlato di Via della Seta, ma non soltanto, noi abbiamo un rapporto bilaterale con quel Paese.

Nazioni che non hanno fatto parte della Via della Seta hanno stretto accordi più vantaggiosi dei nostri. All’esito di queste valutazioni io intendo mantenere l’impegno di andare in Cina, credo che avrà maggiore senso andare quando ci saranno elementi maggiori su come rafforzare la nostra cooperazione”. Il governo italiano è stato invitato al “Belt and Road Forum”. Italia e Cina, “sanno quanto è importante mantenere la cooperazione, il pragmatismo ha sempre la meglio. C’è volontà di dialogare, non viene compromesso nulla”, ha aggiunto rispondendo a una domanda su possibili ritorsioni da parte del gigante asiatico per un eventuale abbandono italiano del Memorandum siglato nel 2019. La questione è stata affrontata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica. “Avere un quadro positivo di collaborazione dal punto di vista economico con la Cina, un partenariato strategico voluto da Berlusconi fin dal 2004, per noi è un elemento fondamentale. Noi lo vogliamo rinforzare, lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi. Quindi vanno favoriti gli scambi economici e culturali”, ha dichiarato il ministro azzurro. La strada da seguire sembra tracciata: “Ascolteremo naturalmente il Parlamento ma la Via della Seta non deve essere fondamentale nei rapporti con la Cina. Va riformato il partenariato strategico”. E infine, chiarendo ulteriormente la logica alla base di tutto: “Siamo alleati degli americani ma non siamo nemici della Cina”.


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