Editoriale

Meloni-Schlein in tv, basta polemiche

di Adolfo Spezzaferro -


Il ritorno del bipolarismo e il ritorno del duello tra due candidati immediatamente riconoscibili, saldamente alla guida delle due principali coalizioni, da un lato taglia fuori come sempre i centristi che non si schierano a sinistra o a destra e dall’altro scatena come sempre il pianto greco dei più piccoli, che hanno meno visibilità e quasi sempre però pure meno peso politico. L’immagine plastica di questa situazione è la pletora di “anime belle” che si stracciano le vesti per il confronto tv tra la presidente del Consiglio e leader di FdI e della maggioranza di centrodestra Giorgia Meloni e Elly Schlein, segretaria del Pd e leader del principale partito di opposizione. Il problema, reale, è che il duello tv a Porta a porta da Bruno Vespa non è tra i leader del centrodestra e del centrosinistra, perché a sinistra della Schlein c’è il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che da ex premier mai votato da nessuno ha messo a lockdown e green pass (nel senso di “a ferro e fuoco”) il Paese nell’era Covid e ora si è riciclato come capopopolo manettaro in stile Antonio Di Pietro. Conte peraltro ambisce a prendere in mano la guida dell’opposizione (voti permettendo). Altro problema reale, le elezioni europee non sono le politiche, non c’è una contrapposizione tra due poli ma ognuno va per sé (anche se poi fa capo a una coalizione). Le europee sono una conta dei voti e quindi della forza dei singoli partiti, in effetti. Ma in questo caso, la campagna elettorale è segnata fortemente dalla contrapposizione Meloni-Schelin. Pertanto il confronto in tv ci sta tutto. Come ci sta tutto che i leader degli altri partiti non siano d’accordo. C’è chi vuole rivolgersi all’Agcom e chi annuncia interrogazioni in Vigilanza Rai. C’è chi dice che il duello violerebbe la par condicio e chi ritiene sia fuorviante rispetto a una contesa elettorale di tipo proporzionale. Insomma, non sono bastate le rassicurazioni della Rai e quelle di Bruno Vespa – che hanno garantito che tutti i leader avranno modo e spazi per esprimersi e confrontarsi, negli stessi modi e con gli stessi tempi – a sedare gli animi. In tanti paventano il rischio di una polarizzazione. Ma scusate, però: la campagna elettorale è già polarizzata per evidenti ragioni. Ci son due donne leader contrapposte, due ricette europee opposte, due visioni sostanzialmente inconciliabili. Il resto dei programmi sono sfumature più o meno estremizzanti delle posizioni del Pd inteso come partito con più voti nel centrosinistra. Con buona pace di Conte, che l’ha presa talmente male la storia del duello tv da annunciare una proposta di legge contro le “candidature truffa” per prendere più voti. Fa specie, visto che l’ex avvocato del popolo è stato premier senza essere stato candidato premier e non è che che ora gli basta non essere candidato alle europee per puntare il dito. Anche perché, se si chiedesse direttamente agli elettori quale confronto a due vorrebbero vedere in tv, sceglierebbero molto probabilmente Meloni-Schlein (e in seconda battuta Vannacci-Salis o Vannacci-Zan). Insomma, Conte-Renzi o Calenda-Bonelli tirerebbe molto meno, diciamolo. A proposito dei centristi, l’ex premier ed ex segretario del Pd va all’attacco: “Il loro obiettivo non è fare politica a Strasburgo: il loro obiettivo è far bella figura a Porta a porta. A loro bastano lo share della prima serata e i like”, ha aggiunto Renzi (facendo il vago sul fatto che magari share e like si tramutano in voti). Anche Calenda non perde occasione di salire in cattedra: “Fare un confronto a due in un’elezione proporzionale distorce il processo democratico. È sbagliato, grave e assurdo che lo faccia il servizio pubblico”. Che dire, speriamo passi presto la riforma del premierato: con l’elezione diretta del presidente del Consiglio la democrazia sarebbe ancora più al sicuro.


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