PRIMA PAGINA – Vance rivede Meloni, le basi del negoziato sui dazi
La premier Giorgia Meloni riceve a Palazzo Chigi il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, Roma, 18 aprile 2025. ANSA/Filippo Attili - Uff stampa Palazzo Chigi + UFFICIO STAMPA, PRESS OFFICE, HANDOUT PHOTO, NO SALES, EDITORIAL USE ONLY + NPK
Le basi del negoziato sui dazi tra America ed Europa sono dentro la dichiarazione congiunta firmata da Italia e Usa dopo la visita di Meloni alla Casa Bianca: ieri, di ritorno da Washington, la premier ha ricevuto a Palazzo Chigi il vicepresidente americano Jd Vance. Che, cattolico, passerà la Pasqua a Roma dove incontrerà (anche) il segretario di Stato vaticano, cardinal Pietro Parolin. “Mi sei mancato”, ha dichiarato con un sorriso la premier accogliendolo a Palazzo Chigi. Dove, all’esito dell’incontro bilaterale, Meloni e Vance si sono intrattenuti a pranzo in compagnia dei vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il rapporto tra Roma e Washington è forte, forse adesso si è addirittura rinsaldato. Non era scontato che il doppio impegno italoamericano sortisse bene a tal punto da entusiasmare Trump. Che, quando i commensali di Palazzo Chigi si son alzati da tavolo, ha scritto su Truth parole al miele per Giorgia, anzi Georgia, Meloni: “È stata fantastica durante la sua visita alla Casa Bianca, ama davvero il suo Paese e qui ha lasciato un’ottima impressione a tutti”. Nemmeno questo era scontato. A Washington, da quando si è reinsediato alla Casa Bianca, Trump ha accolto numerosi leader. Non solo Zelensky, che ne è uscito malconcio. Anche Netanyahu e Ishiba, per dirne due che di sicuro non gli sono troppo lontani. Ma di nessuno, all’indomani della visita, il New York Times ha scritto come di un leader “tra i più apprezzati in Europa” da parte dello stesso Trump. L’esito dell’incontro, però, ha sortito un’ottima impressione anche a Bruxelles. L’Ue, l’ha detto pure Vance, è stata dentro al confronto tra Italia e Usa e non poteva essere altrimenti. Meloni è riuscita a far ammettere alle (solite) fonti beneinformate che “la sensazione generale” è che si sia trattato di “un’occasione utile per creare ulteriori ponti con l’amministrazione americana”. Per la premier italiana si tratta di un successo che riporta l’Italia al centro del mondo. Almeno per un po’. A Bruxelles (e non solo lì) sarà utile dare una letta alla dichiarazione congiunta siglata da Trump e Meloni. In cui l’Italia si impegna a comprare più gnl americano ma pure a contrastare le reti di spaccio su larga scala di oppioidi (leggi fentanyl), a sottoscrivere l’agenda spaziale Usa per la conquista di Marte (copyright Musk), a contrastare l’immigrazione illegale. Altri due, o meglio, tre pilastri sembrano rappresentati dal “no” alla “discriminazione fiscale” su Big Tech (che intravede nei regolamenti Ue un moloch da abbattere), il “muro digitale” sui dati da innalzare contro gli avversari, l’avvio e la collaborazione al progetto della via del Cotone, ossia di una collaborazione con gli immensi mercati asiatici passando non più dalla Cina ma dall’India. Non è un caso, dunque, che sui media americani, come Bloomberg, si inizia a parlare (di nuovo) delle immense potenzialità del subcontinente indiano e non lo è neanche il fatto che, dopo aver passato la Pasqua a Roma, Jd Vance si recherà da Narendra Modi che, intanto, ha già ricevuto una telefonata da Elon Musk. Ecco, in definitiva, cosa chiede l’America all’Europa: allontanarsi dalla Cina. Non sarà così semplice perché, durante gli ultimi decenni, Pechino ha saputo investire e muoversi così bene da esser riuscita a mettere le mani sulle catene di approvvigionamento e, soprattutto, sulla rete logistica portuale europea. Ecco l’ultimo fronte di scontro: l’applicazione delle tasse sulle navi anche solo di fabbricazione cinese in arrivo nei porti Usa. Una scelta che, da sola, basta a rompere il giocattolo della globalizzazione. Perché se è vero che le persone viaggiano in aereo, le merci lo fanno via mare. Da parte sua, Pechino ha reagito con un’ulteriore stretta sugli acquisti di gnl americano e, stando a quanto si sussurra, avrebbe in mente di iniziare a muoversi sul debito pubblico Usa. Trump, da parte sua, ha deciso di non inasprire ulteriormente i toni e ha pubblicamente affermato, nella giornata di ieri, mentre Meloni rivedeva Vance, di non avere intenzione di inasprire ulteriormente le tasse doganali sui beni cinesi.
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