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Attualità

Meno tasse, più classe. l’Italia che crea non va tassata va liberata!

di Alberto Filippi -


C’è un principio semplice, quasi elementare, ma che in Italia pare ancora difficile da far passare: le tasse non sono un fine, sono un mezzo. E quando diventano un cappio, non colpiscono i ricchi — come amano ripetere certi slogan di sinistra — ma strozzano chi produce ricchezza vera, chi rischia, chi lavora, chi ogni mattina apre una serranda o firma uno stipendio.
Abbassare le tasse non è un regalo ai potenti, ma un atto di giustizia verso i cittadini virtuosi. Sono loro che creano valore, innovazione, impresa. Sono loro, e non lo Stato, a sapere come usare meglio i propri soldi. Ogni euro lasciato nelle mani di chi lo ha guadagnato è un euro che può diventare investimento, occupazione, futuro. E questo vale per tutti, anche per le banche. Lo dice uno che con le banche ha avuto a che fare, e non sempre bene: chi ha vissuto sulla propria pelle la prepotenza di certi istituti di credito e la tragedia delle banche venete sa quanto possa essere difficile accedere a un finanziamento, anche quando si hanno le carte in regola. Ma proprio per questo è fondamentale non colpire il sistema del credito con nuove tasse o balzelli, bensì obbligarlo a fare il suo mestiere: sostenere le imprese e le famiglie.
Invece, troppo spesso, il paradosso italiano è che quando le banche sbagliano, paga lo Stato, cioè paghiamo noi. Mentre chi chiede un prestito per investire o per assumere un giovane deve affrontare interessi da usura o burocrazie medievali. Ecco perché serve un doppio binario di coraggio politico. Abbassare le tasse, perché trattenere meno è meglio che distribuire male.
Semplificare l’accesso al credito, perché un’impresa che respira è un Paese che cresce. Non dimentichiamo che la Lega dei primi anni 2000 specialmente tra il 2005 e il 2010 aveva fatto della difesa del contribuente una bandiera vera. Lo Statuto del Contribuente non era carta straccia nei documenti proposti allora: proponeva ad esempio che i controlli dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza fossero rispettosi, non persecutori. Oggi bisogna ritrovare quello spirito, smettere i panni dello sceriffo di Nottingham e tornare a credere che chi lavora onestamente non è un sospetto, ma una risorsa. Perché un Paese civile, etico, competitivo, non tassa chi crea, ma lo aiuta a crescere. E allora, sì, “abbassiamo le tasse” deve essere lo slogan di questo governo – non per favorire qualcuno, ma per liberare tutti Meno tasse, più classe. Perché solo chi crea può far crescere l’Italia.


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