Attualità

Meta, la musica è finita

di Cristiana Flaminio -


La musica è finita. No, non è la canzone di Franco Califano ma la nenia di Mark Zuckerberg che ha deciso di spegnere tutto su Facebook, Instagram e Whatsapp. Salta l’accordo con la Siae e Meta se ne va. Il colosso digitale ha tentato di spiegare, utilizzando parole cautissime le ragioni della scelta: “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale”, ha spiegato un portavoce di Meta: “Crediamo che sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo e continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”. Le ragioni, molto più prosaicamente, riguardano la vil pecunia. Sullo sfondo c’è la direttiva Copyright varata dall’Ue e recepita dall’ordinamento italiano. Meta, come ogni major digitale forte di una posizione di sostanziale oligopolio nel mercato digitale, non ha la minima intenzione né di scucire né di trattare per continuare a ospitare canzoni sui video, stories e reel. La società italiana degli autori e degli editori non molla di un centimetro. È lo stallo. La Siae del presidente onorario Mogol ha definito “incomprensibile e unilaterale” la scelta di Meta di far saltare il tavolo. Per gli autori: “Viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”. La mossa di Zuckerberg ha lasciato a dir poco interdetti (e delusi) i dirigenti della Siae: “Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023”. La società che tutela il diritto d’autore manda, infine, un messaggio chiarissimo a Meta: “Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.
La vicenda ha sollevato un vespaio di polemiche che ha coinvolto anche la politica. Il presidente della commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone (Fdi) ha ingiunto a Meta di tornare al tavolo: “Fermi immediatamente la rimozione dei contenuti degli autori ed editori Siae dalle proprie piattaforme, proprio nel momento in cui si sta trovando un accordo di mediazione per superare il divario di valore per l’industria creativa”. Già, perché in attesa di una fumata nera, Zuckerberg bloccherà le canzoni su Facebook e le silenzierà su Instagram. Nel frattempo s’è mosso anche il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano: “Dobbiamo difendere l’opera di ingegno degli autori italiani che è un vero e proprio bene materiale. I colossi trasnazionali rispettino l’identità degli Stati e il lavoro di ingegno delle persone, alta espressione della cultura di una nazione. Così si vanno a ledere anche le regole su cui si basa convivenza pacifica e produttiva dei vari soggetti”.


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