Esteri

Mezzaluna di miele: Erdogan minaccia l’allontanamento da Bruxelles

di Ernesto Ferrante -

epa10513423 A handout photo made available by the Turkish President Press Office shows Turkish President Recep Tayyip Erdogan attending a press conference where he signed the decree stating that the presidential elections will be held on 14 May 2023, at the Presidential Palace in Ankara, Turkey, 10 March 2023. EPA/TURKISH PRESIDENT PRESS OFFICE/HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES


Erdogan accusa l’Ue di voler tagliare i ponti con Ankara e minaccia di allontanarsi da Bruxelles in via definitiva

La “luna di miele” tra Recep Tayyip Erdogan e l’Unione europea è già finita. Il “sultano” ha dichiarato che la Turchia potrebbe pensare di allontanarsi dall’Ue in maniera definitiva, accusando Bruxelles di voler tagliare i ponti con Ankara. A far salire la tensione alle stelle è stata la relazione annuale adottata dal Parlamento europeo, con 434 voti a favore, 18 contrari e 152 astensioni, che subordina l’eventuale adesione del Paese all’Europa a un cambiamento radicale in materia di valori democratici e diritti umani.
Pur ribadendo che la Turchia rimane una candidata autorevole all’ingresso nella “famiglia europea”, un alleato della Nato e un partner chiave nella sicurezza, nelle relazioni commerciali ed economiche e nella gestione dei flussi migratori, i deputati ne hanno evidenziato le mancanze.

L’Europarlamento ha anche esortato le autorità turche a ratificare senza ulteriori indugi l’adesione della Svezia alla Nato e sottolineato che il processo di adesione all’Alleanza di un nuovo membro non può in alcun modo essere collegato al processo di adesione all’Ue di un altro, rompendo lo “schema di Vilnius”. Il rapporto rimarca positivamente il voto della Turchia a favore della condanna dell’operazione militare speciale ucraina nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il suo impegno per preservarne la sovranità e l’integrità territoriale del paese. Viene giudicato negativamente, invece, il mancato sostegno alle sanzioni al di fuori del quadro delle Nazioni Unite.
Il tasso di “allineamento” con la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue è sceso al 7%, anche se i deputati riconoscono gli sforzi dei turchi per continuare a ospitare quasi quattro milioni di rifugiati e sono favorevoli alla concessione di finanziamenti destinati all’accoglienza.

Parlando con i giornalisti alla vigilia del suo viaggio negli Stati Uniti, dove lo attende l’Assemblea Generale della Nazioni Unite, Erdogan ha lanciato un pesante avvertimento: “L’Unione Europea si sforza di tagliare fuori la Turchia ed è evidente. Noi faremo le nostre valutazioni e decideremo se prendere un’altra strada”.
Parole dure che seguono la presa di posizione del ministero degli Esteri turco, espressa con un comunicato in cui si definisce il contenuto del rapporto “una collezione di faziosità e pregiudizi basati su disinformazione creata da circoli anti-Turchia”. Il governo ha incolpato i vertici europei di portare avanti “un’agenda populista” che danneggia i rapporti “in un momento in cui il dialogo è in corso”.
Il capo della diplomazia turca, Hakan Fidan, era stato chiaro con il commissario europeo per l’allargamento e le politiche di vicinato, Oliver Varheliyi: “Le relazioni tra Turchia e Ue non dovrebbero essere tenute in ostaggio dagli interessi di alcuni Paesi”.
I rilievi che i deputati europei hanno incluso nel loro documento riguardo la questione dell’Egeo, del Mediterraneo orientale e di Cipro, rifletterebbero “punti di vista unilaterali”, scollegati dalla realtà storica e giuridica. “Aggiornare l’Unione doganale e finalizzare il dialogo sulla liberalizzazione dei visti senza ritardi sono gli obiettivi comuni di Turchia e Ue per il prossimo futuro”, ha concluso il comunicato del ministero, evidenziando che “la Turchia ha il potenziale per rendere l’Ue una potenza globale contro tutte le sfide attuali, particolarmente quelle riguardanti la sicurezza, l’energia, il cambiamento climatico, la migrazione e le difficoltà economiche”.

Una nota dolente è la Svezia che, secondo il presidente turco, non ha rispettato gli impegni presi sulla lotta al terrorismo e quindi ciò che è necessario per entrare a far parte della Nato. “Se ai terroristi venisse permesso di partecipare alle manifestazioni sotto la protezione della polizia, ciò dimostrerebbe il mancato rispetto da parte della Svezia dei doveri previsti dalla Nato”, ha affermato il leader non nascondendo una certa sfiducia: “L’Occidente continua a dire ‘Svezia, Svezia, Svezia’. Noi diciamo che finché il nostro Parlamento non prenderà una decisione, non possiamo dire ‘sì’ o ‘no’ alla richiesta di adesione della Svezia alla Nato”.
“Continuano gli atti terroristici per le strade di Stoccolma. Le promesse che ci hanno fatto non sono state mantenute”, ha fatto notare nel corso di una conferenza stampa a Istanbul. Nessuno “sconto” agli scandinavi: “Prima di tutto, la Svezia deve rispettare gli obblighi. Li stanno rispettando? Ci dicono che hanno preparato una legge. Ma approvare una legge non basta, bisogna applicarla”.


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