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“Mi hanno dato del bugiardo ma vi racconto la massoneria e i miei incontri con il boss”

di Maurizio Zoppi -


La Massoneria si cela dietro la latitanza di Matteo Messina Denaro. Questa frase è un dogma per alcuni tra gli inquirenti e militari che hanno speso gran parte della loro vita a dare la caccia a Matteo Messina Denaro. “Una rete di carattere massonico lo proteggeva in tutto il mondo” ha affermato Teresa Principato ai giornalisti. L’ex magistrato si è occupata a lungo della “primula rossa” di Castelvetrano al punto da arrivare a un passo dalla sua cattura. Una caccia che l’ha fatta anche finire nel mirino di Diabolik tanto che, nel maggio 2014, un confidente aveva riferito che lo stesso capomafia trapanese, stava cercando il tritolo per compiere un attentato nei suoi confronti. Le sue indagini però, ha affermato, “sono state stoppate”. Una vicenda, questa, di cui aveva già riferito al Csm e alla commissione parlamentare Antimafia. “Attento, chi tocca questi fili muore” pare abbia affermato nel lontano 1986 l’allora procuratore aggiunto, Giovanni Falcone, parlando con un investigatore, al termine di una perquisizione nel Trapanese dove vennero trovati documenti riconducibili a una loggia. Proprio in quell’anno a Trapani, sotto l’insegna del “centro Studi Scontrino” fu scoperta una rete di logge massoniche collegate alle P2: la Iside 2. La grande rete di logge massoniche coperte, a cui avevano aderito personaggi della borghesia, della politica e professionisti, fu coinvolta in vari scandali giudiziari eccellenti, come l’omicidio di Mauro Rostagno. Ma la scia di questo pezzo di storia, attraverso gli inquirenti, come Teresa Principato, ha condotto gli investigatori, nuovamente all’interno delle logge massoniche, che avrebbero garantito le coperture adeguate per la latitanza di Matteo Messina Denaro. E se a Palermo la Principato seguiva questo filone di indagine, a Trapani anche il procuratore Marcello Viola stava scandagliando sui colletti bianchi della città. Ma le dichiarazioni di un ex collaboratore di giustizia, Giuseppe Tuzzolino fanno diventare questa pista, fatta da ‘compassi e squadre’, qualcosa di concreto. L’architetto Tuzzolino nel 2017 però venne bollato dalla magistratura come “bugiardo patologico”. Arrestato per calunnia ed espulso dal programma di protezione, Tuzzolino da collaboratore giustizia diventa un mitomane. La storia di Tuzzolino inizia nel 2013 quando il professionista si trovava in carcere per turbativa d’asta e falso ideologico. In quegli anni, l’architetto ha ricostruito, prima ai procuratori di Agrigento e poi alla DDA di Palermo, l’intera geopolitica – di ciò che sapeva – degli appalti in mano alla massoneria. Lui stesso ha dichiarato di essere iscritto ad una loggia massonica di Castelvetrano, descrivendo le modalità per il riciclo del denaro, i traffici di cocaina in Sicilia ed ha iniziato a fare alcuni nomi prestigiosi della noblesse noblige siciliana. Inoltre aveva dichiarato agli inquirenti, di aver incontrato un paio di volte proprio l’ultimo capo dei capi della Sicilia: Matteo Messina Denaro. Verbali che avevano convinto l’allora procuratore di Palermo, Francesco Messineo il quale il 15 ottobre 2013 ha chiesto il programma di protezione provvisorio. Gli inquirenti proprio il quel frangente hanno dichiarato: “Tuzzolino ha anche riferito sugli investimenti in attività economiche lecite dei proventi delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti, consentendo di individuare beni riconducibili ad appartenenti all’associazione mafiosa cosa nostra. Invero, il Tuzzolino ha affermato di avere avuto le notizie in questione sia perché legato da rapporti di parentela con un rappresentate di un mondo politico ed imprenditoriale di Agrigento, sia perché inserito in una loggia massonica segreta che ha consentito di godere della fiducia dell’appoggio di cosa nostra”. Per anni l’architetto è stato fidanzato con la figlia di Calogero Baldo, ex assessore al comune di Agrigento il quale lo ha lanciato nella borghesia e nella politica sul territorio. In un interrogatorio reso da Tuzzolino alla procura di Agrigento aveva dichiarato. “Io avevo fatto una escalation massonica e i miei referenti massonici, diciamo, erano legati alla loggia di Trapani”.“Quando io nel 2015, davanti alla Principato, ed è scritto nei verbali, ho affermato che esistevano delle fotografie in giro di Matteo Messina Denaro mi ridevano tutti i faccia. Oggi si scopre che si faceva anche i selfie con i medici. Ho girato sei istituti penitenziari per una calunnia. Ho pagato io una guerra per tutti. Ho rifiutato il programma di protezione per ben 4 volte. Io non voglio nessuna gloria. Io mi pento di essermi pentito, perché ho rovinato la vita soprattutto della mia famiglia. Ma non nego nulla di ciò che ho dichiarato all’ex magistrato Teresa Principato. Ma non lo rifarei, è una guerra impossibile da vincere. Io collaboro con gli inquirenti dal 2013 sino al primo agosto del 2017, giorno in cui sono stato arrestato. Ci sono voluti 4 anni per capire che sono un bugiardo? Quindi la storia ha due verità: o chiunque si presenti può proporre follie da raccontare ai giudici, oppure il sistema è completamente malato”. Afferma a L’identità l’architetto Giuseppe Tuzzolino. Il primo interrogatorio su argomenti trapanesi esposti da Tuzzolino a Palermo, risale al 28 novembre 2014, in cui erano presenti Teresa Principato, il sostituto Maurizio Agnello, il procuratore capo di Trapani Marcello Viola, l’appuntato Carlo Pulici, il maggiore Carmelo D’Andrea e il colonnello della Finanza Francesco Mazzotta. Quel giorno l’architetto agrigentino ha ricostruito il sistema di potere del territorio trapanese, raccontando affari ma anche favoreggiatori di Matteo Messina Denaro. Dopo pochi mesi si aggiungono ai suoi colloqui con gli inquirenti, anche il maggiore Massimiliano D’Angelantonio del Ros dei carabinieri e Alfredo Fabbrocini della polizia. Massoneria e Mafia trapanese i quali sembrano camminare a braccetto. Nel frattempo, fatalità vuole, che Alfonso Tumbarello, uno dei due medici finiti nel registro degli indagati per aver curato l’ultimo boss stragista faceva anche parte della massoneria. Appparteneva alla loggia “Valle di Cusa – Giovanni di Gangi” (1035) all’Oriente di Campobello di Mazara. Tumbarello è in pensione, ma in paese dopo una vita a curare tutti, lo cercavano ancora. Una gratitudine che gli è valsa nel 2006 l’elezione in consiglio provinciale con il centrodestra, senza che poi riuscisse nel grande salto a Palermo, da consigliere regionale e neanche da sindaco di Campobello. Un professionista rispettato anche nelle aule di giustizia. A suo nome a quanto pare ci sono incarichi tecnici liquidati dal tribunale di Marsala.

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