Attualità

Mic e Siae, la “strana coppia” da 150 milioni all’anno/1

La prima puntata del racconto di uno scandalo sul quale non interviene nessuno

di Angelo Vitale -

Alessandro Giuli


Si chiama “equo compenso per copia privata” e il suo nome la dice tutta sul potere della burocrazia nel nostro Paese: lo decide un Decreto del Mic. Micidiale, nonostante le pretese di sburocratizzazione che ormai da decenni fanno da incipit ad ogni proposito normativo. ancor più nefasto e scandaloso quando, come in questo caso, si sposa al potere intoccabile di un monopolio come quello della Siae.

Cosa è il compenso per copia privata

Una tassa – ma è meglio definirla subito un balzello, per rendere più comprensibile la vicenda – imposta dai Decreti del Mic a chiunque commercializzi smartphone, tablet, pc, chiavette usb, cd e dvd, hard disk, perfino televisori e decoder dotati della funzione di registrazione. Un contributo imposto sugli apparecchi e supporti che permettono la copia privata di opere protette dal diritto d’autore, per indennizzare i titolari dei diritti per la riproduzione privata senza scopo di lucro.

Quindi – la precisazione è d’obbligo – nulla che abbia a che fare con la pirateria e i diritti d’autore. Ma comunque, da decenni, strumento che assicura alla monopolistica Siae un canale di finanziamento di centinaia di milioni di euro all’anno, 150 nell’ultimo.

La “strana coppia” Mic-Siae

Tutto questo varato dal ministero della Cultura (Mic) che ha scelto e perseguito nel tempo di sposare le richieste della Siae, sotto ogni latitudine politica, perché con molta evidenzia la Siae è riuscita in questi anni a “governare” le stesse procedure interne dei governi di ogni colore.

Da Urbani a Giuli, passando per il centrosinistra

Cominciò il berlusconiano ministro Giuliano Urbani nel 2003 con un Decreto, continuò sei anni dopo l’azzurro Sandro Bondi, se ne fecero convinti assertori nel centrosinistra l’illuminato Massimo Bray e, con determinazione, Dario Franceschini fino a quell’Alessandro Giuli del governo Meloni da più parti indicato come un ministro che, nelle stanze di via del Collegio Romano, non “tocca palla” o quasi, destinato a occuparsi dell’infosfera.

Il potere della Siae dentro il Mic

Il “compenso” è uno scandalo, ogni volta avversato dalle associazioni dei produttori (come l’Asmi, l’Associazione nazionale supporti e sistemi multimediali guidata da Mario Pissetti) con ricorsi al Tar Lazio e al Consiglio di Stato che ogni volta indicano la non legittimità di Decreti di seguito senza alcuno scrupolo rapidamente pari pari rinnovati.

Un “compenso” perfino controproducente, perché talvolta superiore al costo dell’articolo, favorendo il mercato illegale che bypassa in Italia il Fisco.

Ogni volta partorito da un Decreto sul quale il Parlamento rimane muto. Non una stranezza, se la riforma della Siae giace nei cassetti di Montecitorio e Palazzo Madama da più di un decennio.

(segue)


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