Cultura & Spettacolo

Michelle Williams: “con noi un passo in più per le donne”

di Nicola Santini -


Tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila, un’adolescente ma già promettente attrice conquistava il grande pubblico nei panni di Jen Lindley, inquieta e carismatica biondina che faceva innamorare di sé, seppur in modo diverso, sia Dawson sia Pacey in una delle serie televisive più amate e seguite di tutto il mondo: Dawson’s Creek. A differenza di altre colleghe rimaste “intrappolate” nel loro ruolo d’esordio, Michelle Williams ha trovato il suo posto al sole conquistando sia l’industria cinematografica quanto i circuiti indipendenti grazie alla sua capacità di dare voce a donne delicate e ferite ma mai spezzate dalla vita. Dopo quattro nomination per le sue interpretazioni ne I segreti di Brokeback Mountain, Blue Valentine, Marilyn e Manchester by the Sea, è stata una delle candidate favorite ad aggiudicarsi la statuetta come “Miglior attrice protagonista” in The Fabelmans di Steven Spielberg all’ultima edizione degli Oscar (poi vinta da Michelle Yeoh per la sua interpretazione in Everything Everywhere All at Once, ndr), film uscito nella sale italiane lo scorso dicembre che ripercorre gli eventi che hanno scandito la vita e la carriera del filmmaker. Il film racconta la storia di Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle), un ragazzo cresciuto tra l’Arizona e la California tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che grazie all’amore di sua madre Mitzi – interpretata da Michelle Williams — per la musica e il cinema, si appassiona anche lui alla settima arte.

Michelle, tra i registi da cui sei stata diretta puoi finalmente annoverare Steven Spielberg. Cosa ti resta di questa collaborazione?
La gioia di aver realizzato un sogno. Se ci ripenso, sembravamo bambini in un parco giochi: tutto ci sembrava possibile. Steven diceva, ‘Vai lì!’ e io correvo dove mi aveva indicato. Poi esclamavo: “Guarda che cosa ho trovato!”. Ogni giorno era bellissimo. Mai stata così impaziente di lavorare!
Mitzi è il nome del tuo personaggio. Come la definiresti?
E’ una musicista di talento che ha dovuto rinunciare alla possibilità di diventare concertista, per dare la priorità alla famiglia. Adora i suoi quattro figli e suo marito Burt, ma come tante donne della sua generazione, ha messo da parte le sue ambizioni, per attenersi alle convenzioni sociali e occuparsi degli altri.
Come hai lavorato sul personaggio?
Mi sono sentita libera di trasmettere a Mitzi una vitalità originale che è costretta all’interno dei confini della tradizionale vita americana degli anni ’50.
Non di rado, ti capita di calarti nei panni di una madre… È difficile separarmi dall’essere madre: è al centro di ogni scelta che faccio nella vita, oltre che come attrice. Credo accada a tutti i genitori.
Che mamma sei?
Cerco di ascoltare i miei figli per quello che sono, più di ogni altra cosa.
Nel 2019, sul palco degli Emmy Awards, dove hai trionfato come “Migliore attrice protagonista” in Fosse/Verdon hai sottolineato l’importanza della parità retributiva..
Ho sottolineato come quel premio fosse un riconoscimento di quanto è possibile fare quando si crede in una donna, quando la si fa sentire sicura di dar voce ai suoi bisogni. Quando per prepararmi per il film ho chiesto più lezioni di danza me le hanno subito concesse. Quando ho chiesto altre lezioni di canto o una parrucca diversa, mi hanno subito accontentata. Tutte quelle cose che richiedono sforzo e costano più soldi ma i miei “superiori” non hanno mai avuto la presunzione di sapere – meglio di me – di quello che mi serviva per fare il mio lavoro e onorare al meglio il personaggio che interpretavo. Quando dai valore a una persona, le consenti di entrare in contatto con i propri valori intrinsechi. E poi dove mettono quei valori? Nel loro lavoro.
Inoltre hai ringraziato per essere stata pagata alle stesse condizioni del tuo co-protagonista Sam Rockwell e hai incoraggiato tutti a fare lo stesso, soprattutto per le donne di colore. Soddisfatta?
Moltissimo. Ho invitato tutti a credere nelle donne, soprattutto in quelle di colore, che vengono pagate 52 centesimi per ogni dollaro che entra in tasca alla sua controparte maschile. Un giorno potrebbero essere di fronte a loro e ringraziarli per avergli regalato il successo. Grazie a loro. E non nonostante loro.


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