Migranti, il no di Ungheria e Polonia Meloni: “Bene l’accordo sulla Tunisia”
Due no, una mediazione, ancora due no. E così all’ultimo Consiglio Europeo prima della pausa estiva, l’accordo sul Patto sulla migrazione è saltato. A mettersi di traverso sono state Polonia e Ungheria che, già nella notte tra giovedì e venerdì, si sono dichiarate contrarie e hanno reso impossibile la chiusura del dossier e le conseguenti conclusioni. Quella dei 27 leader sul tema migranti è stata una lunga discussione che si è protratta da giovedì sera – fino ad oltre l’una del mattino – fino alla giornata di ieri, quando è stata tentata l’ultima mediazione per avere l’unanimità sul patto siglato dai ministri dell’Interno lo scorso 8 giugno che prevede l’obbligo di solidarietà con ricollocamenti o con versamento di compensazione. Diverse proposte di mediazione sono state messe sul tavolo dalla presidenza del Consiglio Europeo ma nessuna è stata accettata né da Varsavia né da Budapest che avrebbero assunto una posizione politica che prescinde dai contenuti del documento. E così, il summit si è chiuso senza adottare le conclusioni sulle migrazioni. Per il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, “c’è stato un sostegno di 25 Paesi sulle conclusioni del Consiglio europeo. Data l’opposizione di Ungheria e Polonia si è quindi deciso di approvare delle conclusioni della presidenza” e quindi con delle dichiarazioni finali al posto dell’intesa.
TENTATIVI DI MEDIAZIONE
Una decisione arrivata all’ultimo, dopo aver messo in campo tutti i possibili tentativi di mediazione. Difatti, dopo la lunga discussione conclusasi senza successo, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di provare a mediare con il primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, e il premier ungherese, Viktor Orban, per tentare di sbloccare l’impasse sul dossier migranti. E così la premier si è trattenuta in un colloquio per mediare con i due che, purtroppo, non è andato a buon fine. A comunicarlo allo stesso Consiglio è stata la presidente italiana. “Ho tentato di mediare fino all’ultimo” con Polonia e Ungheria, spiega più tardi ai cronisti Giorgia Meloni, a cui però risponde di non essere “delusa” da chi “difende i propri interessi nazionali”. Un tentativo che si è scontrato contro la ferma idea di Orban, che già prima del vertice aveva dichiarato la propria contrarietà al patto: “L’Unione europea vuole creare ‘ghetti di migranti’, costringendo l’Ungheria ad accettare fino a decine di migliaia di migranti all’anno, ma il governo combatterà questa oltraggiosa procedura simile a un colpo di stato”, aveva detto.
Un no che è stato legittimato anche dal premier polacco Morawiecki, che a seguito del colloquio con la premier italiana ha dichiarato: “Non ho riserve nei confronti della mia amica Giorgia e sono soddisfatto del ruolo che ha svolto perché ha sempre cercato di trovare un compromesso” ma “abbiamo convenuto sul fatto di non essere d’accordo sul tema dell’immigrazione: lo siamo su tutto il resto”. E sul patto, dice “Le auguro buona fortuna. Non credo che questo patto sia la soluzione perché non affronta il problema alla radice, ma non commento le prerogative e le valutazioni del governo italiano”. Anche Meloni ha commentato, a margine dell’incontro, ma non ha definito la questione migratoria un insuccesso, spiegando come la posizione di Polonia Ungheria: “Non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana, ma la dimensione interna, cioè l’asilo. Abbiamo tutti le nostre necessità, quello che possiamo fare insieme è lavorare sulla dimensione esterna, e l’accordo con la Tunisia è un esempio di quel che possiamo fare, e su questo sono d’accordo Austria Polonia, Ungheria”.
UN PASSO AVANTI
Nonostante la mancata intesa sul patto migranti, il Consiglio europeo ha tenuto un dibattito strategico sulle relazioni dell’Unione europea con i partner del vicinato meridionale e ha accolto con favore i lavori svolti su un pacchetto di partenariato globale – e reciprocamente vantaggioso – con la Tunisia. Si tratta di un pacchetto basato sui pilastri dello sviluppo economico, degli investimenti e del commercio, della transizione verso l’energia verde, della migrazione e dei contatti interpersonali, e sostiene la ripresa del dialogo politico nel contesto dell’accordo di associazione Ue-Tunisia. Un accordo che potrebbe diventare un modello da replicare in futuro “coi partner della regione” del Mediterraneo per rafforzare e sviluppare partenariati strategici. Soddisfazione per la premier e per l’Italia, che dice “ha avuto un ruolo da protagonista” e, anche sulla Tunisia, ha ribadito Meloni “il lavoro che stiamo facendo può diventare un modello per il Nord Africa”.
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