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Migranti, in 180 sbarcati a Lampedusa. Sull’isola 11 corpi recuperati da ong

di adnkronos -


(Adnkronos) – Sono tre le imbarcazioni soccorse la notte scorsa nelle acque di Lampedusa. Sono complessivamente 180 i migranti arrivati, dopo il soccorso delle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. 
Arrivati intanto sull'isola i corpi degli undici migranti recuperati ieri senza vita dalla nave ong Geo Barents di Medici senza frontiere. La Prefettura di Agrigento, come si apprende, sta cercando dei posti liberi nei cimiteri dell'agrigentino dove poter sistemare le salme. "Plurime criticità di ordine normativo, umanitario e costituzionale sul soccorso in mare", dopo la morte degli 11 migranti in mare, sono stati evidenziati dal Procuratore capo di Agrigento Giovanni Di Leo.  "Alla nave Ong è stato dato, secondo quanto comunicato dalla Polizia Giudiziaria, come porto di sbarco quello di Genova -dice il Procuratore – Alla Procura di Agrigento, per i fatti commessi in acque internazionali finirebbe in questo modo per essere attribuita la giurisdizione sul caso, in relazione alla destinazione delle salme recuperate in mare aperto, che in quanto vittime del reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, realizzerebbero i presupposti per affermare giurisdizione e competenza sul caso".  "Ogni accertamento sul caso medesimo tuttavia, dovrebbe attendere l'arrivo nel porto di Genova di tutte le persone informate (equipaggio, persone salvate ecc..), ed essere svolto ovviamente con delega a quella Autorità giudiziaria o alle forze di polizia. Allo stesso modo, la Procura di Genova, qualora volesse ritenere la propria competenza sul caso, dovrebbe svolgere gli accertamenti urgenti sulle salme sbarcate a Lampedusa, avviandoli dopo diversi giorni dal loro trasferimento a terra, e verosimile tumulazione".  Di Leo aggiunge: "L'isola di Lampedusa non è attrezzata per la conservazione di un così alto numero di cadaveri. Anche in questo caso, pertanto, non si comprende la scelta operata di farli sbarcare a Lampedusa anziché, ad esempio a Porto Empedocle, dove l'attracco della nave eviterebbe un trasbordo in mare". "L'applicazione della legge penale, gli accertamenti previsti dal codice di procedura come obbligatori, la determinazione stessa della giurisdizione e della stessa competenza penale – conclude il Procuratore – non può, secondo Costituzione, essere rimessa a decisioni discrezionali dell'Autorità politico-amministrativa, ma soltanto alla legge stessa". "L'autorizzazione al trasbordo delle salme su motovedetta della Capitaneria di porto è stata determinata esclusivamente da ragioni umanitarie, avendo riguardo anche alla circostanza secondo cui il Porto di Lampedusa e quello di Porto Empedocle, non avrebbero comunque consentito l’approdo di una nave della stazza della Geo Barents", fa sapere il Viminale. "La prefettura di Agrigento, secondo procedure collaudate", ha già informato le prefetture confinanti affinché le salme siano portate nelle rispettive province – sottolinea il Viminale – Nessuna salma resterà a Lampedusa".  Con riferimento al Pos (place of safety) assegnato, sempre il Viminale fa presente che "la sua individuazione costituisce prerogativa del Ministero dell’Interno e quindi, sindacabile, in quanto tale, solo dalla giurisdizione amministrativa. Il Viminale richiama in proposito la sentenza con la quale il Tar del Lazio, respingendo due ricorsi proprio della Geo Barents, riguardanti l’assegnazione del Pos, ha ribadito come sia “evidente e innegabile” che spetti al Viminale assegnare il porto in quanto “le operazioni di soccorso vanno inquadrate nel più ampio e complesso contesto del fenomeno migratorio via mare” che oltre al soccorso prevede anche l’accoglienza, l’ordine pubblico e la gestione generale del fenomeno migratorio. "Ieri la Geo Barents, grazie anche al supporto dell'aereo di SeaWatch 'Seabird', ha recuperato in mare i corpi senza vita di 11 persone. Corpi che erano in mare da molti giorni, che sono vittime di un naufragio di cui non si sa assolutamente nulla. Loro, come decine di migliaia di persone, vittime di scelte politiche e della mancanza di passaggi sicuri per sfuggire a situazioni di guerra, di povertà, di detenzione e dalla situazione in Libia che conosciamo molto bene". Così Fulvia Conte, coordinatrice dei soccorsi di Medici Senza Frontiere a bordo della Geo Barents. "Il labile confine tra la vita e la morte nel Mediterraneo centrale è così evidente – aggiunge – ieri mentre recuperavamo i corpi di queste 11 persone, fra cui alcune donne, un gommone della Geo Barents stava effettuando il salvataggio di un barchino in difficoltà. Questa è la situazione nel Mediterraneo centrale, questa situazione è la causa e la conseguenza di una scelta politica. Non è un'emergenza, non è qualcosa di non prevedibile. Le persone cercheranno sempre di trovare una vita sicura e ci dovrebbero essere dei canali legali per poter fuggire da situazioni assolutamente inumane". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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