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Migranti: la “virata”. Ora ci pensa la Marina

di Maurizio Zoppi -

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Continuano le polemiche e numerosi problemi rispetto alla tematica migranti per il governo Meloni, che ieri è stata costretta a riunire una cabina di regia con i ministri della Difesa, Crosetto, dell’Interno, Piantedosi e con i due vicepremier, Salvini e Tajani. Si sta facendo strada l’idea di far ricorso alla sorveglianza marittima rafforzata. E i tanto le Ong sostengono che le operazioni di salvataggio nel Mar Mediterraneo sono attribuibili ad errori logistici del Viminale. Gli attivisti affermano che non si è offerta assistenza tempestiva ad una imbarcazione carica di migranti in difficoltà, provocando un naufragio che ha causato la morte di almeno 30 migranti nell’area Sar della Libia.
Diciassette sono i sopravvissuti soccorsi domenica scorsa, in un’operazione, a circa 100 miglia dalla costa libica, parzialmente coordinata dalla Guardia Costiera italiana. L’incidente arriva due settimane dopo il naufragio al largo delle coste del sud Italia, che ha provocato la morte di almeno 79 persone.
Le stragi, hanno focalizzato l’attenzione sui protocolli italiani ed europei per rispondere alle sospette imbarcazioni di contrabbando di vite umane; le traversate attraverso il “micidiale” Mar Mediterraneo sono raddoppiate nell’ultimo anno.
L’ Alarm Phone, che notifica alle autorità i migranti in mare da soccorrere, ha dichiarato di aver informato le autorità italiane, libiche e maltesi della posizione della barca, sottolineando che era in pericolo a causa delle onde alte. Ha affermato inoltre, che i migranti sono morti a causa della “mancanza di assistenza da parte delle autorità italiane”, rilevando che “la stessa imbarcazione è stata avvistata nove ore dopo la sua segnalazione iniziale.”
Questo ritardo, sembra essere uno dei tanti ritardi sistematici che Alarm Phone “ha documentato nel corso degli anni, il quale si è rivelato, mortale per i migranti”, ha dichiarato, domenica l’organizzazione. “Sarebbero vivi se l’Europa non avesse deciso di lasciarli annegare”.
L’Italia ha negato di non aver risposto alle imbarcazioni di migranti in difficoltà, e la premier Giorgia Meloni attraverso un “question time” risponderà alle domande in Parlamento proprio questa settimana rispetto ai naufragi di queste settimane.
Ed in questo marasma mediatico, è stato un weekend molto laborioso per le autorità competenti, le quali hanno salvato oltre mille migranti sulle coste dello Stivale, soltanto durante il fine settimana. Nel frattempo l’hotspot di Lampedusa in Contrada Imbriacola sta esplodendo. Si contano 2400 migranti presenti nel centro di accoglienza nella piccola isola siciliana a fronte dei 400 posti disponibili. La situazione al centro è drammatica: la recinzione lascia intravedere le condizioni in cui sono costretti a vivere gli ospiti partiti dai loro Paesi spesso senza nulla. Ci sono tanti bambini piccolissimi. Molti dormono all’aperto coperti dai teli termici ricevuti dai soccorritori dopo lo sbarco. Manca il cibo, mancano le docce, mancano i vestiti.
Il gruppo di migranti (250 ndr) che ieri hanno lasciato l’hotspot, è stato imbarcato sul traghetto di linea “Galaxy”, riuscito a salpare nella notte dall’Agrigentino grazie al miglioramento delle condizioni del mare per raggiungere Porto Empedocle. 70 sono stati trasferiti a bordo di un aereo militare. L’obiettivo della Prefettura di Agrigento è riportare il centro alla normalità: i numeri dei trasferimenti quindi sono in evoluzione costante.
“Ho voluto fortemente questa operazione di solidarietà perché qui a Lampedusa non stiamo vivendo soltanto una vicenda politica ma anche una questione legata alla sopravvivenza di queste persone”, afferma il governatore siciliano Renato Schifani, arrivato sull’isola domenica scorsa, assieme al prefetto Valerio Valente, capo dipartimento nazionale libertà civili e immigrazione del Viminale, e a Salvo Cocina, capo dipartimento regionale della Protezione civile.
“Sono qui soprattutto per ragioni umanitarie. Oggi assistiamo a una grande dimostrazione di partecipazione e aiuto che fa onore al popolo siciliano. Ho voluto constatare di persona con un sopralluogo – prosegue il governatore – la situazione relativa all’accoglienza dei migranti nell’hotspot di Lampedusa, messa a durissima prova dall’ingente numero di emigrati. Già da venerdì notte ci siamo subito attivati per fronteggiare l’emergenza sbarchi di questi ultimi giorni. C’è già un piano serio messo a punto dal Viminale per trasferire nell’arco delle prossime ore oltre 600 migranti. I gestori dell’hotspot mi hanno segnalato che servono scarpe per bambini e adulti, vestiti e altre coperte e mi sono subito attivato perché possano arrivare a Lampedusa in tempi brevissimi. Lampedusa è la porta d’Italia non la porta della Sicilia, purtroppo l’Europa nonostante i nostri forti richiami non ha mai dato risposte concrete ed è arrivato il momento che si assuma le proprie responsabilità”.

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