Esteri

Migranti, l’Ue rialza i muri ora Von der Leyen vuole torrette e carri armati

di Cristiana Flaminio -

URSULA VON DER LEYEN


In Europa tornano i muri, riappaiono i confini. Militarizzati, perché no. Ammesso e non concesso che siano mai spariti. Ursula von der Leyen annuncia il nuovo corso sulle politiche dell’immigrazione nell’Ue. La parola “muro”, che alla coscienza europea evoca Berlino e la sua divisione, è bandita. Meglio “barriere”. E se occorrono le barriere, occorreranno pure “telecamere, strade per pattugliarle, torrette di sorveglianza, veicoli”. Tornano i confini. Fine del sogno delle frontiere aperte, spalancate. “Lo scopo è avere un confine funzionante, è mostrare che abbiamo procedure funzionanti”. Anche perché, finora, l’Europa non ha avuto una politica comune sugli ingressi e sull’immigrazione. La vera, grande, novità è che l’Ue per la prima volta prende coscienza del fatto che “dobbiamo agire insieme”. La presidente della Commissione lo ha ribadito: “La lezione è chiara, serve un’azione comune: dobbiamo gestire la migrazione come Unione”. Von der Leyen ha spiegato che si parte dal Patto su migrazione e asilo. La trattativa, che si era incagliata di fronte ai veti incrociati, può ripartire.
Giorgia Meloni esulta e, anzi, rivendica la nuova strategia Ue come un successo politico: “Ho ottenuto un cambio di passo, alcuni concetti non erano mai usciti nei documenti europei che sono la cornice sulla base della quale si costruiscono le risposte. Il cambio di passo – ha aggiunto la premier italiana – è evidente e totale e da qui lavoreremo per costruire le risposte concrete che stanno su un altro tavolo ma in assenza di questa cornice sarebbe impossibile dare quelle risposte”. Un successo che, però, l’Italia condivide con almeno altri otto Paesi membri: Austria, Slovacchia, Grecia, Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia e Malta. In particolare, l’impegno di Vienna a ottenere risposte era stato davvero determinato dal momento che il cancelliere Karl Nehammer aveva lasciato trapelare la sua intenzione di bloccare le conclusioni del consiglio europeo se non fossero state prese in considerazione le richieste sul tema dell’immigrazione. Il documento, invece, è uscito. E impegna l’Ue ad assumere una posizione Ue sull’immigrazione. Che è definita come “una sfida europea che richiede una risposta europea”. L’impegno è scritto nero su bianco: “L’Unione europea intensificherà la sua azione per prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, per ridurre la pressione alle frontiere dell’Ue e sulle capacità di accoglienza, per combattere i trafficanti e aumentare i rimpatri. Ciò avverrà intensificando la cooperazione con i paesi di origine e di transito attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi”. Il consiglio europeo ha individuato come priorità la copertura di “tutte le rotte migratorie, anche con risorse adeguate. Occorre attuare i piani d’azione esistenti per le rotte dei Balcani occidentali e del Mediterraneo centrale. I piani d’azione per le rotte dell’Atlantico, del Mediterraneo occidentale e orientale dovrebbero essere presentati dalla Commissione in via prioritaria, al fine di alleviare rapidamente la pressione sugli Stati membri più colpiti e prevenire efficacemente gli arrivi irregolari”.
Il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, ha ribadito l’urgenza di un cambio di passo sull’immigrazione: “Lo scorso anno abbiamo registrato un aumento importante degli arrivi di migranti verso l’Ue. È un argomento che ci riguarda tutti e dobbiamo dare una risposta uniti”. Dunque ha dato appuntamento tra un mese per riprendere la discussione, stavolta sulle Ong: “L’azione esterna va rafforzata e il tasso di rimpatri deve essere aumentato. Sulla protezione delle frontiere esterne abbiamo deciso di assegnare più fondi. A marzo ci sarà un altro dibattito sulla migrazione anche sulle imbarcazione di privati che fanno ricerca e soccorso” . Sul tema Ong, Giorgia Meloni ha spiegato: “L’Ue affronterà il rapporto con chi è impegnato nelle attività di salvataggio, nell’ottica di regolamentare il funzionamento di queste attività”. La polemica tra l’Italia e le organizzazioni, specialmente dopo il decreto Sbarchi, è al calor bianco. Ma il tema vero è nel Patto, nella ripresa e riforma del documento.

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