Attualità

Migranti sbarchi e caos

di Maurizio Zoppi -

MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO DELL'INTERNO


Se in Francia almeno 44 dei 234 migranti sbarcati dalla Ocean Viking la scorsa settimana a Tolone saranno espulsi dalla Francia, qui in Italia ed esattamente nel “profondo” sud dello Stivale, continua incessantemente l’emergenza migranti.
Così piccoli da non sapere ancora a camminare, passano dalle braccia di un soccorritore all’altro senza un lamento. Dietro di loro la mamma, una delle tante donne dell’ultimo gruppo di circa 70 migranti accompagnati al molo Favaloro di Lampedusa dalla Guardia di Finanza. Questa è una delle scene che si ripetono continuamente in queste ore nella piccola isola siciliana.
Recuperati su una barca alla deriva, rimasti in mare probabilmente molte ore fino a giungere nell’area italiana di ricerca e soccorso. Arrivi spontanei che si susseguono da giorni in tutto il canale di Sicilia. Solo in queste ore, vicinissimo al porto di Lampedusa sempre la Guardia di Finanza ha dovuto trasbordare sulla sua imbarcazione circa 30 migranti che affollavano un barchino in avaria. Un’operazione molto simile avveniva al largo di Pozzallo per un veliero con 48 naufraghi. Sempre nelle stesse ore è stata la guardia costiera ad accompagnare in porto ad Augusta quasi 350 migranti segnalati da Frontex, e poche momento prima, entrava nel porto di Catania il rimorchiatore Maciste, al quale le autorità italiane avevano chiesto aiuto per portare in salvo parte delle 700 persone intercettate al largo di Roccella Jonica a Reggio Calabria. E se nelle città della Sicilia, i migranti restano poco tempo all’interno degli hotspot, la situazione a Lampedusa è completamente diversa. Nel centro in Contrada ‘Mbriacola, ad oggi sono presenti più del doppio dei migranti della capienza massima, nonostante proseguono senza sosta gli sbarchi.
Una emergenza già vista dagli abitanti di Lampedusa, i quali nel lontano 2013, hanno udito le parole di Papa Francesco. Durante la visita il Pontefice ha parlato di “globalizzazione dell’indifferenza”. Oggi, a nove anni di distanza da quell’8 luglio 2013, pare non sia cambiato nulla.
E se la situazione a Lampedusa è allarmante non è da meno il quadro nelle coste della Locride. Dopo i 263 arrivati l’altro ieri, alcune unità della Guardia di Finanza hanno fermato a poche miglia da Roccella Jonica un veliero con 72 migranti a bordo in prevalenza iracheni e afgani. Nel gruppo anche diversi minori, tra cui due bimbi rispettivamente di 5 e 2 mesi. I profughi hanno raccontato di essere partiti da un porto della Turchia sei giorni fa. Ad oggi sono stati trasferiti al porto dove, dopo le operazioni di identificazione, una parte sono stati ospitati all’interno della tensostruttura allestita circa un anno fa.
Qualche numero: si tratta dello sbarco numero 82 registrato lungo la fascia ionica reggina, il tredicesimo in poco più di due settimane. Intanto, i migranti non richiedenti asilo, hanno preso d’assalto la stazione di Roccella. Portano con loro il decreto di respingimento emanato dalla questura di Reggio Calabria e dopo aver camminato qualche chilometro lungo la costa calabrese, salgono sui treni per Roma e Milano. Il loro obiettivo è quello di arrivare in Germania, o in Svizzera, chi per continuare a studiare e chi per trovare un lavoro. Insomma il cammino della speranza è di nuovo riaperto.
E se qualcuno pensasse che i migranti in Italia arrivano soltanto con i barchini in mare, si sbaglia di grosso. E’ lucente ancora sotto al sole, il filo spinato presente tra la Slovenia e la Croazia “anti-migrante”. Una misura di contenimento che a quanto pare sia inutile per chi scappa verso Trieste. Nell’ultimi mesi migliaia di persone sono state raggiunte dalla polizia di frontiera non appena passato il confine o alle porte della città; alcuni si presentano anche spontaneamente in questura. “Dovremmo affrontare l’immigrazione in maniera bipartisan, come un tempo si affrontavano i temi dei confini dello Stato e dovremmo investire a lungo in Italia, nella formazione, nell’integrazione, dei percorsi positivi e una presa in carico della società e a Sud, nei paesi a cui dobbiamo chiedere di trattenere gli immigrati, offrendo possibilità di sviluppo e di aiuto”. Afferma ai giornalisti il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, all’assemblea Cida. “C’è una debolezza strutturale della politica estera italiana che dura da decenni. Perché il nostro paese ha subito una grande introversione, ha rinunciato a esistere a livello internazionale. Abbiamo creduto che dovessimo fare solo una politica europea e abbiamo trascurato una parte del mondo”, continua Riccardi. Nel frattempo si è tenuta nella tarda mattinata di ieri una riunione, al Viminale, tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i capigruppo di maggiranza di Camera e Senato. L’ obiettivo dell’incontro è stato fare il punto della situazione rispetto alla tematica migranti, in vista dell’informativa che proprio Piantedosi terrà oggi a Montecitorio e Palazzo Madama.


Torna alle notizie in home