Attualità

Milano Bicocca al top per i laureati

di Alessio Gallicola -


L’ateneo lombardo in linea con il trend europeo

Nonostante il premio occupazionale dovuto all’istruzione, in Italia il tasso di occupazione, secondo l’Istat che lo aveva calcolato ala fine dell’anno scorso, resta inferiore alla media europea anche tra i laureati (80,8% tra i 25 e i 64 anni contro 85,5% dell’Ue27) oltre che tra i diplomati (70,5% contro 75,7%). A Milano, l’Università Bicocca rincorre il dato europeo, facendo bene e superando il dato nazionale. Il tasso di occupazione dei laureati di Milano-Bicocca sale ancora: a un anno dal conseguimento del titolo triennale l’82,7 per cento è impiegato, rispetto ad una media nazionale del 74,5 per cento e regionale del 79,1 per cento. Lo stesso trend positivo emerge dall’analisi dei dati dei laureati di secondo livello (corsi magistrali e a ciclo unico): a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari all’82,1 per cento, 7,5 punti in più del dato nazionale (74,6 per cento) e un punto in più del dato lombardo (81 per cento). Dati confermati a cinque anni dalla laurea: il tasso di occupazione sale al 91,8 per cento, 3,3 punti in più della media nazionale (88,5 per cento) e in linea con il dato regionale (91,1 per cento).

Sono i dati registrati dal Rapporto 2022 del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea. L’analisi – che è stata presentata oggi all’Università di Bologna – ha coinvolto 76 università aderenti al Consorzio. Il 62 per cento dei laureati di primo livello ha deciso di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello. Osservando chi invece non prosegue gli studi, a un anno del conseguimento del titolo, si riscontra un tasso di occupazione pari all’82,7 per cento (0,6 punti in più dell’anno precedente) mentre quello di disoccupazione è al 6,3 per cento (2,4 punti in meno dei laureati 2019). La riduzione del tasso di disoccupazione e l’aumento di quello di occupazione è il segnale della ripresa dopo le difficoltà di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro causato dalla pandemia.

Tra gli occupati, il 21,3 per cento prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 23,9 per cento ha invece cambiato lavoro, il 54,8 per cento ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 32,6 per cento degli occupati può contare su un lavoro a tempo indeterminato, mentre il 40,7 su un lavoro non standard (in particolare su un contratto a tempo determinato), il 9 per cento svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, etc.). Il lavoro part-time coinvolge il 16,5 per cento degli occupati. Per quanto concerne la componente retributiva il valore medio è di 1.365 euro mensili netti.

Tra i laureati nei corsi magistrali e a ciclo unico, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 82,1 per cento (4,1 punti in più dell’anno precedente) e il tasso di disoccupazione è pari al 7,1 per cento (3,9 punti in meno del 2019). Anche in questo caso da notare il miglioramento dopo la pandemia di Covid-19.

Il 27,9 per cento prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 19,3 per cento ha invece cambiato lavoro ed il 52,8 per cento ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 33,4 per cento è stato assunto con contratto a tempo indeterminato mentre il 37,3 per cento svolge un lavoro non standard, l’8,2 per cento è impegnato in un’attività autonoma. Il lavoro part-time coinvolge il 16,9 per cento degli occupati e la retribuzione è in media di 1.399 euro mensili netti.

A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione si attesta al 91,8 per cento e quello di disoccupazione al 2,3 per cento. Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 64,5 per cento, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 14,1 per cento. Svolge un lavoro autonomo il 15,9 per cento e il lavoro part-time coinvolge il 7,3 per cento degli occupati. Le retribuzioni arrivano in media a 1.679 euro mensili netti (124 euro in più del 2019).

Il settore economico di maggior impiego si conferma quello dei servizi che assorbe il 83,9 per cento dei laureati, mentre l’industria accoglie il 15,6 per cento degli occupati e decisamente marginale (0,3 per cento) è la quota di chi lavora nell’agricoltura.

Osservando invece le caratteristiche della popolazione dei laureati (triennali e magistrali) emerge una significativa presenza di giovani che provengono da studi liceali (il 72,2 per cento), seguiti da diplomati tecnici (23,3 per cento), una parte residuale riguarda giovani con diploma professionale. L’età media alla laurea è 25,2 anni per il complesso dei laureati (24,2 anni per i laureati di primo livello e di 26,7 anni per i magistrali biennali). È importante considerare che non tutti i diplomati si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore, un fatto che certamente incide sull’età media alla laurea. Il 71,3 per cento (2,9 punti in più rispetto al 2020) dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 69,6 per cento tra i triennali e il 75 per cento tra i magistrali biennali. Il voto medio di laurea è 100,9 per i laureati di primo livello e 107,8 per i magistrali biennali. Durante il percorso di studi ben il 74 per cento degli intervistati ha dichiarato di lavorare, un dato superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto al dato medio nazionale, e il 49,6 per cento ha effettuato tirocini riconosciuti dal corso di laurea.

Segnali confortanti, per l’ateneo lombardo. Nell’anno in cui la pandemia di Covid è stata maggiormente significativa (rilevazione 2021 su laureati 2020) crescono i tassi di occupazione dei laureati triennali e soprattutto magistrali (questi ultimi di oltre 4 punti percentuali).


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