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Milano-Cortina 2026, a cento giorni dal via: l’Italia corre contro il tempo

di Laura Tecce -


A cento giorni dalle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, l’Italia si ritrova in un copione che conosce fin troppo bene, quello del Paese che parte in ritardo, ma giura di arrivare in tempo. Un déjà- vu che francamente speravamo di non dover più rivivere. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha ricordato che “abbiamo 98 interventi complessivi per 3 miliardi e 800 milioni di euro, fra Lombardia, Veneto, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano”.

E aggiunge, con ottimismo: “I lavori procedono a ritmo serrato: ogni cantiere è un pezzo d’Italia che cresce, ogni opera è un investimento sul futuro dei nostri territori”. Sulla stessa linea, più tecnico, il commento dell’amministratore delegato di Simico (società in house pubblica creata per gestire le opere necessarie ai Giochi), Fabio Massimo Saldini: “Tutte le strutture indispensabili per le competizioni saranno pronte. Rispettare tempi e costi con qualità non è da tutti, ma Simico lo farà”.

Parole rassicuranti, ripetute come un mantra. Ma i numeri raccontano un’altra storia: dei 98 interventi infrastrutturali affidati a Simico, solo nove sono stati completati. Tutto il resto è un mosaico di cantieri aperti, progetti su carta e gare ancora in corso. Numeri che, altrove, farebbero scattare l’allarme. Da noi, invece, prevale l’ottimismo di facciata. Dietro il “ce la faremo” si intravede l’affanno. Per arrivare pronti all’appuntamento con il mondo, qualcosa si dovrà tagliare: non i nastri ma i progetti, le ambizioni, le rifiniture. Una promessa che si scontra con burocrazia, ricorsi e lentezze croniche.

Anche il presidente della Fondazione Giovanni Malagò invita alla fiducia, ma con realismo: “Questi cento giorni ci servono, ne abbiamo bisogno. In ogni evento, fino a poche ore prima, si lavora per renderlo all’altezza delle aspettative, che sono altissime”. E aggiunge: “Le emozioni sono forti, come la responsabilità, che cresce giorno per giorno”. Malagò – uno dei manager sportivi più capaci che l’Italia abbia mai avuto – conosce bene le sfide e i rischi di un evento planetario. Noto per il suo aplomb, stavolta non rinuncia a una nota critica e punta il dito verso Bruxelles per il mancato sostegno economico: “Orgogliosi di essere europei – dice – ma da Bruxelles non è arrivato nulla”.

Un lucido e amaro “J’accuse” alla Commissione e alla presidente Metsola: l’Europa applaude i Giochi, ma non li finanzia. E l’Italia, ancora una volta, resta sola a fare i conti. Eppure, come spesso accade, la speranza è che la corsa disperata degli ultimi mesi riesca a compiere il miracolo. E che l’immagine del Paese esca vincente, perché Milano Cortina 2026 non è solo un evento sportivo: è una prova di sistema. Misurerà la nostra capacità di fare squadra tra regioni, ministeri e imprese, di trasformare la retorica in risultati concreti. Ogni cantiere in ritardo racconta più di una difficoltà tecnica: racconta la distanza tra l’Italia che sogna e quella che realizza. La sfida, ora più che mai, è dimostrare che può tagliare il traguardo in tempo. E con stile.


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