Milano: donna di 45 anni violentata per 12 ore
Si erano lasciati dopo soli sei mesi di frequentazione, ma lui (con precedenti), non accettava questa decisione, così dopo innumerevoli chiamate alla quale la donna, in una prima fase aveva deciso di non rispondere, ma nella sera di domenica 13 luglio, l ’ex l’ha convinta ad incontrarlo per un’ultima volta.
La donna, una quarantacinquenne di Milano, aveva deciso di dare appuntamento a casa sua, ma l’uomo si è presentato non con intenzioni di chiarire la situazione, bensì ha minacciato l’ex compagna con un’arma che aveva già portato con sé.
La casa della donna, in viale Umbria a Milano, si è trasformata nella sua prigione.
L’uomo di 33 anni, una volta giunta a casa dell’ex compagna, avrebbe sprangato la porta dell’appartamento con una sedia, si sarebbe fatto consegnare le chiavi dell’appartamento, il cellulare e, sempre con il cacciavite utilizzato come minaccia, l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali ripetuti. Sequestrata e abusata per oltre 12 ore, picchiata ed insultata provocandole anche numerose escoriazioni.
L’incubo è iniziato tra la notte di domenica 13 e la mattina di lunedì 14 luglio, 12 ore di violenza sessuale, fisica e mentale che è finita quando, assunte delle sostanze stupefacenti, l’uomo si sarebbe addormentato.
In quell’occasione, la donna è riuscita a muoversi per recuperare il proprio cellulare e avvisare le forze dell’ordine -di quanto avvenuto-, che sono prontamente intervenute per trarla in salvo; ormai si erano fatte le 13 del lunedì.
La donna, soccorsa immediatamente dai carabinieri del nucleo radiomobile, una volta riusciti ad entrare nell’appartamento hanno messo in salvo la donna, che è stata condotta, dai sanitari allertati del 118, presso la clinica Mangiagalli.
L’ex fidanzato, che all’arrivo dei militari ancora stava riposando, è stato arrestato con le accuse di: violenza sessuale, lesioni personali e sequestro di persona, prima di essere condotto nel carcere di San Vittore.
A seguito dell’ennesima violenza ai danni delle donne, gli psicologi avvisano sulle dinamiche da seguire, sia per un processo di propria guarigione, sia per il fatto che spesso, dietro un ultimo incontro, potrebbe celarsi un odio pericoloso e represso. Spesso, la violenza psicologica è uno dei campanelli d’allarme che viene sottovalutato e il senso di colpa che gli ex riescono a farci vivere, ci induce a cercare un ultimo incontro chiarificatore.
Ma quanto possono essere pericolose queste dinamiche? Nelle coppie disfunzionali, la sottomissione ha un ruolo fondamentale, come il senso di colpa che induce la manipolazione. Tutte dinamiche psicologiche che, se attuate e non denunciate, rischiano di creare ed alimentare la violenza di genere.
L’incontro chiarificatore di per sè nasconde una trappola con gesti che spesso, mirano a voler costringere l’ex a ritornare insieme, per questa ragione psicologi e forze dell’ordine sono concordi nel non accettare mai “l’ultimo incontro”. Chi non accetta la fine di un rapporto, difficilmente accetterà di sentirsi nuovamente respinto e questa dinamica potrebbe fare instaurare dei meccanismi di rivalsa estremi con situazioni che possono arrivare anche al culmine di liti e, nel caso estremo, di femminicidi, stupri e violenza fisica in generale.
In queste situazioni è bene ricordare che la violenza e l’insistenza non hanno nulla a che vedere con l’amore.
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