Milano, inchiesta urbanistica: ordinati sei arresti per corruzione e false dichiarazioni
Sei arresti che scuotono Milano: uno in carcere e cinque ai domiciliari. Il Gip Mattia Fiorentini ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare sollecitata dalla Procura della Repubblica. Dopo gli interrogatori preventivi del 23 luglio e l’esame delle richieste dell’accusa, il giudice ordina il trasferimento in prigione per Andrea Bezziccheri, immobiliarista e patron di Bluestone, e la restrizione della libertà personale in casa per Giuseppe Marinoni, l’ex assessore Giancarlo Tancredi, Alessandro Scandurra, Manfredi Catella e Federico Pella, nell’ambito della maxi inchiesta sull’urbanistica milanese.
Le indagini che hanno portato agli arresti per l’inchiesta sull’urbanistica di Milano
L’ordinanza, eseguita dalla Guardia di Finanza, arriva dopo settimane di acquisizioni, analisi di chat e audizioni preventive. Il giudice ha confermato i gravi indizi di colpevolezza per una serie di episodi di corruzione e false dichiarazioni sui conflitti di interesse, ma ha escluso l’induzione indebita contestata dai pm a Tancredi, Marinoni e Catella, il reato che vedeva indagati anche il sindaco Giuseppe Sala e l’architetto Stefano Boeri, in relazione al dossier “Pirellino”.
“Mani pulite” di Sala, Tancredi si dimette: il patto corruttivo
La posizione del primo cittadino, dunque, esce rinfrancata e si allontanano le ombre nell’inchiesta che coinvolge 74 indagati. Non così per i principali personaggi dell’indagine, nel cui ambito il presidente del Tribunale, Fabio Roia, assieme alla presidente gip Ezia Maccora, ha diffuso una nota: “Il Gip ha ritenuto sussistenti i gravi indizi per i reati di corruzione e di false dichiarazioni, con esclusione di alcune condotte di corruzione ascritte provvisoriamente a Marinoni e del reato di induzione indebita”.
Arresti a Milano: il pericolo reiterazione
La Procura, con i pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini, aveva chiesto sei misure cautelari: quattro in carcere e due domiciliari. Il gip ha scelto una linea più calibrata: differenziare le posizioni e respingere l’impostazione più dura dell’accusa. Il tribunale ha escluso il pericolo di fuga e l’inquinamento probatorio, ma ha riconosciuto un concreto rischio di reiterazione dei reati, sufficiente per giustificare le misure restrittive. Così Bezziccheri finisce in carcere, mentre gli altri cinque dovranno restare ai domiciliari. Quella che emerge dagli atti è una Milano sospesa tra grattacieli e retroscena opachi. La città verticale degli ultimi dieci anni, dai cantieri di Porta Nuova alle torri di CityLife, dai nuovi poli universitari agli scali ferroviari; viene ora descritta come teatro di un sistema parallelo: un circuito di tavoli non istituzionali dove si discutevano volumi, altezze e oneri ben prima dei passaggi ufficiali.
Marinoni e il “Pgt ombra”
Tra i protagonisti dell’inchiesta spicca Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio, accusato di aver agito in totale conflitto di interessi. Secondo la Procura, tra il 2021 e il 2025 Marinoni avrebbe lavorato come pubblico ufficiale e consulente privato per fondi e sviluppatori immobiliari. Nei documenti sequestrati c’è un file simbolico: il “Pgt ombra”, formalmente intitolato “Nodi e Porte metropolitane Milano 2050”. Un progetto di sviluppo su nove aree strategiche lungo gli svincoli autostradali, preparato con il patrocinio “gratuito” del Comune e pronto per essere offerto agli investitori privati. Parallelamente, Marinoni riceveva parcelle e contratti: 369 mila euro da J+S di Federico Pella, più circa 190 mila euro di bozze di contratti non firmati. I Pm lo accusano di aver avvantaggiato i committenti durante le sedute della Commissione, in una “doppia veste” che integrerebbe gli estremi della corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
Il nome più pesante sul piano cautelare è Andrea Bezziccheri, l’uomo di Bluestone. Su di lui grava l’accusa di aver alimentato il sistema di relazioni corruttive per accelerare e favorire operazioni come la Torre Futura di via Calvino 11. Accanto a lui, il progettista Alessandro Scandurra, in Commissione fino al 2024, è accusato di quattro corruzioni e false dichiarazioni sui conflitti di interesse. Le parcelle tracciate raccontano un giro d’affari imponente: 279mila euro da Bluestone; 321mila da Castello Sgr per la Torre Futura; oltre 2,5 milioni da Kryalos Sgr per i progetti in via Verziere e via Cavallotti. Il quadro disegnato dalla Procura è quello di un meccanismo collaudato: incarichi e compensi ai professionisti seduti nei tavoli pubblici, in cambio di facilitazioni urbanistiche e scivoli procedurali per i progetti dei grandi fondi immobiliari.
La città e la politica
Milano paga oggi il prezzo di un modello urbanistico che ha puntato tutto sulla rigenerazione verticale: torri di lusso, progetti milionari, investitori internazionali. Il confine tra sviluppo e speculazione si è rivelato sottile. Sul fronte politico, l’onda d’urto è immediata: Sala resta indagato, anche se l’ordinanza del gip attenua le accuse più pesanti. La Procura continuerà gli approfondimenti sui rapporti tra pubblico e privato, con l’ipotesi di un “sistema Milano” che non si esaurisce con le misure cautelari. La domanda che circola tra Palazzo Marino e Palazzo di Giustizia è la stessa: quanta parte della Milano verticale è cresciuta alla luce del sole, e quanta nell’ombra di rapporti opachi? Per ora, a parlare sono le chat sequestrate, le parcelle milionarie e i cantieri che, dietro il vetro dei nuovi grattacieli, rischiano di raccontare la storia di una città che correva troppo veloce.
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