Attualità

Milena Santirocco ha inventato tutto: voleva suicidarsi

di Giorgio Brescia -

La Foce Volturno ove Santirocco ha tentato il suicidio


Ascoltata per circa sette ore nel commissariato di polizia a Lanciano, alla fine è crollata: Milena Santirocco, scomparsa sei giorni fa in Abruzzo, non era stata rapita come aveva rivelato ieri agli inquirenti dopo essere riapparsa, malconcia e bagnata, a chilometri di distanza a Castel Volturno in provincia di Caserta. Aveva inventato tutto, dopo essersi data alla fuga dalla sua città a piedi con il proposito di suicidarsi.

Domenica, la notizia della 53enne insegnante di fitness e ballo ritrovata nel Casertano aveva fatto il giro delle redazioni. Bagnata, si era presentata in un bar di Castel Volturno asserendo di essere scampata ad un tentativo di omicidio messo in atto da due uomini incappucciati che avevano cercato di annegarla in uno stagno della zona dopo averla lì trasportata dall’Abruzzo.

Un racconto al limite dell’inverosimile, su cui ha fatto chiarezza la polizia dopo averla sentita per ore. La notizia di un possibile sequestro si era sparsa fin dai primi giorni, dopo il ritrovamento a Lanciano della sua autovettura, fermata per strada con una ruota bucata. Subito, però, anche la notizia del suo profilo social improvvisamente cancellato, evidentemente una decisione presa persionalmente dalla donna. E subito le ricerche, arrivate anche a toccare le regioni vicine, dopo le segnalazioni di chi riteneva di aver visto la donna camminare da sola per strada.

Così era avvenuto. La stessa Santirocco lo ha raccontato agli investigatori. Narrando aver raggiunto fortunosamente la Campania, di aver vagato in zone disabitate parchi, di aver dormito all’aperto, di aver mangiato solo occasionalmente. Per poi decidere di farla finita lanciandosi nelle acque della riserva naturale della Foce Volturno senza però riuscire ndel suo intento.

Nessuno l’aveva rapita, nessuno aveva tentato di ucciderla. Solo la disperazione alla base della sua scelta di darsi alla macchia per sei lunghi giorni, raccontati nei dettagli al pm della Procura della Repubblica di Vasto Silvia Di Nunzio, alla dirigente della polizia di Lanciano Miriam D’Anastasio, e al capo della squadra mobile di Chieti, Nicoletta Giuliante.


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