Editoriale

Mille giorni non bastano a cambiare il Paese, ma la direzione è quella giusta

di Laura Tecce -


Cifra tonda: mille. Mille giorni di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, che per l’Italia è già un record visto che i governi che hanno superato questo traguardo si contano sulle dita di una mano: dopo Bettino Craxi, Matteo Renzi e i due guidati da Silvio Berlusconi, alla prima donna presidente del Consiglio l’onore e l’onere di guidare il quinto esecutivo più longevo.

Bilancio? I tempi sono quelli che sono, la situazione internazionale è fra le più complesse degli ultimi anni, con due conflitti – Ucraina e Medio Oriente – e una guerra commerciale, quella dei dazi tra Stati Uniti, Cina ed Europa che stanno ridisegnando gli equilibri globali e mettendo a dura prova la tenuta economica del Paese.

Ne è ben consapevole la premier, che non a caso ha usato la metafora di un quotidiano lancio col paracadute: “Ogni giorno – il suo sfogo – ci sono tante decisioni delicate e difficili da prendere il poco tempo che non ammettono errori perché la posta in palio è altissima”. Consapevolezza e pragmatismo, soprattutto sui conti e sulla politica estera: fedeltà agli alleati occidentali, ma con crescente attenzione a difendere l’interesse nazionale.

Sul fronte interno può vantare uno spread sprofondato a 80 punti, mai così basso da anni, con le agenzie di rating che hanno premiato la stabilità politica e l’approccio prudente del governo. Nonostante il debito abbia continuato a salire e la crescita si sia fermata, l’Istat certifica una crescita del dato sull’occupazione sia in valore assoluto sia in dinamica relativa, con il tasso di inattività in discesa e la partecipazione femminile in leggera risalita.

Mille giorni non bastano per cambiare un Paese, ma servono a capirne la direzione: Meloni ha saputo imporsi come figura di riferimento, accreditandosi come leader indiscussa della coalizione e soprattutto del Paese: davvero attualmente non si vede chi possa farle ombra. A sinistra men che mai. Il suo consenso personale resta sorprendentemente stabile: resta il politico in cui gli italiani ripongono maggiore fiducia, anche se cala il giudizio positivo per l’esecutivo in generale, e Fratelli d’Italia si conferma il primo partito nelle intenzioni di voto. Ma al di là dei sondaggi il vero banco di prova sarà trasformare questa fase in una vera occasione di rilancio e in una leadership destinata a lasciare un segno.


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