Se il vento del cambiamento nel Pd fonda le basi nella modalità con cui i dem stanno affrontando il caso Cospito, allora la sinistra non ha futuro. Perché a un Paese sotto scacco delle minacce di terroristi e mafiosi poco importano i battibecchi da gioco delle parti tra maggioranza e opposizione. Al piccolo imprenditore, strozzato dalla crisi e che non sa come pagare bollette e dipendenti, non cambia la vita se l’ergastolo ostativo verrà abolito. Perché quel commerciante non ha lanciato le bombe, non è finito in galera per tentata strage. E, nonostante non abbia ricevuto gli aiuti che spera, non fa lo sciopero della fame per una battaglia ideologica, perché di fame ne ha già abbastanza. È con la gente comune, onesta e lavoratrice, che la sinistra ha perso il contatto con la realtà. Ormai i dem hanno fatto il salto di qualità e i temi politici non sono più il lavoro e i diritti fondamentali, ma il 41bis e, soprattutto, la bagarre politica. La lotta di sinistra è contro la premier Giorgia Meloni, accusata di non essere abbastanza primadonna, e via via con qualsiasi futile polemica, pur di sviare l’attenzione dall’assenza dei contenuti. Ora nel mirino è finito Giovanni Donzelli, reo di aver sottinteso, poco velatamente, l’esistenza di una vicinanza di vedute tra la delegazione dem che chiede di revocare il carcere duro all’anarchico Alfredo Cospito, il quale starebbe portando avanti la sua battaglia in nome dei mafiosi, con i quali il prigioniero ha avuto diverse conversazioni intercettate proprio nel giorno in cui la delegazione del Pd era andata a trovare il terrorista in galera. E quegli stessi esponenti del Nazareno, nominati dall’esponente di Fratelli d’Italia nel corso dell’intervento alla Camera, ora passano all’attacco e annunciano “querele e denunce contro Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli per le gravi affermazioni diffamanti”. Inoltre si dicono “certi”, o almeno sperano, che il sottosegretario alla Giustizia e il vicepresidente del Copasir non si nasconderanno dietro l’immunità parlamentare e affronteranno le conseguenze di quella che, secondo l’opposizione, non è una sgrammaticatura istituzionale, ma diffamazione bella e buona, perpetrata attraverso le frasi “diffamanti e lesive” pronunciate “in più occasioni nei confronti del Pd”. I dem continuano tra l’altro a sollecitare la premier Meloni affinché prenda una posizione sulla vicenda. “Quello che è accaduto è di gravità inaudita. Il partito della presidente del Consiglio sta scrivendo davvero la pagina più nera di questa stagione politica”, scrivono in una nota il capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, quello del Senato, Simona Malpezzi, e tutti parlamentari del Nazareno. “Giorgia Meloni non può fare due parti in commedia”, aggiungono, “da un lato la presidente del Consiglio che chiede unità dello Stato contro violenza e minacce e dall’altro il capopartito che, continuando a tacere, mostra di approvare e condividere questo attacco senza precedenti al principale partito di opposizione, fatto di cui si assumerà tutta la responsabilità politica”. Dichiarazioni lontane dalla realtà, che vede il governo unito nel condannare gli attacchi del mondo anarco-insurrezionalista e determinato a non arretrare di un passo sul 41bis, perché lo Stato non tratta con mafiosi e terroristi. E Alfredo Cospito, in sciopero della fame da 107 giorni, non riceverà alcuna “grazia”, ma resterà al carcere duro che la magistratura ha disposto per lui.
Minacce, scorte e scontri alla Sapienza

Se il vento del cambiamento nel Pd fonda le basi nella modalità con cui i dem stanno affrontando il caso Cospito, allora la sinistra non ha futuro. Perché a un Paese sotto scacco delle minacce di terroristi e mafiosi poco importano i battibecchi da gioco delle parti tra maggioranza e opposizione. Al piccolo imprenditore, strozzato dalla crisi e che non sa come pagare bollette e dipendenti, non cambia la vita se l’ergastolo ostativo verrà abolito. Perché quel commerciante non ha lanciato le bombe, non è finito in galera per tentata strage. E, nonostante non abbia ricevuto gli aiuti che spera, non fa lo sciopero della fame per una battaglia ideologica, perché di fame ne ha già abbastanza. È con la gente comune, onesta e lavoratrice, che la sinistra ha perso il contatto con la realtà. Ormai i dem hanno fatto il salto di qualità e i temi politici non sono più il lavoro e i diritti fondamentali, ma il 41bis e, soprattutto, la bagarre politica. La lotta di sinistra è contro la premier Giorgia Meloni, accusata di non essere abbastanza primadonna, e via via con qualsiasi futile polemica, pur di sviare l’attenzione dall’assenza dei contenuti. Ora nel mirino è finito Giovanni Donzelli, reo di aver sottinteso, poco velatamente, l’esistenza di una vicinanza di vedute tra la delegazione dem che chiede di revocare il carcere duro all’anarchico Alfredo Cospito, il quale starebbe portando avanti la sua battaglia in nome dei mafiosi, con i quali il prigioniero ha avuto diverse conversazioni intercettate proprio nel giorno in cui la delegazione del Pd era andata a trovare il terrorista in galera. E quegli stessi esponenti del Nazareno, nominati dall’esponente di Fratelli d’Italia nel corso dell’intervento alla Camera, ora passano all’attacco e annunciano “querele e denunce contro Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli per le gravi affermazioni diffamanti”. Inoltre si dicono “certi”, o almeno sperano, che il sottosegretario alla Giustizia e il vicepresidente del Copasir non si nasconderanno dietro l’immunità parlamentare e affronteranno le conseguenze di quella che, secondo l’opposizione, non è una sgrammaticatura istituzionale, ma diffamazione bella e buona, perpetrata attraverso le frasi “diffamanti e lesive” pronunciate “in più occasioni nei confronti del Pd”. I dem continuano tra l’altro a sollecitare la premier Meloni affinché prenda una posizione sulla vicenda. “Quello che è accaduto è di gravità inaudita. Il partito della presidente del Consiglio sta scrivendo davvero la pagina più nera di questa stagione politica”, scrivono in una nota il capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, quello del Senato, Simona Malpezzi, e tutti parlamentari del Nazareno. “Giorgia Meloni non può fare due parti in commedia”, aggiungono, “da un lato la presidente del Consiglio che chiede unità dello Stato contro violenza e minacce e dall’altro il capopartito che, continuando a tacere, mostra di approvare e condividere questo attacco senza precedenti al principale partito di opposizione, fatto di cui si assumerà tutta la responsabilità politica”. Dichiarazioni lontane dalla realtà, che vede il governo unito nel condannare gli attacchi del mondo anarco-insurrezionalista e determinato a non arretrare di un passo sul 41bis, perché lo Stato non tratta con mafiosi e terroristi. E Alfredo Cospito, in sciopero della fame da 107 giorni, non riceverà alcuna “grazia”, ma resterà al carcere duro che la magistratura ha disposto per lui.