Attualità

Moderato è solo un malinteso

di Claudio Capotosti -


Gli italiani, che non si riconoscono nella sinistra, sono a tal punto “moderati”, da accogliere i paradigmi della cultura di sinistra. Percorrono volontariamente un lungo cammino di espiazione dei loro peccati originali, giungendo infine a meritare il “premio”, che consiste nella condiscendenza della sinistra; in verità niente più che una “pacca sulla spalla”, benignamente elargita all’ombra e in ogni momento rinnegabile al sole. Di tale moderazione la Democrazia Cristiana è stata l’interprete più insigne. Moderandosi, moderandosi, la DC ha lasciato fare alle sinistre in ogni campo della legislazione e amministrazione pubblica; i paradigmi dell’egualitarismo, della “tutela” sociale e delle ricorrenti “emergenze”, tanto cari alle sinistre e transitati per “moderazione” nel campo avverso, hanno prodotto nel tempo la più grande babele legislativa e la più elefantiaca e invasiva burocrazia di Stato del mondo occidentale. Il progressivo declino dell’Italia trae origine dall’egemonia culturale della sinistra, elargitrice di “pacche” ex ante e pronta a ignorarle ex post.L’esempio più eclatante può ravvisarsi nello stato comatoso della scuola italiana. I guasti apportati dall’egualitarismo, dal burocraticismo, dal malinteso della “tutela” sociale, riconducibili alla cultura politica di sinistra, sono inenarrabili. Un’intera generazione di studenti non ha studiato. I loro insegnanti erano – e sono tuttora – dediti a compilare moduli. Lo studente è gentilmente invitato, piuttosto che a studiare, a evidenziare un suo “disagio” che ne giustifichi l’indolenza. I burocrati ministeriali si sono ingegnati a classificare tutte le tipologie possibili di disagio, tanto diversificate e vaste, da comprendere la quasi totalità degli studenti. Praticamente ognuno di loro ha un Bisogno Educativo Specifico (BES), che ovviamente lo solleva dall’obbligo di studiare. La sua condizione rientra nella categoria dei DVA o dei DSA o dei DEV o in quella degli svantaggi socio-economici, linguistici e culturali o almeno dei disagi comportamentali e relazionali. In siffatta amplissima diagnostica di “disturbi” e “disagi” rientra il ragazzo particolarmente estroverso, ma anche l’introverso; il “bullo”, ma anche il “bullizzato”; l’italiano e lo straniero; il borgataro e il borghese; tutti possessori di un “certificato” che ne giustifica il basso livello di apprendimento. I “disagiati” hanno licenza di non studiare, cosicché anche i pochi “non disagiati” per par condicio sono dispensati dal farlo. Sempre e comunque tutti promossi, todos caballeros!
D’altronde, i burocrati ministeriali, sotto la sapiente guida del Ministro di turno, si sono ingegnati a ostacolare, fin quasi ad annullare, l’attività di insegnamento. Il docente impiega la quasi totalità delle sue ore di lavoro in assemblee e “consigli” interminabili e inconcludenti, nella compilazione di moduli, nella redazione di PDP e PEI, tentando invano di capirci qualcosa della misteriosa UDA. Sommersi dalle scartoffie ministeriali, i docenti, non diversamente dagli studenti, tendono comunque al minimo sindacale.
Ebbene, i risultati disastrosi della politica scolastica similsovietica sono sotto gli occhi di tutti. Il furto di scienza e sapienza ai danni delle nuove generazioni è stato commesso sotto l’ombrello della nuova divinità, chiamata “inclusività”. Ne hanno colpa le sinistre, ammaliate dai falsi miti del ’68, ma anche i finti liberali, i quali per “moderazione” hanno rinunciato alla valorizzazione della persona e del merito individuale. Qualche giorno fa Piero Sansonetti ha sottolineato che il primo passo verso la dequalificazione della scuola fu compiuto ad opera del ministro democristiano Gui. Evidentemente le “pacche sulla spalla” di un tempo sono state dimenticate; ne traggano insegnamento i liberali di oggi, imparando a moderare la loro moderazione.


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