Politica

Mogli, guru del Covid e vendette interne. Ecco le liste del Pd

Nel triste valzer delle poltrone dem c’è chi resta fuori e chi invece entra rubando il posto a qualche maggiorente Pd. Come il caso di Stefano Ceccanti, sacrificato sull’altare della coalizione per candidare il compagno Nicola Fratoianni. Tra i nomi eccellenti spunta il microbiologo Andrea Crisanti, campione di allarmismo sul Covid, degno compare di Roberto Speranza, il ministro del “fine pandemia mai”.

di Adolfo Spezzaferro -

ANDREA CRISANTI VIROLOGO DIRETTORE AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA


Dopo Cottarelli e Speranza, con Crisanti il Pd apparecchia un futuro da incubo per l’Italia in caso di vittoria alle elezioni.

Le candidature del Pd decise da Enrico Letta scontentano moltissimi dem e lasciano fuori dalle liste non pochi big, ma il segretario va avanti con la sua missione: salvare tutti i salvabili. Pochi giovani, ad eccezione di alcuni suoi fedelissimi, quasi zero sindaci ed amministratori locali – ma c’è il governatore del Lazio Zingaretti alla Camera – tanti seggi scippati ai “titolari” per accontentare gli alleati dell’ammucchiata elettorale, e tra i candidati della cosidetta società civile risuonano nomi da far tremare i polsi. I tre moschettieri dem in effetti sono Speranza, il peggior ministro della Salute che l’Italia ricordi, Cottarelli, detto mani di forbice per i tagli alla spesa pubblica, e ora ultimo ma non ultimo, Crisanti: il più allarmista degli esperti di Covid che hanno imperversato durante la pandemia. Se mai dovesse vincere le elezioni – si fa per dire – il Pd di Letta farebbe piombare il Paese in un incubo senza pari, un fine pandemia mai con in più i tagli al welfare state. E gli altri candidati? Non mancano le “mogli di”, come nel caso di uno dei maggiorenti del Pd, Dario Franceschini. La sua signora Michela Di Biase alla fine è in lista. Ma – non sia mai – per meriti personali, come ci ha ripetuto fino allo sfinimento in questi giorni. Tra i nomi eccellenti sacrificati invece sull’altare degli accordi elettorali, quello del costituzionalista Stefano Ceccanti, per fare posto, nel suo collegio, al compagno Nicola Fratoianni di SI. La cui moglie, ca va sans dire, è candidata nel Pd.

Tra chi non accetta candidature a rischio segnaliamo Alessia Morani: “È stata una lunga notte e finalmente sono state decise le liste dei candidati del Partito Democratico per le prossime elezioni politiche. Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale. Per questo ho comunicato al mio partito che non intendo accettare queste candidature. Avrò modo in seguito di spiegare le motivazioni che mi hanno convinta di questa scelta”. Immaginiamo che c’entri qualcosa il non avere la garanzia di essere eletta. Confermata invece la candidatura di Laura Boldrini. L’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso invece sarà capolista del Pd nel collegio plurinominale 2 in Campania del Senato.

Sul fronte dei collegi uninominali, il senatore Andrea Marcucci sarà candidato a Palazzo Madama nel collegio in Toscana, mentre Franceschini sarà capolista, sempre al Senato a Napoli. Tra gli altri candidati, a loro si aggiungono nei collegi di Bologna le candidature di Pier Ferdinando Casini e dell’ex sindaco Virginio Merola. In Umbria sarà capolista Anna Ascani, insieme a Walter Verini.

All’interno del Pd ora Letta si è fatto non pochi nemici. La componente di Base riformista, guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, non ha partecipato al voto della Direzione sulle liste, dopo la decisione di escludere Luca Lotti. “Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è. Fa male in queste ore ascoltare inutili polemiche e fake news sulle motivazioni della mia mancata ricandidatura, così come leggere assurde ricostruzioni in cui si prova a far credere che a scegliere sia stato il territorio. In Toscana sappiamo tutti come sono andate le cose. La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche”.

Segnaliamo infine la candidatura di Emma Bonino di +Europa nel collegio di Roma Centro, dove dovrà vedersela con l’ex alleato Carlo Calenda, leader di Azione e ora terzopolista con Matteo Renzi. Se Calenda si dice felice di averla come avversaria, l’alleato e leader di Italia Viva non perde l’occasione di attaccare ancora Letta, mosso “più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre”.


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